Mirko Pacioni: come custodire il Museo Naturalistico di Lubriano

Monica Arigoni

Mirko Pacioni, 41 anni, di formazione agronomo-forestale e guida ambientale escursionistica in un’area compresa tra l’Alto Lazio e la Valle dei Calanchi. Alleva api per produrre miele e altri prodotti, gestendo circa quaranta alveari. Lavora in proprio, proponendo ad enti locali e soggetti privati del settore progetti per la valorizzazione e la tutela del territorio, in particolare in ambito naturalistico. Dal 2009 è incaricato della direzione tecnico-scientifica del Museo naturalistico di Lubriano.

“Ho iniziato a svolgere attività di guida ambientale escursionistica in un’area compresa tra l’Alto Lazio, il comprensorio Orvietano e la Valle dei Calanchi che, con i suoi borghi limitrofi fu da subito tra i luoghi più frequentati con i miei gruppi. Tale frequentazione mi consentì di incontrare il sindaco di Lubriano di quel tempo, Valentino Gasparri, il quale mi parlò del progetto che stavano portando a termine: il Museo naturalistico con il percorso escursionistico delle Acque, dei Fiori, dei Frutti e delle Erbe mangerecce. Dal 2009, anno di inaugurazione del Museo, fui incaricato della direzione tecnico-scientifica”.

Il Museo naturalistico di Lubriano è un museo all’aria aperta, che favorisce la ricerca scientifica, la scoperta della natura circostante e lo studio del territorio. Nasce come museo-centro studi ed è costituito da una sede museale nei pressi del centro storico di Lubriano, dove è possibile trovare tutti gli elementi necessari alla comprensione degli ambienti naturali che si possono ammirare dai belvedere del paese: pannelli divulgativi, mappe del percorso, internet point, erbario didattico, microscopi, biblioteca scientifica, una piccola collezione di rocce e reperti geologici e audio-guide in quattro lingue. “I visitatori sono accolti nella sede museale dove vengono fornite loro tutte le informazioni utili per la visita del territorio, i prodotti tipici e le strutture ricettive. Ci tengo a dire che il museo è stato progettato per favorire l’accessibilità di soggetti disabili, con l’ascensore presso la sede museale e pannelli in braille per non vedenti, sia presso la sede che nei punti espositivi lungo il percorso escursionistico. Inoltre tutti i punti espositivi esterni sono raggiungibili con un mezzo per l’eventuale trasporto di disabili carrozzati”.

Lubriano è la più bella e suggestiva terrazza sulla spettacolare Valle dei Calanchi, con vista panoramica dell’affascinante Civita di Bagnoregio. “In generale, ai visitatori consiglio la percorrenza dell’itinerario escursionistico: 3 km di saliscendi immersi nella natura, sovrastati dalla rupe di Lubriano con vista panoramica del lato nord di Civita di Bagnoregio. Per chi ha meno tempo consiglio invece una passeggiata al centro storico che in pratica è un affaccio continuo e spettacolare sulla Valle dei Calanchi. A mio avviso il territorio di Lubriano raccoglie oggi soltanto una minima parte dei potenziali frutti derivanti dalla vicinanza con Civita di Bagnoregio. E ciò avviene non già per ricaduta automatica, ma perché nell’area di Lubriano sono state potenziate strutture pubbliche per l’accoglienza (es. area camper) e sono in attività tante strutture ricettive di ogni categoria, ovvero per tutte le tasche. Il target di turismo di massa che sta facendo la fortuna di Civita di Bagnoregio non si addice molto a Lubriano che invece, in virtù degli spazi ridotti, può puntare su un turismo di qualità, proponendo il meglio di sé attraverso le architetture medievali, i prodotti tipici, l’accoglienza professionale dei visitatori, il panorama e il paesaggio. È infatti indiscutibilmente la più bella terrazza sulla Valle dei Calanchi con l’intento di favorirne la frequentazione. I calanchi sono creste che si formano su terreni argillosi a causa del dilavamento dei suoli medesimi, dovuto al ruscellamento delle acque piovane ma anche allo scorrimento di acque correnti, a naturali fenomeni franosi e persino al vento. Le argille presenti nella nostra area possiedono una notevole percentuale di contenuto sabbioso e la loro presenza qui oggi è dovuta al fatto che questa porzione dell’Italia centrale in epoca pliocenica, circa due milioni di anni fa, si trovava praticamente sui fondali del mare, che regredendo poi nella posizione attuale, nell’arco di centinaia di migliaia di anni, ci ha lasciato appunto suoli argillosi. In seguito fenomeni erosivi, eventi franosi e scorrimento delle acque, hanno modificato le forme del paesaggio rendendolo come lo possiamo ammirare oggi. Assolutamente una terra in continuo divenire, uno spettacolare esempio di equilibri dinamici della natura”.

