Il presidente dei geologi del Lazio: l’acqua della Tuscia è la peggiore

Check-up acqua. L’esame di Roberto Troncarelli, presidente dei geologi del Lazio, non è esattamente incoraggiante. Tutt’altro. «Non è provato – sospira – che dovremo morire tutti per colpa dell’arsenico, ma certo nessuno oggi è in grado di garantire che l’acqua della Tuscia sia sinonimo di purezza». «La nostra provincia – spiega – è quella che nel Lazio ha la situazione più pesante anche se le acque non è che abbiano subito un peggioramento negli anni. Voglio dire che le concentrazioni di arsenico sono rimaste invariate».

E allora qual è il problema?
«Che l’Unione europea ha progressivamente abbassato le soglie di sicurezza. Altri Stati avevano problemi identici ai nostri, ma hanno messo in atto politiche virtuose e a lungo termine che gli hanno consentito di affrontare al meglio la situazione».
Ma bere, comunque utilizzare, la nostra acqua è pericoloso?
«E’ una domanda da un milione di euro. L’istituto superiore della Sanità non ha dati certi che attestino che ci sia una correlazione diretta tra contenuto di arsenico e l’insorgenza con certi tipi di tumori. Non è neppure provato che Viterbo abbia una percentuale di tumori più alta di quelle di altre province. E’ provato, invece, che ci sono alcuni elementi chimici, tra i quali l’arsenico, che se assunti in dosi importanti li fa diventare da curativi a nocivi. Poi non è precisato che cosa si intenda con il termine ”importanti”».
Però è un dato di fatto che fino ad alcuni anni fa l’acqua pubblica, quelle delle fontanelle, si poteva bere tranquillamente. Oggi non è più possibile…
«Chiaro che è così, ma non per inquinamento inorganico delle falde, ma perché queste, ricaricate dalle piogge, hanno avuto una modificazione delle proprie composizioni. Guardi che quello che facciamo nell’atmosfera, poi ricade sotto forma di pioggia».
Siamo all’avvelenamento progressivo?
«Di sicuro la qualità delle acque è sicuramente peggiorata. Aggiungo che l’uso dei composti in agricoltura è una delle cause del loro deterioramento organolettico».
Ma c’è un problema di controlli delle risorse idriche?
«Sarebbe stata necessaria una visione centralizzata, attraverso un unico gestore in grado di effettuare anche controlli chimici e manutenzioni periodiche sullo stato delle acque. Con la frammentazione della gestione dei vari Comuni stabilire che tutti ottemperino alle leggi non è facile».
Sembra di capire che lei è scettico. O no?
«Senza invocare la malafede, in un momento in cui tutti  Comuni hanno gravissime difficoltà di bilancio, se possono risparmiare…risparmiano».
Insomma, di garanzie ce ne sono poche o per niente…
«Diciamo che in questo bailamme non si capisce chi deve fare i controlli. Dovrebbe farli l’Arpa, ma è un caravan serraglio. E credo che non li faccia anche perché non ne ha il tempo».
Allora, auguriamoci buona fortuna.
<«Eh sì…tutto purtroppo è affidato alla coscienza delle istituzioni».

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