San Giovenale: 2500 anni di tradizione vinicola

di Francesca Pontani*

Un aruspice della tarda età etrusca offre alle divinità celesti e ctonie del vino versato da un oinochoe in un recipiente sacrificale (patera).

Da qui il liquido veniva versato sul fuoco acceso dell’altare.

L’ara risalente al IV secolo a.C. è stata rinvenuta a San Giovenale.

 

Vinum

Nella penisola italiana anticamente la vite era coltivata dagli Etruschi. La conoscenza del processo di fermentazione dei carboidrati in etanolo, cioè la trasformazione del mosto d’uva nella bevanda alcolica detta vino, proveniva dall’Oriente.

Ancora oggi ritroviamo la parola etrusca che designa il vino (vinum) i toponimi quali Vignolo o Vignale.

A San Giovenale il pianoro principale a sud dell’acropoli, detto Vignale, è stato largamente utilizzato per la viticoltura fin da epoche antiche.

La nostra conoscenza della relazione degli Etruschi con la preziosa bevanda si basa su resti archeologici, motivi dipinti sui vasi e lastre di terracotta, iscrizioni e fonti scritte.

Tra le ultime si annoverano le testimonianze di importanti autori latini, essi stessi viticoltori, quali Catone, Varrone, Columella, Plinio.

 

Vita vinum est

Nell’antichità il vino veniva assimilato a una forza vitale (vita vinum est), ed era considerato insieme all’olio di oliva e al grano il principale alimento.

Costituiva con l’aggiunta di miele e spezie una bevanda molto apprezzata. La vite era molto apprezzata per curare diverse malattie: le foglie e i tralci ad esempio mescolati a orzo perlato si utilizzavano per la cura di raffreddore e febbre.

Il mosto (defrutum) una volta cotto, veniva usato per la preparazione di conserve di frutta e ortaggi.

 

PER APPROFONDIRE

All’interno del Museo Nazionale Rocca Albornoz di Viterbo nella sezione al piano terra c’è un approfondimento riguardo questo tema.

 

Foto Francesca Pontani

 

Nel prossimo articolo, il 2 settembre, andremo a Viterbo.

 

*Francesca Pontani – www.francescapontani.it – Archeologa del comitato scientifico del Museo Archeologico delle Necropoli Rupestri di Barbarano Romano. Egittologa, conoscitrice di lingue antiche come i geroglifici, la lingua sumerica e accadica, la lingua etrusca, lavora nel mondo del web. Nel blog e sul canale YouTube ArcheoTime sono visibili le sue camminate archeologiche on the road. Innamorata della comunicazione e della scrittura, guida i lettori di TusciaUP nella conoscenza del nostro territorio attraverso Tour di Archeologia in Tuscia.

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