Francesco Biganzoli, il fotografo per eccellenza che ha scelto Viterbo

di Carolina Trenta

francesco biganzoli

L’attività professionale di Francesco Biganzoli, iniziata 45 anni fa, si avvia a raggiungere la prima metà del secolo.

Il suo studio impregnato di rollini è alla vecchia maniera, nella via più pacata del quartiere multietnico di San Faustino, via delle Piagge al civico 11. Un luogo che desta fascino e che nemmeno ti aspetti al quale si accede attraverso un piccolo chiostro, che è stato anche l’ambiente espositivo delle sue mostre temporanee, adesso lo studio ha accesso anche dalla parallela via Lucchi, al n.17.

Dalla sua Nikon sono usciti gli scatti più belli; Francesco Biganzoli è un perfezionista della fotografia, che ha fatto camminare di pari passo la passione con la competenza, privilegiando il metodo tradizionale anche in era di smartphone.

Longilineo ed elegante ha scelto Viterbo, lui che è un uomo del nord, più precisamente del varesotto; asciutto e garbato nel modo di porsi, nella citta dei Papi è arrivato nel 1978 e vi è rimasto. Lo incontriamo nella sua fucina creativa e ripercorriamo  attraverso una piacevole conversazione il suo cammino.

Dalla lontana Lombardia  come è arrivato sino a qui?

Lavoravo come fotografo a Milano, ma quando mi sono accorto che il mio lavoro stava diventando una routine ho deciso di spostarmi in un luogo che mi offrisse più tranquillità. Avevo degli amici a Bolsena e mi sono reso conto che la Tuscia poteva essere la condizione ideale, i suoi scorci bellissimi mi avrebbero permesso di approfondire maggiormente la fotografia, la mia grande passione.

Nel 2008 ha tenuto una grande mostra presso la ex chiesa degli Almadiani e alla Sala Gatti. Sono trascorsi 15 anni, che cosa ha prodotto da allora ad oggi?

 In realtà la prima mostra agli Almadiani è stata nel 1988, quella del 2008 è stata una tappa intermedia. In questi anni ho prodotto tantissimo materiale, per lo più scatti dei paesaggi della zona che faccio vedere sempre molto volentieri ai miei interlocutori del nord d’Italia.

È pronto per un’altra mostra ?

Al momento non saprei dire con precisione, anche se ho molte idee che frullano in testa.

Il suo lavoro è apprezzato e valorizzato dalle istituzioni?

 Ho sempre realizzato le mie iniziative autonomamente senza alcun sostegno di esterni,. Tuttavia, soprattutto in occasione delle mostre, mi sarebbe piaciuto avere un maggiore apprezzamento dalle istituzioni locali; vivo nella Tuscia e il mio lavoro si svolge qui, sarebbe giusto e anche gratificante che siano soprattutto le persone del posto a riconoscere la qualità del mio lavoro.

Nel periodo della pandemia ha organizzato incontri sul ritratto, aperitivi fotografici, a numero chiuso … Adesso che si ricomincia, cosa bolle in pentola?

Durante e dopo il Covid ho ripreso a lavorare soprattutto per una mia scelta: i miei “quaderni”, delle raccolte fotografiche in pezzi unici, sono dei capolavori che tratteggiano  la storia e il costume dei luoghi attraversati, mi creano una soddisfazione immensa. Al momento sto collaborando con “Sangemini Classic”, il festival annuale dell’arte di San Gemini in Umbria, anche se confesso che in questo periodo preferisco curare le mie passioni.

Possiamo dire che la sua sia ancor oggi una fotografia che avvalora un effetto estetico ben articolato in cui non c’è nulla da aggiungere o da togliere. I giovani fotografi privilegiano ancora una disciplina rigorosa nello scatto?

La fotografia oggi purtroppo è stata molto commercializzata; la mentalità è cambiata, chiunque si sente di poter insegnare e fare fotografia, ma non è così. Per svolgere questo lavoro ci vogliono passione e dedizione, il cellulare coglie l’attimo non cattura una emozione.

 Come vive l’integrazione con il quartiere di cui molto si parla?

 Io la vivo sempre con rispetto e tolleranza ma, una volta messo piede qui dentro, sto nel mio mondo. Certamente ho rapporti con gli altri abitanti del quartiere ma passo la maggior parte del mio tempo a lavorare.

Quali sono i suoi progetti lavorativi e il sogno che le piacerebbe realizzare?

 Vorrei portare avanti il più possibile i miei “quaderni” e avere un archivio di file digitali relativi ad essi pronti da lavorare: questo ormai è diventato il mio obiettivo principale, le altre foto che scatto sono  di interesse pubblico o su richiesta. Senza essere frainteso: se mi interessa particolarmente il soggetto scatto di mia spontanea volontà.

E’ riuscito a far appassionare i suoi giovani nipoti alla fotografia?

Con i più piccoli non forzerò mai il discorso, non avendolo fatto neppure con i miei figli … In realtà a pensarci bene qualcuno ha seguito le mie orme perché mio nipote, che vive a Milano, si è perdutamente innamorato della fotografia.

 

Com’è cambiata la Viterbo del terzo millennio? Chi sono i suoi committenti, le istituzioni o il privato?

 Onestamente non mi sembra sia cambiata tanto … la mentalità non è certo delle migliori, ma Viterbo è comunque una città tranquilla in cui si vive bene. Ho fatto scatti per tantissime mostre di arte così come a innumerevoli matrimoni; da chi mi chiama, io vado, non significa solo rendere un servizio professionale,  è soprattutto fissare a largo spettro momenti formali ed emozionali della vita di ognuno.

Se si guarda dentro qual è lo scatto che è rimasto indelebile?

 In ogni scatto che faccio ci metto una componente emotiva, quindi mi è molto difficile scegliere. Tuttavia, una foto mi appare nitida è “l’Inno all’amore e alla maternità”, che ritrae la felicità di mia figlia durante la gravidanza.

 La scelta di un giovane dipende anche dalla fortuna di incontrare un grande maestro. C’è un suo allievo divenuto un eccellente fotografo grazie alla sua scuola che ci vuole ricordare? E chi è stato il suo maestro?

 Il mio maestro è stato il mio datore di lavoro di Milano, Luciano Ferri, nel cui studio sono stato per molti anni. Penso che ogni giovane fotografo abbia un suo stile personale da coltivare e rendere unico, non voglio nominare nessuno dei miei allievi perché sono convinto dell’unicità di ognuno di loro!  Quei giovani sono oggi degli adulti maturi, realizzati in quel contesto o in altri ambiti di vita, ove comunque la fotografia rimane una passione.

Attraverso i suoi scatti che scorrono nel nostro incontro e coprono le pareti del suo studio Francesco Biganzoli  trasmette l’amore per il nostro territorio e per il suo mestiere affine all’arte, svolto sempre con passione e con quel savoir faire tipico di un vero maestro.

Arte e Artisti

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI