“Se non me la sentissi di ricandidarmi, passerei l’incarico a chi ho stimato e ammirato tantissimo. Non lascerò comunque Sutri che amo ed amerò sempre. E sempre, di Sutri, resterò il patrono. Sono qui e non me ne vado”. Parola di Vittorio Sgarbi, che dopo cinque anni di incarico da sindaco si appresta a consegnare la sciarpa tricolore, magari per riprendersela in tempi brevi. Cioè alle prossime elezioni comunali (si vota il 14 e 15 maggio prossimi). A Sutri è un sabato mattina uggioso, a palazzo Doebbing si inaugura la mostra “Triste, solitario y final”, partner Banca Intesa San Paolo. “Perché quando si lascia – spiega Sgarbi – non si può essere che tristi, soli e alla fine”. Fine di un quinquennio da primo cittadino e da cultore dell’arte che sette mostre sette, ha allestito in città. Oltre a fondare un partito: “Il Pc, cioè partito della cultura. Purtroppo, sono stato molto tradito”. Il programma della mostra inizia, dovrebbe iniziare, alle 11,30. La sala delle conferenze di palazzo Doebbing ribolle letteralmente. Caldo che infastidisce e posti in piedi, ma solo se si è in grado di sgomitare. “Sta’ a vedere che qui ci riprendiamo il Covid”, sospira impellicciata una signora. Vittorio si fa attendere ed allora molti ne approfittano per scambiarsi i saluti: sorrisi, strette di mano e abbracci, tra presenti che evidentemente si conoscono da tempo. “Attenzione, non appoggiatevi ai muri, altrimenti si rischia di rovinare i quadri”, avverte una gentile speaker con voce che cerca di essere il più possibile suadente. Finalmente Vittorio Sgarbi appare (è il caso davvero di dirlo) quando sta per scoccare mezzogiorno. Si fa perdonare il ritardo con un’ora abbondante di lezione sull’arte in generale e con la presentazione dei 17 artisti presenti alla mostra con le loro opere. “Meriterebbero tutti di essere a Venezia o a Roma, anzi meriterebbero addirittura di più e così la gente potrebbe vedere cose mai viste”, sottolinea. Uno per uno traccia brevi biografie e pregi della loro arte: ecco i ritratti di Dyalma Stultus, Pinot Gallizio, Benito Jacovitti, Saverio Rotundo, Bruno Canova, Gianfranco Ferroni, Chiti Batelli, Anne Donnelly, Simon Gaon, Wolfgang Alexander Kossuth, Marialuisa Tadei, Filippo Bodrilla, Marco Ferri, Giovanni Iudice, Matteo Peretti, Roberto Ferri, Emanuele Giuffrida. “Ogni artista – osserva Sgarbi – porta una propria sensibilità. Marco e Roberto Ferri, li abbiamo messi in due sale, una di fronte all’altra, ma non sono in contraddizione. Hanno lo steso cognome e pure hanno due stili completamente diversi. Ad unirli la loro potenza interiore”. E poi c’è il corner dedicato a Jacovitti, l’indimenticabile e indimenticato creatore del “Vittorioso” e grande dispensatore di inconfondibili “salami”. Un’occasione davvero ghiotta per visitare la mostra. Attorno alle 13 il sindaco/patrono taglia il simbolico nastro mentre fuori del palazzo si va allungando la fila per entrare.
“Triste, solitario y final” a cura di Vittorio Sgarbi, un progetto di Contemplazioni reso possibile grazie a Intesa Sanpaolo, presso il Museo di Palazzo Doebbing a Sutri (25 febbraio – 1 ottobre 2023).






























