Nadia Fuggi, il suo recupero sartoriale crea l’atelier che impreziosisce il centro storico di Viterbo

di Sara Grassotti

Nadia Fuggi

In quell’angolo della Viterbo che ha una sua anima, alla fine della via Saffi che guarda a piazza Fontana Grande, scopriamo un piccolo angolo di luce, uno spazio ricreato per la riscoperta del fatto a mano e del su misura, valori storicamente legati all’esclusività che oggi aprono un canale per una preservazione di una cultura e di un linguaggio fondati sulle tradizioni artigiane d’eccellenza. Estro, fantasia e saper fare hanno rappresentato una delle grandi fortune del nostro Paese e oggi tornano come una pratica di slow fashion, fatta di capi duraturi che possono essere modificabili o rammendati, utilizzando tessuti riciclati o selezionando materiali.

E’ in questa piccola fucina, al civico 131, di via Saffi nell’Atelier NF (dalle iniziali della ideatrice) che abbiamo incontrato Nadia e la sua  maestria manufatturiera, sostenibile e innovativa. Il manichino dominante, aprendo la porta, appende quei capi a cui Nadia dà nuova vita. Intorno le sue creazioni, soprattutto per bambini, che esprimono quell’idea del capo unico confezionato su misura. La storia di Nadia parte da un percorso che pareva essere diverso…

Classe 1987, nata a Viterbo, residente a Vetralla, maturità classica conseguita al Liceo Mariano Buratti di Viterbo. Prosegue così: “Mi sposto a Firenze per indirizzare i miei studi sui beni storico-artistici. Dopo tre anni, presa da una profonda nostalgia, torno a Viterbo. Il mio percorso di studi cambia indirizzo e mi laureo presso l’Ateneo viterbese in Lingue per il turismo. Mi rendo subito conto che in me c’era un forte richiamo al raggiungimento di una espressione creativa artistica e inizio per hobby un corso di taglio e cucito, per poi diplomarmi a una scuola di moda in sartoria professionale con il massimo dei voti”.

 

Cosa le ha fatto cambiare idea, quale è stato l’elemento di svolta?

Ho cominciato a volermi perfezionare partecipando a fiere importanti di settore, soprattutto in Veneto. La mia strada si è fatta largo fino a diventare chiara ma il sopraggiungere del Covid ha frenato i miei progetti.

Quando il suo progetto ha iniziato a prendere forma?

Mi sono reinventata dopo un periodo in cui partecipavo a mercatini artigianali, realizzando lavori per i laboratori, fino a che ho deciso di aprire uno spazio mio dove poter mostrare il mio stile e quello che era la mia idea di moda e artigianato.

Come nasce il progetto di laboratorio di moda? C’è una storia o solo una passione sartoriale?

A novembre del 2023 arrivo in via Saffi, dove ho incontrato Claudia Di Mario dell’“Atelier immaginario” che mi ha iniziato verso mio primo mercatino. Il mio piano si stava concretizzando. L’atelier doveva nascere qui, tra artisti e artigiani, nel cuore della città storica.

Chi sono i suoi clienti oggi?

I miei clienti rappresentano la vita reale, ci sono artisti e intellettuali, professionisti pubblici o privati, le signore che mi raccontano di quando erano giovani e andavano dalla sarta per creare un abito per la festa, per essere belle, ci sono mamme, nonne, zie ci sono uomini e ragazzi o, semplicemente, le signore affezionate che passano anche solo per un saluto. Gente contestualizzata nel presente, in una vita autentica, che spesso sfugge di mano.

Perché ha scelto il centro storico?

Ho scelto il centro storico non a caso, ma per un motivo specifico: l’arte e l’artigianato hanno una narrazione che avevo bisogno di trasmettere alle persone per farle riappropriare delle loro storie, che a me piace ascoltare, che mi consentono di creare capi che vanno a toccare le corde emotive di chi ne fruisce.

Sarta, modellista, designer di moda: un insieme che produce quella eccellenza che stavamo perdendo…

Sì, professionalmente sono tutto questo, in una dimensione che privilegia la qualità della vita e il rapporto umano. Posso dire che con i miei clienti ci siamo cercati e trovati a vicenda. Il segreto? Il mio mondo è nel rispetto del mondo dell’altro.

 

L’esperienza di Nadia è nata per valorizzare la sartoria anche come luogo di formazione e di (re)inserimento nel mondo del lavoro e per promuoverne il ruolo economico e sociale. Il piccolo atelier di Nadia realizza grandi idee, fa rivivere una sorprendente rinascita, rispondendo a un bisogno sempre più forte di artigianato, sostenibilità e inclusività. Il gradimento della sua clientela lo conferma, proprio più in là, in piazza delle Erbe, la storica merceria Ceccarelli dal 1949 tiene super fornito l’assortimento dei fili e le sarte, quelle vere, sono tornate…

What’s old is new again. Ciò che era reputato vecchio diventa di nuovo nuovo!

 

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