Valentina Berneschi, una giovane a dirigere il Giovane, il Museo Antonio da Sangallo di Montefiascone

di Francesca Pontani

Valentina Berneschi è la nuova giovane Direttrice del Museo dell’architettura di Antonio da Sangallo il Giovane di Montefiascone , un museo unico nel suo genere, che con questa sua nuova gestione sta vivendo una positiva fase di valorizzazione e di rilancio turistico-culturale.
Una giovane che arrivava al piccolo museo per essere più che confronto, un esempio.

Laureata in Conservazione dei beni culturali, specializzazione in tutela e valorizzazione dei beni storico-artistici, Valentina Berneschi è dal novembre 2018 direttrice del museo, dopo un precedente incarico da giugno a dicembre del 2017.
Il Museo si trova all’interno della splendida Rocca dei Papi a Montefiascone, con una vista mozzafiato sul lago di Bolsena. Questo è un museo civico, ma è anche un centro didattico mirato alla valorizzazione e alla conoscenza della figura dell’architetto rinascimentale Antonio da Sangallo il Giovane che ha svolto numerosi lavori nella Tuscia viterbese e anche qui a Montefiascone: la Rocca dei Papi infatti è stata proprio riqualificata e risistemata dal Sangallo il Giovane insieme allo zio Sangallo il Vecchio.
Inoltre la Rocca dei Papi di Montefiascone fa parte del circuito della via Francigena, qui viene messo il timbro del centesimo km dalla tomba di Pietro.

Come nasce questo Museo?
Questo museo è entrato nel 2000 a far parte del sistema museale del lago di Bolsena (Simulabo). E’ un museo che nasce proprio per poter parlare di questo territorio seguendo come filo rosso del discorso le opere del Sangallo. Il nostro museo comunque si distingue dagli altri musei di archeologia o a carattere storico-artistico perché di un architetto noi possiamo presentarne dei progetti, dei bozzetti ma è ovvio che le opere architettoniche non possono essere musealizzate all’interno di questo edificio se non la Rocca stessa, che è il contenitore, ristrutturata dal Sangallo.
Abbiamo pannelli didattici, e una serie di modellini che gli architetti hanno realizzato a partire dai progetti originali del Sangallo.
Quindi un museo originale, quasi come fosse un libro enciclopedico, non mostri dei reperti ma spieghi attraverso i pannelli.
Inoltre c’è una piccola collezione di ceramica: cinque ceramiche tardo-rinascimentali che vengono dal butto del castello. «Un luogo di eventi e non di silenzi dove non si appendono quadri ma si vive l’esperienza museale.

Possiamo definirlo come un museo del territorio?

Sì, ma non solo. Il Museo non parla solo del territorio di Montefiascone e del lago di Bolsena ma anche della Tuscia più o meno tutta, e anche altre regioni. Il Sangallo ha lavorato a Roma presso il Papa, ha lavorato in Umbria, in Emilia Romagna, nelle Marche, in Toscana. Ecco questo nostro museo è un po’ una mappatura delle regioni italiane in cui questo architetto rinascimentale ha lavorato. I lavori più famosi del Sangallo sono il pozzo di San Patrizio ad Orvieto, il Forte Michelangelo a Civitavecchia, il taglio sulla cascata delle Marmore, ha progettato anche San Pietro a Roma, il Forte a Civita Castellana: tutto su commissione di diversi pontefici. Ma il Sangallo diede la sua fortuna a papa Paolo III, che gli conferì l’incarico di architetto soprintendente di tutte le fabbriche pontificie. Un museo come focus capace di rivitalizzare la città e non solo.

Arrivano visitatori da fuori o rimane circoscritto al territorio?
Lo stiamo rilanciando, lo scoprono i turisti stranieri soprattutto d’estate. C’è un turismo nord-europeo che frequenta nei mesi estivi il lago di Bolsena. Inoltre abbiamo un’audioguida in lingua che comprende un percorso all’interno della Rocca dei Papi, con l’area archeologica, lo scavo esterno, la torre del pellegrino con il binocolo per la vista panoramica, e le sale del museo.

