Mauro Burchiani, io e la macchina fotografica. La vera sfida scoprire ogni suo segreto

Nicole Chiassarini

Fotografare è assaporare intensamente la vita, ogni centesimo di secondo”. Sono le parole del fotoreporter francese Marc Riboud, ma sono anche le parole che tutt’oggi ogni fotografo cerca di fare proprie portando avanti una passione. Quella per uno dei mezzi di comunicazione più potenti ed espressivi. Lui  Mauro Burchiani viterbese, figlio d’arte l’ha declinata in questa sua frase: “La fotografia non è soltanto tecnica, ma la sensibilità di cogliere o costruire sensazioni“.

Dall’infanzia, fino ad oggi. La strada di Mauro Burchiani inizia come un semplice gioco: un bambino che prende in mano una macchina fotografica e, stupito dalla potenza di questo mezzo, accetta una grande sfida, ovvero scoprire ogni suo segreto.

“Mio padre era fotografo, quindi sono cresciuto in uno studio fotografico dentro le mura della città dei Papi – ci racconta. Sin da piccolo stavo lì con lui e fin da subito ho respirato l’aria della fotografia. Così è nata la mia passione. Quello che rappresenta la fotografia per me è cambiato nel corso degli anni. Inizialmente era un gioco, una sfida considerando che quando ho iniziato non esisteva internet, quello che apprendevo lo vedevo dalle riviste o lo leggevo sui libri. Oggi so che la fotografia è un mezzo di espressione molto forte”.

Con il passare degli anni, nonostante il periodo non permettesse di guardare i tutorial online, Mauro migliora nella pratica, anche grazie all’aiuto di colui che è stato il suo Maestro, suo padre e all’esperienza maturata all’interno dello studio. Soprattutto grazie al grande  impegno e alle tante ore di studio per migliorare la propria tecnica, ma anche per trovare la propria strada all’interno di questo mondo fatto di luci, colori, obiettivi.

E’ così che Mauro comincia a lavorare come fotografo professionista, tra set, modelli e scenografie.

In tutti questi anni il lavoro lo porta ad aprirsi tante strade, tra le quali quella del Backstage Masterclass, un corso intensivo di fotografia che lo vede insegnante. Davanti a lui tanti studenti pronti a intraprendere il suo stesso percorso avvinti da una comune passione.

“Oggi con i social la fotografia diventa un mezzo sempre più forte. Al loro interno possiamo trovare fotografi che pensano alla tecnica e perdono la concentrazione sull’immagine.  Quindi la ricerca della tecnica ti fa perdere cosa vuoi comunicare nella tua foto. Non c’è assolutamente bisogno, secondo me, di conoscere le tecniche particolari per comunicare con le immagini. Ci sono persone predisposte e lo vedi già con un cellulare, che ti inquadrano un’immagine e scattano una foto che colpisce perché riesci”.

Sui social, Mauro aggiunge come questi siano in grado di portarti alla conoscenza di tante persone capaci di comunicare, in grado di usare determinate attrezzature. In più ti aprono gli occhi su tanti aspetti nuovi.

In un periodo che ci ha visti in casa per lungo tempo, lontani dagli affetti, il fotografo si sofferma su quanto tutto questo abbia cambiato il suo modo di lavorare.

“La pandemia ha dato un freno ad un mondo molto frenetico in tutto e per tutto. C’era una velocità nelle esecuzioni che adesso sta tornando a riprendersi i propri tempi. In questo attimo di riflessione io mi sento migliorato, ho dato più progettualità ai miei lavori e finalmente riesco ad esprimermi meglio. Infatti gli ultimi lavori fatti secondo me sono tra i migliori, perché appunto respirano di una progettazione che fino a poco prima non c’era”.

Grazie al suo lavoro riscopre luoghi mozzafiato all’interno della Tuscia, location perfette per i suoi scatti in quell’angolo incontaminato che è la via Teverina: il Castello Costaguti a Roccalvecce, Celleno Antica, meglio nota come il Borgo Fantasma  e Sant’Angelo il Paese delle Fiabe.

Ogni click, ogni scatto è una sfida per il fotografo Mauro Burchiani che si rinnova di posa in posa tra set e scenografie, con la messa a fuoco di  immagini colme di emozioni, da cui non è esclusa quella formazione resa attraverso i suoi corsi indirizzati ai futuri fotografi.

“È importante che ogni scatto descriva una storia, che abbia dentro dei particolari.Ed è quando le immagini emozionano me e chi le guarda che si è raggiunto il vero risultato”.

 

 

 

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