Quello che non ti aspetti da un piatto di verdure

di Agnese Inverni *

In fatto di corretta alimentazione sappiamo tutti che il consumo di prodotti ortofrutticoli è necessario per mantenerci in buona salute e prevenire malattie cardiovascolari e diverse forme tumorali. Pochi invece sanno che molte varietà di frutta e verdura sono protette da brevetti: i loro semi possono essere utilizzati solo dietro pagamento di royalties al legittimo proprietario, cioè la persona o l’azienda che ha “inventato” la nuova varietà. Un agricoltore che compra i semi brevettati è obbligato per legge a firmare un contratto con il quale si impegna a non utilizzare i semi che otterrà con il proprio raccolto ma a ricomprarne di nuovi ogni anno: entra così in un circolo vizioso che stravolge il ciclo vitale delle piante ed aumenta il profitto dei colossi dell’agribusiness. Secondo la FAO, il 53% delle sementi commercializzate nel mondo è nelle mani di sole tre multinazionali (Bayern-Monsanto, DowDuPont e Syngenta); la nostra scelta alimentare è limitata, basti pensare che delle 80.000 specie vegetali commestibili oggi se ne coltivano solo 150. Le stesse aziende agroindustriali che detengono i brevetti sui semi sono anche tra i principali responsabili del fenomeno del land grabbing che da circa dieci anni sta minacciando la sovranità alimentare di alcuni Stati come Senegal, Brasile e Papua Nuova Guinea. Nel 2009 la Banca Mondiale ha adottato una politica agricola per incentivare l’acquisto di terreni in Africa, Asia e America Latina da parte di investitori stranieri e favorire l’afflusso di capitali nei paesi più poveri del mondo. Di fatto il land grabbing ha causato lo sfruttamento di risorse naturali e umane, la distruzione degli ecosistemi e l’esproprio di terre popolate dagli indigeni. Esiste una connessione tra il cibo che mangiamo, la salvaguardia degli ambienti naturali e le sorti delle comunità che vivono dall’altra parte del pianeta. Ma cosa possiamo fare noi? Innanzitutto, informarci: i semi di alcune varietà agricole tradizionali non sono brevettati e possono essere comprati e scambiati liberamente senza pagare tasse. Questi semi sono conservati e distribuiti dai seed savers, contadini ed appassionati di orticoltura che si impegnano nella costruzione di un sistema agro-ecologico in opposizione a quello agroindustriale. Chiunque può diventare seed saver! È possibile comprare i semi tradizionali online, accedendo ai siti e ai canali social di molte associazioni italiane ed estere, oppure partecipando ad eventi e manifestazioni dove avviene lo scambio di semi ma anche di esperienze, conoscenze e antichi saperi contadini.

 

**Volontaria Servizio Civile Nazionale – Progetto “In O.R.T.O.”

 

 

 

 

 

 

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