Avete una posizione strategica,arrivano più visitatori italiani o studiosi del Sangallo?

Grazie agli architetti che hanno allestito la struttura molti specialisti del settore vengono a visitare il Museo e lo trovano molto interessante e ben fatto.
Questo perché grazie ad una pannellistica molto accurata e ben fatta Il Sangallo viene spiegato dalle origini fino alla sua morte.
Spesso i turisti italiani confessano che non conoscevano il Sangallo. E in effetti non solo il museo ma anche la figura del Sangallo stesso è da rilanciare. Perché siamo abituati a conoscere altri personaggi del Rinascimento come Michelangelo, Raffaello, e il Sangallo, che invece è stato proprio il fondamento dell’architettura in quell’epoca, è rimasto un po’ più da promuovere.

Le persone del posto come vivono la struttura museale, ne usufruiscono?
Gli abitanti di Montefiascone mi stanno dando tanta soddisfazione. L’interesse nei confronti del museo è cresciuto e riscontro ampia partecipazione da parte dei cittadini alle iniziative che vengono proposte con continuità, competenza e standars qualitativi.

I musei riflettono lo spirito dei tempi, la sua direzione cosa ha portato? C’è stata una evoluzione rispetto al prima?

Il mio ruolo di direttrice è arrivato un po’ dopo. Prima ho ragionato come guida turistica perché io da anni lavoravo sul territorio di Montefiascone, ho fatto anche la mia tesi su documenti di Montefiascone. Però mi rendevo conto che tutti conoscevano Santa Margherita, San Flaviano, la Rocca, però del museo forse non se ne sapeva neanche l’esistenza perché veniva aperto non con continuità.
Ho trovato sicuramente una struttura ben avviata, ben fatta ma da rilanciare. L’Amministrazione Comunale ha intrapreso un’azione di promozione e valorizzazione, non solo della struttura museale, ma dell’intera città di Montefiascone, sono stati mossi i primi passi, ora bisogna puntare al risultato. All’inizio la Rocca non era neanche a pagamento, adesso abbiamo inserito il biglietto di ingresso, che migliora tantissimo anche a livello di immagine. Perché il turista sa che ti dà quel denaro che è investito per il futuro della struttura. Il biglietto dà valore, la persona viene responsabilizzata e capisce che entra in un posto che ha valore.
Poi abbiamo inserito l’audioguida e abbiamo messo il binocolo per la vista panoramica che prima non c’era. Quindi dei piccoli segnali che complessivamente rilanciano il complesso.

Da storica dell’arte-guida turistica a direttrice la sua percezione è cambiata riguardo il patrimonio storico?

La percezione è rimasta la stessa perché prima lavoravo all’Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Viterbo (APT), quindi i problemi anche dei singoli musei del territorio io già li conoscevo. Quando ho assunto l’incarico a Montefiascone forse ho capito che dovevo avere più pazienza perché poi entri in una macchina burocratica, e quando da fuori fai presto a giudicare, quando sei dentro capisci effettivamente da vicino i problemi reali che devono affrontare strutture complesse come quella di un museo. Mi sono adeguata a tempi lunghi rispetto a quelli che prima pensavo poter fare, adesso so che per fare una cosa ci vuole tempo, quindi più pazienza e più elasticità.

Realizzate eventi aperti, con ingresso gratuito?

Sì abbiamo fatto quella delle “Dimore storiche” perché la Rocca dei Papi è inserita nella lista delle dimore storiche della Regione Lazio. Quindi ad aprile apertura e visita gratuita accompagnata.
Noi comunque più che aperture abbiamo fatto le serate, aperture notturne del museo nel 2017.
Per il resto organizziamo molte manifestazioni ad ingresso gratuito.

