“Pasolini viterbese: la sua casa nella Tuscia e il nuovo proprietario l’attore Gabriele Gallinari

di Luciano Costantini

“…Ci sono interi paesi che dovrebbero essere fatti monumento nazionale…potrei indicarne almeno quindici. Tra essi Bomarzo e Mugnano”. Parole di Pier Paolo Pasolini, sufficienti ad indicarlo come testimonial della Tuscia. Quasi certamente però l’illustre poeta, scrittore, regista, non avrebbe gradito perché magari il termine rientrava di diritto nel moderno sistema della comunicazione mediatica che egli e in tutte le occasioni ha criticato senza censure. Meglio, per Pasolini, il rapporto con la natura e l’uomo. Magari avrebbe apprezzato di essere considerato un “Pasolini viterbese: la sua casa nella Tuscia e l’amore per il paesaggio antico”. Titolo dell’interessante incontro tenutosi nel pomeriggio di venerdì nel Centro di Valle Faul e condotto dalla soprintendente ai Beni Culturali, Margherita Eichberg. La torre di Chia che Pasolini acquistò nel 1970 e che due anni dopo diventò il suo “rifugio” è il tema attorno al quale ruotano gli interventi dell’architetto Giuseppe Borzillo della Soprintendenza, dell’archeologa Carlotta Schwarz, dello storico Silvio Cappelli, dalla parente Graziella Chiarcossi. La torre: il suo antico passato che comincia nel Medioevo, ma che affonda le proprie radici nella civiltà etrusca; il suo passato più recente con la presenza amorevole del genio friulano in quella che chiamava “casa-rifugio”, dove lavorare piuttosto che vivere;  il presente e il futuro con l’acquisizione della torre da parte dell’attore Gabriele Gallinari e il conseguente, scampato pericolo di veder ridurre il manufatto e la sua stessa esistenza a un rudere di altri tempi. “Il paesaggio più bello del mondo”, lo definì Pasolini, dopo averlo scoperto nel 1965 in occasione della lavorazione del film “Il vangelo secondo Matteo”.  La torre di Chia era per lui “godimento estetico più che comodità di vivere”. Anche perché spiega Pasolini in un’altra circostanza: “Non avrei mai immaginato che le città italiane sarebbero diventate luoghi così orribili….Vivere in campagna: mi sono reso conto che si trattava di un ritorno: tutta la mia infanzia è stata contadina e rurale”. Dice Graziella Chiarcossi, assidua frequentatrice del luogo: “Non era certamente facile viverci, con una cucina divisa su due ambienti, un bagno che per raggiugerlo dovevi attraversare due camere da letto. Dopo la morte di Pier Paolo, la dimora è stata abbandonata, saccheggiata, danneggiata. Sono contenta che Gabriele l’abbia acquistata”. “Fu per puro caso – racconta Gallinari – ed era il periodo in cui io e la mia famiglia eravamo in cerca di una casa di campagna. Ci imbattemmo nella torre di Chia e fu anche amore a prima vista. Una notte sognai Pasolini che passandomi dinanzi in auto mi salutò sorridendo. Non ebbi più dubbi. Da lui ho avuto il mandato di custodirla e io adesso ho il privilegio di vivere in un posto eccezionalmente bello”.

 

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