Vera Arma con Artis-Project, cinema e Tv oltre le disabilità sensoriali

di Paola Maruzzi

Vera Arma

È viterbese la prima realtà italiana che ha permesso alle principali case di produzione televisive e cinematografiche di fare un salto in termini di accessibilità per il pubblico di persone non vedenti e non udenti. Prima di sbarcare sugli schermi, fiction come Don Matteo, Mare Fuori, L’Amica Geniale e film del calibro di C’è ancora domani o Finalmente l’Alba (la cui protagonista è peraltro la viterbese Rebecca Antonaci), arrivano in anteprima negli studi di Artis-Project, in via Marconi. Qui vengono confezionati i sottotitoli per non udenti e in altre lingue, stesi i copioni e incise le audiodescrizioni per un totale di circa tremila titoli all’anno. A capitanare la squadra (una trentina di persone) di questa particolare categoria di professionisti della post- produzione, c’è Vera Arma, romana d’origine e viterbese per scelta.

 

Fino a qualche anno fa l’audiodescrizione e la sottotitolazione erano poco praticati; oggi, invece, non c’è produzione italiana beneficiaria di contributi pubblici che possa bypassare questo passaggio. A cosa è dovuto questo cambio?

Il punto di svolta c’è stato nel 2016 con la Legge Cinema che ha promosso una più ampia fruizione dell’audiovisivo per persone con disabilità sensoriale della vista e dell’udito. In buona sostanza, l’audiodescrizione è diventata un requisito obbligatorio per accedere a contributi e finanziamenti e questo, se da un lato ha permesso al settore di rinnovarsi, dall’altro rischia di rappresentare un limite.

 

In che senso?

A volte ci capita di constatare che per molte case di produzione rendere accessibili i propri prodotti è un mero passaggio obbligato, non supportato da una vera e propria cultura inclusiva. Tuttavia, bisogna riconoscere che negli ultimi anni le cose sono migliorate. I riflettori sono sempre più puntati su disabilità e diversità, come dimostra una linea specifica del Pnrr. Come Artis-Project cerchiamo sempre di mantenere uno sguardo attento all’utenza finale anche grazie alla nostra onlus CulturAbile che offre servizi al terzo settore e al mondo della cultura.

 

Perché avete scelto Viterbo?

Abbiamo iniziato nel 2012 all’interno dell’incubatore iCult di Valle Faul (oggi Lazio Innova, ndr). Era la prima tornata di imprese incubate, con noi c’erano altre startup che hanno poi spiccato il volo, come SkyLab Studios, Hubstract e Archeoares. Quei tre anni sono stati un periodo di scambio e condivisione con altre imprese innovative e sarebbe bello poter ritrovare anche oggi lo spirito del fare rete tra aziende del territorio. L’incontro con l’imprenditore Carlo Cafarella ha permesso di integrare all’interno di Artis- Project il know-how di MovieReading, un’applicazione gratuita e diffusa in tutto il mondo, che consente di scaricare e fruire al cinema delle audiodescrizioni e dei sottotitoli per non udenti.

 

A proposito di innovazione, pensi che a Viterbo ci sia spazio per nuove realtà che vogliano scommettere nella post-produzione dell’audiovisivo?

Assolutamente sì. Mancano, per esempio, realtà specializzate nel doppiaggio, nella color e nella sonorizzazione, per citarne alcune. Di fatto il capoluogo della Tuscia è oggi un polo di riferimento per l’accessibilità: player come Lux Vide, Cross Productions, Picomedia o Italian International Film passano da Viterbo e di questa congiuntura positiva potrebbero beneficiare anche altri. Il vantaggio di lavorare in questa città è l’essere vicini a Roma, ma al tempo stesso si è fuori dal calderone.

 

Nascono prima le audiodescrizioni o i sottotitoli?

L’apertura di cinema, TV e spettacolo verso le persone cieche è relativamente recente, basti pensare che il primo film audiodescritto nella storia della TV è stato “Spartacus” (1991); dunque l’audiodescrizione è sicuramente più giovane rispetto alla galassia dei sottotitoli per non udenti, la cui nascita è connessa idealmente con l’invenzione del Televideo, che ha appena compiuto quarant’anni.

 

Da dove viene il tuo interesse per l’audiodescrizione?

Come molti grandi amori, da un colpo di fulmine. Vengo da studi linguistici e poco prima di iniziare il mio Dottorato in Inglese per Scopi Speciali ho incontrato a Vienna Joel Snyder, uno dei primi audiodescrittori al mondo, di cui proprio recentemente ho avuto il piacere di tradurre in italiano uno dei primi manuali sull’audiodescrizione (“The Visual Made Verbal” uscito in Italia con il titolo “Manuale di formazione e guida completa alla storia e alle applicazioni dell’AUDIODESCRIZIONE). Ne sono rimasta affascinata e ho deciso che quella sarebbe stata la mia strada, un percorso che all’epoca in Italia era ancora tutto da scrivere. Per molti aspetti quello dell’audiodescrizione è un settore che potremmo definire ancora in fieri.

 

Come si diventa audiodescrittori? C’è un percorso formativo specifico?

È un mestiere che si impara facendo. Ultimamente stanno nascendo diversi corsi privati di qualche giorno ma non sono sufficienti. Ogni giorno riceviamo curricula di aspiranti audiodescrittori, ma non è facile trovare il profilo giusto. Manca un vero e proprio percorso formativo ufficialmente riconosciuto. Ci stiamo battendo per questo. Di base un audiodescrittore deve avere ottime competenze linguistiche e un’eccellente alfabetizzazione cinematografica, perché lavora sul testo, si occupa di stendere il copione che poi viene passato allo speaker la cui registrazione deve avere, a sua volta, un taglio specifico per le persone non vedenti.
Inoltre deve essere in grado di trovare il punto di equilibrio tra l’assunzione di responsabilità di ciò che “traduce” e il saper restare dietro le quinte. C’è la tentazione di dire troppo per la persona con disabilità: bisogna invece avere rispetto per chi ascolta, senza esagerare con troppe informazioni.

 

Qual è il riscontro più autentico che vi viene dal pubblico dei disabili sensoriali?

Una volta al mese conduciamo la rubrica radiofonica “Audiodescrizioni” su Slash Radio Web, la radio ufficiale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, per presentare le novità cinematografiche e televisive, ma non solo. Tanti ascoltatori ci contattano per ringraziarci per aver reso loro possibile l’esperienza del cinema. Quella di vedere un film o una fiction con l’audiodescrizione è un’opportunità anche per le persone “normodotate”. Molti registi e attori, tra cui Massimiliano Bruno, Filippo Timi e ultimo Luca Argentero, ci hanno confessato che l’audiodescrizione permette di captare molte sfumature che altrimenti rimarrebbero non colte. Vi invito a provare!

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI