Fuori dagli stereotipi dei “bambini speciali”, una campagna originale, forte, anche eccessiva sceglie di dar voce a chi voce non ha con la giusta dose di ironia e irriverenza.
Sirio ha 11 anni, Oli e Theo 8, Gaia 14, Mara 21 anni. Sono intelligenti e curiosi, hanno fame di amicizie e occasioni, come e più dei loro coetanei. Le loro diagnosi? Paralisi celebrale, tracheostomia, sordità, tetraparesi spastica. La realtà dietro a queste parole? Studenti con hobby e passioni, cittadini, futuri adulti di questa società, che scoppiano di vita, irriverenza e voglia di prendersi tutto. Ragazzini e ragazze con molti bisogni complessi, e non “persone speciali”.
Sbilenchi e sgangherati ma liberi e autodeterminati! E’ questo il messaggio della nuova campagna sociale della
Fondazione di partecipazione Tetrabondi – parola che deriva dalla fusione di tetraplegico e vagabondo – e già dal nome rivela chiaramente la sua missione, cioè ribaltare il paradigma della disabilità (
www.fondazionetetrabondi.org). La campagna lo fa in maniera ironica, irriverente, provocatoria, attraverso le
foto di Ilaria Magliocchetti Lombi, video e spot radiofonici con la voce inconfondibile di
Valerio Mastrandrea, disegnando spaccati di storie di ragazze e ragazzi da sempre esclusi, mai rappresentati, mai vicini al diritto anche minimo di autorappresentarsi, raccontarsi, essere osservati per quello che sono, al di là della loro disabilità.
Protagonisti sono proprio i cinque ragazze e ragazzi alle prese con le “sfighe” della quotidianità, che sono esattamente quelle di tutti i coetanei: Sirio non ha studiato per la verifica, e per giustificarsi “farà morire il nonno un’altra volta”; i gemelli Oli e Theo sono nei guai perché hanno rubato la palla a un bambino che è andato a piangere dalla mamma; Mara si è presa una cotta per il migliore amico del suo ex; Gaia non può uscire a skateare con la sua sedia a rotelle perché piove; di nuovo Mara ha allegato per errore al CV le foto “sconvenienti” della sera precedente; per tutti loro “a volte la disabilità è l’ultimo dei problemi”.
Parlare di disabilità non è mai facile e lo è ancora meno in una società in cui si tende a usare un linguaggio velato, che finisce per rafforzare lo stigma in nome del cosiddetto politicamente corretto. Qui si ricorre a parole volutamente provocatorie, con l’obiettivo di distruggere i luoghi comuni melensi e pietistici che spesso accompagnano la narrazione delle persone con disabilità. La campagna è realizzata da SuperHumans, l’agenzia guidata da Paolo Platania, Francesco Taddeucci, Luca Albanese e Richard Ercolani: è un regalo ai Tetrabondi, che l’agenzia ha poi declinato per la stampa cartacea e online, per i social attraverso video ad hoc e per le radio con cinque diversi spot dove la voce narrante è quella di Valerio Mastrandrea. La campagna è stata accolta con entusiasmo da diversi gruppi editoriali: a partire da oggi è “on air” sulle testate del gruppo GEDI, le sue emittenti radiofoniche e su Internazionale, che hanno scelto di sposare e rilanciare gratuitamente il messaggio.
La necessità di questa campagna nasce dalla consapevolezza che spesso le persone con disabilità sono cittadini di serie B, vite destinate solo alla cura e all’assistenza che attraversano la società come fantasmi, senza la possibilità di essere parte attiva del mondo e dar voce ai propri desideri, istinti, attitudini. “Questa campagna vuole raccontare persone con desideri, aspettative, diritti, bellezza, felicità. E non sono solo tetraplegici. Non sono solo sordi, ipovedenti, storti, pieni di paralisi o di distonie, con quel rivoletto di bava sempre pronto a scendere sul viso e poi sui vestiti: sono bambini e bambine, adolescenti, giovani e futuri adulti di una società che deve imparare a guardarli per quello che sono – spiega Valentina Perniciaro, fondatrice e portavoce di Tetrabondi e mamma di Sirio, a cui fu incollata la diagnosi di “stato vegetativo” dopo un arresto cardiaco a due mesi di vita e che lui prende prepotentemente a calci da sempre -. Oltre le condizioni fisiche o mentali, oltre le menomazioni, le malformazioni ci sono persone consapevoli non solo dei loro diritti civili, tutti, ma del loro diritto alla felicità, all’autodeterminazione, alla collettività, all’adrenalina”.
Nella foto: Gaia, 14 anni, nata senza battito, dopo la morte della mamma durante il parto. Ha passato anni interi in ospedale tra ricoveri e interventi, in un percorso complesso e unico che l’ha portata, contro il parere di tutti, a diventare una ragazza, consapevole dei suoi desideri, della sue capacità e dei suoi bisogni. Dopo 12 anni si è liberata dalla tracheostomia e ha potuto fare il suo primo tuffo nell’acqua del mare. Ha una tracheostomia, si muove in carrozzina e frequenta la scuola media. E’ un’adolescente che scoppia di vita, curiosità, irriverenza e voglia di prendersi tutto. Viene dalla provincia di Napoli, ma da sempre vive con la nonna e la sorella a due passi dall’ospedale Bambino Gesù di Palidoro, dove è cresciuta.