La Crocefissione di Viterbo, un indentikit quasi perfetto di un’opera bistrattata per anni

(L.C.) – L’ultimissimo esame disegna un identikit quasi perfetto, comunque sempre migliorabile. La tavoletta che riproduce la Crocifissione di Viterbo è stata ricavata da un cipresso, misura mediamente 46 centimetri di larghezza, 59 di altezza, ha uno spessore di 2 centimetri. L’analisi al radiocarbonio ha stabilito che il legno ha sul quale è stato riprodotto il dipinto è databile al 1500, in una forchetta compresa tra 25 anni prima e 25 anni dopo. Probabilmente primi anni del 1540. La notizia è stata ufficializzata nel corso di un convegno, all’interno del Polo Museale del Duomo di Viterbo: presentazione del responsabile di ArcheoAres Gianpaolo Serone, firma scientifica della ricercatrice Unitus Claudia Pelosi, contesto storico e artistico spiegato da Antonio Rocca. La tavoletta nel 1725 fu donata alla Chiesa di Sant’Ignazio dal conte Paolo Brunamonti come opera michelangiolesca. Possibile anche se non dimostrabile, neppure dopo un quinquennio di accuratissime analisi scientifiche e storiche. “L’esame al radiocarbonio – ha spiegato Rocca – ci offre però un elemento di sicurezza, mentre prima c’erano soltanto indizi”. “Un punto fermo – ha puntualizzato Seroni – su un’opera che è stata bistrattata per anni”. Possibile ammirarla all’interno del Museo del Duomo.

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