Pandemia e resilienza, vie di fuga tra storia e natura negli scatti di Manola

La pandemia ci ha aperto un nuovo percorso. Sono tracce molteplici, che è bene lasciare nella loro trattazione specifica mettendo in luce ciò che di nuovo abbiamo ricavato dall’esperienza che stiamo vivendo affinché possa contribuire al governo di quel futuro migliore. È arrivato un virus sconosciuto che ci ha cacciato nel baratro dell’incertezza e costretto alle difese che si usavano ai tempi della peste, la distanza e l’isolamento sociale. Ma perché è arrivato? Perché parte del nostro avanzatissimo modello di sviluppo era ed è stato un uso abnorme delle risorse naturali e della stessa atmosfera, che ha profondamente alterato gli equilibri del pianeta e ha scatenato in esso fenomeni mai fronteggiati in precedenza, dai cicloni al posto delle piogge, ai virus sconosciuti. Nei lunghi giorni che abbiamo passato chiusi in casa, con uscite contingentate e imparando a indossare la mascherina per incontrare gli altri, abbiamo anche imparato quanto il coordinamento di tante piccole scelte individuali possa contribuire al bene comune. È un insegnamento da conservare e da praticare su larga scala per il futuro.

Abbiamo anche scoperto la bellezza dei nostri luoghi, dei nostri territori. Il reportage fotografico di Manola Pierini ce ne dà atto. Un sabato che in altri tempi avrebbe raggiunto mete lontane l’ha portata a vivere la sua passione fotografica nei nostri magnifici luoghi, riscoprendoli come scelta condivisa oggi da gran parte di noi. (S.G.)

 

Necropoli Pian del Vescovo e Ponte del Diavolo sui sentieri per Blera

      

  

  

  

 

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