Si chiama “Casanova”, al secolo Antonio Citerna, l’ultimo vetturino di Viterbo. Nel 1960 il Comune gli concede un piccolo vitalizio, ampiamente meritato dopo aver trascorso cinquanta anni a trasportare generazioni di turisti, uomini d’affari, coppie di fidanzati. Il 29 settembre il Messaggero dà la notizia che “Casanova” andrà in pensione insieme al suo inseparabile destriero, soppiantato dal rombo e dal fumo delle auto. E’ l’addio a ”L’ultima Carrozzella”, come titola il giornale richiamando il notissimo film di Mario Mattoli del ’43, protagonisti Anna Magnani e Aldo Fabrizi.
foto archivio Mauro Galeotti
L’articolo del 29 settembre su il Messaggero
E’ di questi giorni la notizia dell’approvazione da parte del Consiglio comunale di un modesto contributo a favore dell’ultima carrozzella della nostra città, tenuta da ormai più di cinquanta anni dal sig. Antonio Citerna, meglio conosciuto con l’appellativo di “Casanova”. Questa tipica figura viterbese è rimasta tradizionalmente attaccata al suo ormai sorpassato mestiere e continua, con una costanza degna della massima ammirazione, a girare per le vie cittadine portando talvolta qualche romantico che preferisce la tranquillità del mezzo alla velocità delle auto. Sono ormai più di cinquanta anni che “Casanova” pratica tale mestiere; nei primi tempi, quando non esistevano a Viterbo le autopubbliche, il lavoro rendeva abbastanza bene e si contavano allora parecchie carrozzelle. Poi, con l’avvento della meccanizzazione, inevitabilmente la loro stella è incominciata a declinare. E non si chiedeva la maggiore fretta possibile da parte di coloro – oggi sono in pochi – che non si servivano più del mezzo trainato dal nobile quadrupete. Ad eccezione talvolta di coppiette di innamorati, che preferivano il romantico trotto del cavallo allo sferragliare dei motori a scoppio. Una specie di risveglio si ebbe nell’immediato dopoguerra, quando in seguito delle tremende distruzioni di cui era stata soggetta la nostra città, le carrozzelle erano rimaste unici mezzi di locomozione; ma ciò fu di breve durata poiché ben presto fu di nuovo la volta delle auto, ancora più perfezionate e veloci; man mano che il tempo passava le carrozzelle cominciarono a diradarsi; infatti molti cocchieri preferivano scegliere un lavoro più sicuro e redditizio. Rimasero così in pochi ed oggi il solo “Casanova” perpetua nel tempo a nobile ed antica tradizione. Il contributo del Comune, se pur modesto a qualcosa è servito; ha fatto cioè ricordare a tutti che ciò che fu un tempo non va dimenticato, ma anzi va incoraggiato. Auguri, dunque, al caro “Casanova”, che possa continuare a girare con la sua tipica figura ancora per lungo tempo lungo le nostre strade.
*Luciano Costantini, giornalista professionista, ha lavorato in qualità di vice capo servizio presso la redazione centrale de Il Messaggero, occupandosi di sindacato ed economia. Rientrato a Viterbo, firma in qualità di direttore editoriale la testata TusciaUp. La sua grande passione per la storia è raccolta in tre libri: Il giorno che accecai il Duce, Fuori le donne dal palazzo dei Priori, l’ultimo pubblicato“O Dio con Noi o tutti in cenere”, tutti editi da Sette Città. Echi di cronaca del secondo dopoguerra è la rubrica periodica su questa testata, in cui racconta aneddoti e fatti di quel periodo storico riportati proprio dal quotidiano romano in cui ha vissuto il suo cammino professionale.
Documentazione tratta dalla ricerca d’archivio presso la Biblioteca di Viterbo.