Maurizio Bianchini, Nucleare: Cogliere l’occasione per un ripensamento globale sul destino della Tuscia

Riceviamo e pubblichiamo.

Sono rimasto molto colpito, come chiunque ami la terra in cui vive e nella quale è custodita la sua memoria, l’unica forma di immortalità che ci sia riconosciuta, dalla notizia che non solo la Tuscia è tra i siti proposti per accogliere depositi per lo stoccaggio delle scorie radioattive, ma che è destinata ad ospitarne addirittura un terzo del totale nazionale. Nel quadro accorato, preciso e responsabile che il direttore Costantini ha fatto della situazione, tre punti si impongono all’attenzione, due per quel che dicono e uno per quel che non viene detto. Il primo punto è che dopo la ferita di Montalto di Castro, che ha sconciato per sempre l’Etruria Meridionale, siamo di nuovo noi minacciati di pagare il prezzo più alto per il nucleare. Questa volta portando lo scempio nella Tuscia interna, quella dei Laghi, della Via Francigena e dell’Armata Brancaleone, nelle ville rinascimentali, nelle chiese romaniche di Tuscania, nella campagna amata da Pasolini e da Fellini e immortala come un’oasi di pace e arcadia in centinaia di film.

La Tuscia che non ha una strada o una ferrovia degna di questo nome tra Viterbo e Roma, avrà il più grande cimitero italiano di scorie nucleari. Cerco di pensare a cosa possiamo avere fatto di male, ma non mi viene in mente nulla.

Il secondo punto è che questo territorio, anche per propria ignavia – delle istituzioni, delle forze politiche, di noi cittadini – ha perso tutti i grandi appuntamenti per lo sviluppo. Le eccellenze che ci sono, sono atti di eroismo di privati. Paradossalmente questo ha salvato il territorio dal prezzo che si paga per avere le cattedrali del deserto (l’unica è proprio Montalto, e se ha cambiato qualcosa, è stato in peggio, e non poco). Dovremmo cogliere l’occasione, pur se infausta, per un ripensamento globale sul destino della Tuscia. Non affidando il nostro destino ad altri, i soliti, gli specialisti, alla politica, ma suscitando un movimento di opinione, un impegno in prima persona di chi ama e vuole salvare la Tuscia e farla rinascere, con il recupero e la valorizzazione dei suoi tesori. Perché quello che il direttore non ha scritto, semplicemente perché non lo sapeva, per il semplice motivo che chi ha fatto il piano si è guardato bene dall’esplicitarlo, è che tra i criteri che di solito si tengono presenti nella scelta dei siti di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, c’è anche la ‘bassa densità demografica’.

Dunque l’espressione: ‘una questione di vita o di morte’, va presa sul serio, letteralmente. Dobbiamo scegliere se diventare il cimitero di Chernobyl o un fiore all’occhiello del turismo termale, culturale e naturalistico, dell’agricoltura ecosostenibile, dei parchi storici, dell’archeologia viva, delle produzioni green. E dobbiamo farlo ora.

Maurizio Bianchini

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