Quel pollo che deliziò Napoleone da rivisitare nel bicentenario in Maremma

Quattordici giugno 1800, campo di battaglia di Marengo, campagne attorno ad Alessandria. Napoleone ha messo in fuga gli Austriaci e ordina al cuoco François Claude Guignet, detto Dunand, di preparargli subito la cena. Già, e con cosa? Si faleva sulle provviste: tre uova, quattro pomodori,  sei gamberi di fiume e un polletto. Con tutto questo e una padella, Dunand improvvisa un piatto ruspante. . Pollo rosolato a pezzi,che piace tanto al futuro imperatore con i pomodori, le uova fritte e i gamberi , tutto amalgamato da una salsa insaporita da un po’ di cognac dalla borraccia del generale.

A Napoleone quel piatto piace talmente tanto che  ordina,  che quel pollo gli venga servito d’ora in poi come auspicio  dopo ogni battaglia. Dunand allora perfeziona la ricetta, aggiunge dei funghi, del vino bianco ma toglie i gamberi di fiume, li trova inadatti. Con il risultato di far infuriare Bonaparte, convinto che la variante gli porterà sfortuna. Ed è così che i gamberi rientrano  nel piatto.
Storia o leggenda? rimane il fatto che  il pollo alla Marengo è diventato l’icona-food di Napoleone. Oggi, nel bicentenario della morte dell’Imperatore, è ancora un cult.  Antonello Casciano, chef del ristorante Il Vicoletto di Alessandria, è stato il primo a riproporlo. Lo tiene fisso in carta da vent’anni, preparato con polli ficati della Granda, allevati all’aperto e alimentati a fichi secchi, granoturco e riso «che danno un gusto fresco alle carni, dal colore quasi rosa», gamberi di fiume, pomodori, funghi prataioli, l’uovo fritto su crostone, come da tradizione.Una ricetta che potrebbe essere riproposta nei ristoranti della Maremma, o nella stessa Canino in cui il nome Bonaparte è insito nella storia.

 

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