La nascita del Museo ha consentito il recupero di alcune strutture rurali, la prima delle quali è stata la sede museale, in piazza Col di Lana n.12, una vecchia abitazione che è stata trasformata nel punto di partenza del percorso museale. “Lungo l’itinerario escursionistico sono stati recuperati e resi fruibili fontanili e lavatoi, tra i quali il più importante è senza dubbio quello della Sorgente di Rigo. Poi la Casetta-Foresteria del Giardino dei Frutti Perduti e il Casottino dove si trovavano le Pompe Idrauliche di inizi ‘900. Un sito importantissimo in quanto la Fontana della Pucciotta, simbolo di Lubriano, posta in piazza San Giovanni Battista nel centro storico, riceve ancora oggi limpide acque provenienti dalla Sorgente di Rigo, seppure sospinte da pompe elettriche. Nel 1905 furono messe in funzione le pompe idrauliche che, essendo poste quasi a fondo valle, riuscivano ad azionare le turbine al loro interno grazie alla forza di caduta delle acque sorgive, poste un po’ più a monte. Grazie alla spinta delle pompe, l’acqua “magicamente” giunse in paese. Decisamente una conquista epocale, un esempio ante litteram di utilizzo sostenibile delle risorse naturali. Recentemente è stata restaurata anche la Fontana Vecchia, importante anche sotto il profilo storico-archeologico, in quanto in epoca romana fu luogo di culto delle acque. Questi siti sono oggi punti di interpretazione tematica del territorio. Fondamentale è stata dal 2009 ad oggi la continuità dell’impegno delle amministrazioni comunali che si sono succedute, sia come sostegno diretto al museo, sia come progettazione al di fuori delle attività museali, ma dedicata ugualmente ad uno sviluppo territoriale basato sulla filiera ambiente-turismo-cultura. In questo senso colgo l’occasione per ringraziare l’ex sindaco Giuseppe Pagliaccia”.

Con il suo Percorso delle Acque, dei Fiori, dei Frutti e delle Erbe mangerecce, il Museo Naturalistico punta ad offrire ai visitatori iniziative di diverso tenore nel periodo di apertura tra marzo e ottobre: dalle escursioni guidate ai laboratori didattici, passando per eventi culturali quali mostre fotografiche, performance teatrali e presentazioni di libri. Grande importanza rivestono anche i Corsi di Apicoltura biologica. “Il nostro piccolo apiario è posto lungo il percorso museale e non supera al momento le sei arnie, seppure è in programma un suo ampliamento. Ad oggi le arnie presenti sono state più che sufficienti per le esercitazioni pratiche dei corsi di apicoltura. Della gestione di queste famiglie di api me ne occupo io. I primi corsi di formazione in ambito apistico li abbiamo promossi a novembre 2011 e l’ultimo è stato effettuato a marzo 2017. Il riscontro è stato importante, 237 iscrizioni da 13 diverse regioni d’Italia, a testimonianza di quanto sia importante l’interesse a livello nazionale per la materia stessa e i tanti aspetti correlati: da quelli scientifici a quelli commerciali, passando per quelli educativi. Ritengo che tra gli obiettivi più importanti raggiunti con lo svolgimento di queste attività ci sia l’aver diffuso cultura apistica, prima ancora persino dell’allevamento delle api stesse”.

Da sempre la didattica è un punto di forza del Museo, che propone attività rivolte agli studenti di ogni ordine e grado. “Dei diversi moduli didattici io curo quello sulle api e il miele; tutti gli altri sono organizzati ed effettuati sul campo dalle operatrici museali, senza le quali nulla sarebbe possibile. Le proposte tematiche, riferite ovviamente al territorio vanno dai colori della terra fino ai primi rudimenti di cartografia e utilizzo della bussola per l’orientamento; dagli inchiostri naturali alla coltivazione dell’olivo e produzione di olio extravergine di oliva, dal giardino dei calanchi fino alla manipolazione dall’argilla quale materia principe per la realizzazione di forme, ed infine attività per il riciclo, riutilizzo, e recupero dei materiali”.

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