Il Pilastro ha festeggiato 25 anni di centro sociale

di Arnaldo Sassi

Luciano Barozzi

Una sala Regia gremita con tanti posti in piedi. Un parterre de roi d’eccezione con ben quattro dei sei ex sindaci presenti (mancavano Meroi e Michelini per problemi personali), un tavolo di presentazione capeggiato dalla sindaca Chiara Frontini con tanti altri protagonisti al suo fianco: così il Centro sociale del Pilastro ha festeggiato i suoi 25 anni di vita in pompa magna, editando anche un libro che ricorda i momenti più salienti della sua attività e che dovrà restare a futura memoria per le generazioni che verranno come esempio da seguire.

La parte del leone, com’era ovvio che fosse, l’ha fatta Luciano Barozzi, presidente dal 1997 del centro. Un vero e proprio presidente a vita, il quale ha ripercorso il lungo cammino di un impegno sociale dedito soprattutto alla solidarietà.

“Oggi – ha esordito – è una giornata storica, ma anche commovente: Perché dà il modo di rivedere persone che non si vedevano da tempo e di ripercorrere le tante iniziative portate a termine in questo quarto di secolo”. Poi Barozzi ha ripercorso la storia del centro. “Negli anni ’60 al Pilastro c’era un centro sociale gestito dallo Iacp, dove si facevano iniziative per i giovani e dove c’era una stanza nella quale tutti i pomeriggi si riunivano gli anziani. Io lo frequentavo in quanto componente della Circoscrizione e, quando negli anni ’90 lo Iacp decise di chiudere il centro, cominciai a vedere queste persone sedute malinconicamente sui muretti di viale Bruno Buozzi, abbandonate a sé stesse”.

Barozzi si ferma per un attimo, poi prosegue: “Un giorno accadde un episodio tragico, che mi colpì molto. Una signora che frequentava il centro si gettò dalla finestra. La figlia mi disse che lo aveva fatto per solitudine. In quel periodo ero presidente della Circoscrizione e decisi di porre al consiglio una mozione per l’istituzione di un centro sociale comunale. Fu approvata e portata al sindaco dell’epoca, Giuseppe Fioroni, e la determina fu fatta propria dal consiglio comunale. I problemi non mancarono, perché la sede scelta era stata promessa ai Cavalieri dell’Ordine di Malta, ma alla fine si riuscì ad avviare i lavori. Poi però cambiò amministrazione comunale e non mancarono le incomprensioni. Alla fine il nuovo centro sociale aprì proprio il 15 novembre 1997, con una grande cerimonia”. Altra pausa. Poi ancora: “Quel giorno via Minciotti era strapiena di gente. Cominciammo la nostra attività, ma ci rendemmo subito conto che gli spazi non erano sufficienti ad ospitare tutte le persone che avevano aderito. Così chiedemmo di poter utilizzare anche il piano superiore, dove prima c’era il ‘Progetto giovani’, che da tempo non funzionava più. Alla fine ci fu concesso e potemmo programmare le nostre iniziative con maggiore frequenza”.

Barozzi è poi passato ad illustrare le numerose attività svolte in questi anni. Dal teatro (con la formazione di un gruppo teatrale), alla musica (con il Cantacentro, accompagnato dalla band musicale ‘I migliori anni’), ai recital di poesie, al gemellaggio con Matera, alla visita di Rosy Bindi, all’epoca ministro della Sanità, alle esposizioni filateliche, alle tombole, fino alla ormai famosa calza della Befana.

“Nata da una mia idea, quando collaboravo con l’associazione Donatori di midollo osseo e preparavo la Befana per i soci. All’inizio mi presero per matto. Poi però ebbi il supporto di Fosca Tasciotti e di Paola Massarelli e riuscimmo a realizzare questo progetto. Non fu una cosa semplice, ma ebbi la totale collaborazione di tutti i soci del centro. Una grande soddisfazione realizzare una calza lunga ben 52 metri. Per due volte è stata ripresa anche dalla Rai e ha fatto conoscere anche le bellezze di Viterbo”.

Prima di Barozzi si erano alternati al microfono la sindaca Chiara Frontini (“Il centro sociale del Pilastro non è solo protagonista della vita di quartiere, ma di tutta la città”, l’assessore regionale Alessandra Troncarelli (“Un manifesto della solidarietà, con 25 anni di sfide alle spalle, tutte vinte”), l’assessore ai Servizi Sociali Patrizia Notaristefano (“Quello di oggi non è un traguardo raggiunto, ma l’inizio di una nuova tappa”), il presidente delle Acli Sanzio Patacchini (“E’ il segno di un dialogo inter-generazionale”), il segretario di Confartigianato Andrea De Simone (“Lì ho scoperto un’altra famiglia”), il parroco del Sacro Cuore don Flavio Valeri (“Ha portato Viterbo in giro per l’Italia in sinergia profonda con la parrocchia”) e infine la socia e scrittrice Rosanna De Marchi, autrice del libro (“Una testimonianza utile alle future generazioni”).

 

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