A Celleno nel Borgo Fantasma riemerge l’antichissima Chiesa di San Michele Arcangelo

Sorprendente scoperta fatta a Celleno da architetti e archeologi impegnati a consolidare la chiesa di San Donato. Dai documenti di archivio si avevano frammentarie notizie di una chiesa o meglio di una cripta annessa alla chiesa madre di Celleno. Di questo spazio sacro si erano perse le tracce quando l’edificio crollò nel 1944 anticipando di pochi anni il destino di tutto l’antico insediamento di Celleno, oggi meglio conosciuto come Borgo Fantasma. Dopo un lungo periodo di oblio e di saccheggi, finalmente negli ultimi anni, l’amministrazione comunale ha intrapreso un’azione di recupero e valorizzazione cercando di salvare quanto possibile della struttura. “Siamo sorpresi e felici di questa scoperta” afferma il sindaco Marco Bianchi, “stiamo continuando con i lavori sperando di rendere fruibile questo spazio ai visitatori, in assoluta sicurezza. Purtroppo decenni di abbandono, gli eventi sismici e le particolari condizioni orografiche non hanno aiutato a salvare la chiesa, ma stiamo facendo tutto il possibile, con le risorse a disposizione, per completare i lavori ed incrementare le dotazioni del Borgo Fantasma. Negli ultimi tre mesi” continua il sindaco, “è stato incessante il lavoro di scavo archeologico diretto dalla società di ingegneria Alma Civita Studio congiuntamente all’Università degli Studi della Tuscia Università degli Studi della Tuscia , in particolare dal prof. Giuseppe Romagnoli , instancabile studioso di questo sito. Andando avanti con gli scavi ci siamo inaspettatamente trovati una chiesa inferiore con un’altezza di almeno 5 metri. I documenti di archivio ed i professionisti impegnati ci dicono che la chiesa aveva un ingresso separato con accesso dal versante nord. Già però alla fine dell’Ottocento il Vescovo fece chiudere questo spazio sia perché destinato ad usi impropri, sia per la difficoltà di accedervi. Alla straordinarietà della notizia di una chiesa inferiore si affiancano ritrovamenti di materiali lapidei di pregevole fattura scultorea, alcuni dei quali del periodo longobardo, che attestano, senza ombra di dubbio, che su questa rocca c’è stata continuità di vita a partire dal periodo etrusco fino ai nostri giorni”.
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