Simone Olmati: il locale deve viaggiare con il globale

Giovane, carico di passione e anche di esperienza nonostante i suoi 30 anni. Simone Olmati è figlio della Tuscia, residente a Caprarola dove esercita l’incarico di assessore alla Cultura, una laurea magistrale in Relazioni Internazionali a Pisa che già ne denota i suoi aperti orizzonti, la sua visione internazionale ricercata anche in significative esperienze all’estero tra Marocco, Francia, Stati Uniti oltre che nel forte impegno sulla dimensione locale.

Come si traduce tutto questo?

Come ho avuto modo di dire ad alcune recenti iniziative, locale e globale sono due dimensioni intercambiabili e connesse. E’ la storia della farfalla che col suo battito d’ali può causare terremoti a migliaia di km di distanza. Così un piccolo paese di provincia dovrebbe da un lato farsi promotore di cambiamento a livello locale, nazionale e internazionale; dall’altro intercettare le opportunità e assumersi i rischi che da quest’ultimo livello provengono.
Credo fortemente che agendo a livello locale, costruendo relazioni solide e trasversali dal basso, dai quartieri, dalle periferie, si possa uscir bene anche da questa situazione di crisi generalizzata. Il bello è proprio uscirne insieme, collettivamente, non individualmente, con gli amici, i compagni, i vicini di casa, i colleghi di lavoro, cercando di capire quali sono i bisogni e le problematiche reali e comuni e come risolverle. Le istituzioni dovrebbero prestare ascolto a quanto accade nella società vera.
Per queste ragioni ho cercato sempre di curare volontariato, associazionismo e tutto quello che in questi anni è venuto spontaneamente dalla società civile della nostra città, che conta veramente molte associazioni ,favorendo quelle che producono socialità, scambio, diffusione di sapere, buone pratiche e sviluppo economico del territorio.

Come ha connesso il locale con il globale?
Organizzando direttamente grazie ai contatti accumulati negli anni eventi di carattere internazionale: penso alle iniziative con la rivista Limes e con la bravissima Laura Canali a Palazzo Farnese, agli incontri tra delegazioni diplomatiche, alle mostre fotografiche su luoghi del mondo in conflitto. Ora, il 22 aprile, ospiteremo Takoua ben Mohamed, bravissima fumettista e graphic journalist tunisina nelle nostre scuole, mentre nel pomeriggio del 22 accoglieremo attivisti e attiviste, esperti e giornalisti dal e del mondo arabo, per capire cosa sta succedendo nell’area del Mediterraneo. Unione e connessione tra locale e globale, appunto, questa è l’impronta che ho voluto dare al mio mandato da assessore.

Dove la Tuscia può competere nel panorama europeo? Quali sono i suoi punti deboli e di forza?
La Tuscia ha potenzialità enormi innegabili. Tuttavia vedo molta dispersione di risorse e di energie nella promozione di questo territorio. Quindi servirebbe a mio avviso più coordinamento, dato che le iniziative virtuose che ci sono riguardano spesso singoli Comuni, non territori interi. E’ vero, paghiamo in parte lo scotto di essere vicinissimi a Roma, che fa da enorme vortice attrattore di risorse, di turisti, di finanziamenti e questo spesso penalizza la provincia laziale in genere.Dobbiamo piuttosto invertire la prospettiva, concepirci come un centro, come un territorio che offre qualcosa di innovativo e di diverso rispetto a quello che si può trovare nella capitale o altrove. Di peculiarità che ci distinguono da tutto il resto dell’Italia ne abbiamo, dobbiamo solo valorizzarle dove necessario e farle conoscere all’esterno. Come dico sempre: dobbiamo essere capaci di invertire il significato comune della parola “provinciale”: da arretratezza nel modo di pensare a provincia come vettore di sviluppo sostenibile e cambiamento.

Tornando al suo ruolo, qual è la cosa compiuta che la inorgoglisce di più?
Sicuramente la recente individuazione di Caprarola da parte di una delle antenne dell’Unione Europea in Italia come città virtuosa in termini di partecipazione giovanile, promozione culturale e valorizzazione delle risorse umane locali. Questo riconoscimento arriva a conclusione di un mandato improntato proprio su questi temi ed è stata quindi una soddisfazione anche personale la scelta di Caprarola come best practice. Ripeto, senza falsa modestia, che parte del merito spetta a chi si è messo a disposizione e ha dedicato il proprio tempo al raggiungimento di questo obiettivo e alle molte persone che hanno condiviso con me questo percorso.

C’è invece qualcosa di cui si pente o che non rifarebbe?
L’essere stato, 5 anni fa, un candidato molto giovane è stato un elemento positivo, ma anche un forte limite a mio avviso. Il non avere esperienza politica istituzionale porta a volte ad essere superficiali su alcuni temi o a non considerare tutti gli aspetti di una determinata decisione, è nella normalità delle cose. Se c’è una cosa di cui mi pento in particolare? Domenica 10 aprile ero alla Festa della faggeta, al Lago di Vico, e guardando quegli alberi secolari avrei voluto approfondire di più il piano di gestione forestale che insiste sulla faggeta depressa. Sono provvedimenti che hanno un impatto importante sul nostro ecosistema, dunque ho il rammarico di non essere stato sufficientemente “studioso” in quell’occasione. Avrei inoltre voluto fare qualcosa di più per il turismo. Abbiamo un ottimo software costruito investendo negli anni in questo settore attraverso strategie di comunicazione mirate; abbiamo vinto anche bandi specifici che ci hanno permesso di attivare strumenti multimediali per lo sviluppo turistico. Credo però che occorra fare qualcosa di più per l’hardware: viabilità, decoro urbano, controllo del territorio, approvazione del regolamento dell’ornato, traffico, ordine pubblico. Sono queste le scelte che determinano la crescita vera del territorio sul lungo termine. Sono complessivamente soddisfatto e i numeri di visitatori da record dello scorso anno e dell’ultima Pasquetta dimostrano che siamo sulla strada giusta.

L’esperienza amministrativa è in via di conclusione. Cosa prevede il suo prossimo futuro?
Ho deciso di non ricandidarmi per un secondo mandato nonostante proprio in questi giorni da parte di moltissimi concittadini siano arrivati attestati di stima e di apprezzamento che mi rendono orgoglioso. Prendere questa decisione non è stato facile,non sono mai stato attaccato alle etichette, ai ruoli e alle poltrone, dunque sento di poter garantire il mio impegno per la collettività di cui faccio parte in modo diretto, dopo averlo fatto attraverso gli strumenti della rappresentanza.A volte fa bene tornare ad essere cittadini “normali”, ti restituisce il senso della realtà, ti depura da quelle piccole presunzioni che vuoi o non vuoi la politica, anche locale, ti deposita addosso. Vorrei tornare a scegliere liberamente i miei compagni di viaggio, quelli con cui voglio davvero realizzare delle cose belle. Che farò da giugno in poi? Ho una formazione internazionalista da sfruttare ma mi piacerebbe poter rimanere: “vi sono uomini che dopo aver fatto il giro del mondo finiscono per trovare la vera vita nel caffè del proprio villaggio”, chissà che non sia così anche per me.

Cos’è per lei la Tuscia?
In fondo la Tuscia è il luogo dove sono cresciuto. Pur essendo partito spesso in esperienze di lavoro e studio all’estero, alla fine sono sempre tornato qui. Qui ho i miei punti di riferimento, dagli amici, ai paesaggi che mi sono familiari. Pur avendo sognato a lungo una vita e magari una carriera in una delle capitali del mondo, mi rendo conto che questo territorio riesce a darti sempre qualcosa di introvabile altrove.

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