Gateau di patate dai cuochi francesi al Regno delle due Sicilie

gateau

Il gattò, retaggio linguistico culinario della presenza francese sul territorio napoletano, che corrisponde a  “gateau” (con l’accento circonflesso), rappresenta un altro classico della nostra cucina, per cui è un pleonasmo aggiungere “di patate” perché a Napoli il gattò designa solo lo sformato di patate, che per la sua ricchezza rappresenta anch’esso un piatto unico, da accompagnare, eventualmente, con un’insalata.

Ingredienti per  6 persone:

 kg. 1,500 patate gialle, 2 uova, gr.250 latte, gr.150 burro, gr. 100 mortadella, gr. 200 provola, 1 busta mix formaggi grattugiati da gr. 100- 150, pane grattugiato, sale, pepe, noce moscata.

 Preparazione :

Si lessano le patate, dopo una trentina di minuti,con una forchetta si prova se sono cotte, quindi ancora calde si pelano e, con uno schiacciapatate si raccolgono in una zuppiera.

Si aggiungono 2 cucchiaini di sale fino, il pepe, la noce moscata, le uova, gr.100 di burro, il latte tiepido, quasi tutta la busta di formaggio;

prima di iniziare ad impastare, con un pezzetto di burro si unge una teglia rettangolare antiaderente poi si cosparge con pane grattugiato, avendo cura di farlo attaccare anche ai bordi oltre che al fondo;

si amalgamano gli ingredienti con le mani, si copre il fondo con una metà dell’impasto (per stenderlo in uno strato, mi bagno le mani con latte o acqua): su di esso si vanno disponendo le fette di mortadella e,

al di sopra, la provola, a fettine o a pezzetti.

Si copre il tutto con l’altra metà dell’impasto, che bisogna stendere in uno strato, come per il fondo; cospargo la superficie, che deve essere compatta, prima con formaggio e poi con pane grattugiato su cui

distribuisco il restante burro a fiocchetti, infine passo la teglia in forno riscaldato a 200°, che porterò a 180° dopo i primi 10m.

Il gattò è pronto dopo circa 60m. quando si sarà formata una bella crosta gonfia e dorata e il profumo si sarà diffuso in tutta la casa! E’ bene lasciarlo nel forno spento, resta caldo per ore, quindi si affetta (meglio se non bollente); è buono anche freddo.

 Buon appetito!!!! E un grazie ai cuochi francesi lavoranti alla corte del Re del Regno delle due Sicilie,che elaborarono questa ricetta e dalla fine del ‘700 il gattò napoletano regna nella cucina tipica del golfo esportata per la sua bontà anche nella nostra Viterbo.

Rachele Mancini  napoletana di origine, viterbese trapiantata ,insegnante di Francese in pensione si diletta a evocare  e le ricette della sua tradizione culinaria

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