“Il palcoscenico della Marchesa” il libro di Emilio della Fontanazza nei tradizionali Caminetti del Rotary Club Viterbo

Tra gli incontri periodici del Rotary Club Viterbo, i tradizionali Caminetti, si è svolto un appuntamento che ha fatto da legame, sempre più rafforzato, con il club di Roma Aniene.

La socia professoressa Rosa Maria Purchiaroni, che sta entrando in parte integrante nel club viterbese, ha proposto la visita del socio romano Emilio della Fontanazza, marchese e docente universitario, nella città dai papi come scrittore per presentare il suo “Il palcoscenico della Marchesa, una chic delle buone maniere”.

Un argomento di grande interesse che ha coinvolto molti soci, tra cui gli ospiti Deneb Antuoni, presidente del club Aniene, con il prefetto del Club Sara Iannone, accolti dal presidente Angelo Landi: “Il bon ton non e’ un modo di porsi ma un modo di essere – ha precisato dopo il suono della campana e il saluto alle bandiere – ringrazio i nostri graditi ospiti del Club Aniene da cui proviene la socia Rosa Maria, che tra poco apparterrà ufficialmente al nostro club”.

Rosa Maria, anche lei insegnante e vicina alle tematiche educative, ha presentato il libro e coinvolto l’amico Emilio con interessanti domande.

“Questo libro nasce per accompagnare mio figlio Ascanio e le mie nipotine Diletta Laura, Margherita e Maria alla conoscenza della nonna, che purtroppo non hanno potuto incontrare – ha raccontato l’autore – un modo per portarli anche alla scoperta delle buone maniere. Sono onorato e colpito di essere in questa bella sede, perché qui si sente la vostra vita associativa.

Il romanzo nasce nel periodo in cui siamo stati chiusi in casa, mi stavo deprimendo – ha proseguito – e la mia famiglia mi ha ricordato che dicevo sempre di non aver tempo per scriverlo. Era il momento di mettere insieme i ricordi su mamma, che ho perso in giovane età. È venuto una sorta di diario, inizialmente destinato alla famiglia e a chi l’aveva conosciuta. Sono stati i colleghi universitari che mi hanno spinto a pubblicarlo, scegliendo una forma romanzata per renderlo avvincente, senza rinunciare a dare di volta in volta regole e comportamenti da seguire, come avrebbe consigliato mia mamma”.

Una storia che nasce quando la marchesa eredita una casa da 2.000 mq contornata da una tenuta di 40 ettari nel lucchese, un’attività gestita fino a quel momento dagli agricoltori, che arriva nelle sue mani al ritorno da Firenze. dove faceva l’indossatrice. “Si trovò di fronte una realtà nuova, tra cui l’impegno di pagare gli stipendi e decise di affittare saloni ed edificio, pur soffrendone – ha aggiunto il marchese -. Questo ha permesso di incrociare tantissimi ospiti, come la contessa Milena,  dama di compagnia della Regina Elena, esperta tarocchista, o l’artista Giò di Busca, che un giorno disegnò la tenuta su una busta arrivata a mamma, opera che oggi è diventata la copertina del libro edito da una casa editrice d’arte”.

Il racconto svela anche una figura che alcuni decenni fa fu al centro della cronaca, il vescovo Milingo, anche lui protagonista dal romanzo-diario: “Posso affermare che tutta la sua storia nasce dalla fama del vescovo, solito fare messe di liberazione molto seguite, che infastidirono l’ambiente e lo descrissero come il possibile autore di uno scisma. Quello che posso dire che venne da noi portato da una donna che voleva salvare la figlia, da tutti considerata posseduta. Mamma era sempre vicino alle donne e accettò di fare questo invito raccogliendosi in preghiera nella cappella della villa. Da quel giorno la ragazza, ormai cresciuta, non ebbe più problemi. Mamma ha vissuto cose bellissime ma anche difficili e le ha sempre affrontate con eleganza”.

Racconti che hanno incantato i soci, coinvolti anche dall’importanza del bon ton: “Ciascuno di noi conosce le regole di comportamento ma oggi quello che bisogna fare è sapersi approcciare agli altri, ma anche verso la propria città e l’ambiente. Importante anche quello che riguarda il mondo dei social – ha concluso – : nessuno può farne più a meno, perché dentro il nostro cellulare c’è tutto. E’ un’appendice che ci collega con gli altri ed offre molti benefici ma è giusto ricordare le buone maniere, perché si rischia di calamitare l’attenzione quando andrebbe data alle persone”.

La serata si è conclusa al Richiastro, dove gli ospiti romani hanno potuto conoscere ed apprezzare le bontà culinarie viterbesi.

Viterbo, 21 marzo 2024

Rotary Club Viterbo – Distretto 2080

 

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