Pensa che questo tipo di iniziative possono essere utili come ritorno di immagine per il museo?
A livello statale forse sì, al livello civico non credo. Il civico già fa fatica ad andare avanti.
Il museo infatti fa parte di un complesso architettonico più ampio, quindi abbiamo problemi di conservazione e valorizzazione di tutto il complesso architettonico della Rocca. Quindi noi ci muoviamo su due fronti diversi: da una parte la storia dei Papi dall’altra la figura dell’architetto Sangallo.
Per questo preferiamo creare degli eventi culturali per promuovere la Rocca stessa, eventi nel museo programmati con certa continuità. Vorrei che il museo diventasse un piccolo salotto di casa dove il fine settimana potersi riunire e confrontarsi.
Poi i temi trattati sono dei più disparati. Proprio oggi ho deposita un progetto in Comune sul tema della fiaba, che si chiamerà “C’era una volta”, volto proprio a parlare di Cenerentola, la Cenerentola di Rossini che ha un personaggio, don Magnifico, barone di Montefiascone di Montefiascone ambientato proprio alla Rocca dei Papi.
E poi facciamo presentazioni di libri, di varie tematiche.
Inoltre come museo facente parte del sistema Simulabo abbiamo partecipato al progetto Ager 2.0 finanziato con finanziamenti regionali. Ager 2.0: prevede il fatto che i musei si raccontino, ma non all’interno del museo stesso ma sul territorio. Passeggiare raccontando il nostro territorio storico-archeologico, un modo per presentarci in modo meno istituzionale.

Esistono nel nostro Paese musei simili al Sangallo il Giovane?

Musei sviluppati come il nostro no. Di musei antropologici ce ne sono molti in Italia, però un qualcosa così specifico sul Sangallo no.
Per questo sarebbe ottimo riuscire a sviluppare una rete con altri centri in cui è presente l’opera del Sangallo.
La mia intenzione è adesso lavorare ancora sul marketing, perché al di là del singolo progetto didattico da spendere sul territorio, ci deve essere però anche una prospettiva di guardare al turismo. E ci sono ancora tante cose da sistemare nella comunicazione. Il primo anno che ho passato qui è stato un anno di studio, capire cosa c’è, cosa non va bene, cosa manca. Adesso abbiamo capito quali sono i problemi e si tratta di trovare qualche piccolo finanziamento per iniziare ad intervenire.

Aumento di visitatori, ottimi rapporti con le autorità locali i progetti futuri fanno ben sperare?

Vorrei cominciare a lavorare sulle mostre, che è un aspetto che finora è stato un po’ trascurato. Però per quello ci vogliono finanziamenti.
Vorrei poi riqualificare la Rocca per farne uno studio archeologico mirato scientifico, perché sono tanti anni che non si approfondisce più la questione. Saranno venti anni che non si mette più mano alla stratigrafia. E’ sicuramente un progetto ambizioso, forse uno dei più grandi, riuscire almeno a capire il più possibile se al di sotto ci siano strutture più antiche, di epoca etrusca.
Poi c’è un bel progetto che l’amministrazione comunale sta lanciando che è “Montefiascone sotterranea”. Sono diversi anni che degli speleologi vengono a fare sopralluoghi, soprattutto c’è l’acquedotto di san Flaviano. Nel giro di un paio di anni vorrebbero rendere fruibile questo percorso sotterraneo, per lo meno per determinate giornate e per certe occasioni, e poi piano piano aprirlo stabilmente.

In fondo il futuro è adesso e dimostra che nonostante le difficoltà finanziarie , il numero dei piccoli musei è andato sempre più crescendo, evidenziando il bisogno di esprimere la propria identità e memoria.

Il Museo Architettonico Antonio da Sangallo il Giovane:
http://www.simulabo.it/it/i_musei_del_sistema/montefiascone_museo_dell_architettura_di_antonio_da_sangallo_il_giovane.html

foto Valentina Berneschi

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