Andrea Meroi, bandiera e capitano della Stella Azzurra: “Io quello stemma me lo porto dentro”

di Cristiano Politini

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La Stella Azurra Viterbo al suo Capitano Andrea Meroi con riconoscenza, per la sua storia biancostellata fatta di 300 maglie portate con orgoglio e passione

È questa la frase incisa sulla targa che la società Stella Azzurra Viterbo ha donato al suo capitano Andrea Meroi nell’intervallo della gara contro Mondragone. Meroi, classe 1993, viterbese doc, ruolo play, ha tagliato il traguardo delle 300 casacche con la maglia della “Stella”, come ama chiamarla lui. Il basket Andrea Meroi ce lo ha dentro, è una passione che nasce da bambino, con lo stemma della Stella Azzurra che lo accompagna ormai da una vita intera. Il percorso è condiviso con il papà Marcello, punto fermo della società di via dei Monti Cimini che si impegna da decenni nella realizzazione del progetto Stella Azzurra. Ma al minibasket, per la prima volta, si affaccia grazie alla mamma Anna Rita, anche lei, insieme alla sorella Elena, oggi sempre presente a ogni gara sugli spalti a sostenerlo. Il percorso di Andrea inizia al minibasket della palestra della scuola elementare “Silvio Canevari”, a due passi da casa Meroi, nel quartiere dei Cappuccini, dove Andrea vive e respira la sua Viterbo, città amata e della quale porta con vanto i colori della squadra di basket su e giù per lo Stivale. Dopo la trafila nel settore giovanile biancoblu, ecco la chiamata nel roster della prima squadra. Era il 2011 e lui con la maglia della sua città gioca nel campionato DNC, poi vince due volte la C Gold conquistando due promozioni storiche in serie B. Per conoscerlo meglio partiamo dagli albori e dalla scintilla che ha fatto nascere una storia d’amore lunga 300 partite…

ANDREA MEROI 5.jpg LA TARGA DELLE 300 PARTITE

Andrea, com’è nata la tua passione per la pallacanestro?
È nata un po’ per caso. All’età di 6 anni fu mia mamma a portarmi agli allenamenti del MiniBasket della Virtus Viterbo che si tenevano presso la palestra della Scuola Elementare Silvio Canevari. È iniziato quindi per gioco e poi, con il passare degli anni, la pallacanestro è diventata una parte importante della mia vita, un impegno quotidiano che ha appassionato, oltre me, anche tutta la mia famiglia.

La prima volta che sei sceso in campo indossando la maglia, ricordi la data e con chi? 
Non ricordo la data precisa, ma so che era la stagione 2011/2012 e la Stella militava nel campionato DNC Nazionale. Giocavamo in casa contro Gaeta, entrai e segnai anche 2 punti, ma purtroppo il risultato finale non ci sorrise.

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Guardando indietro al tuo percorso, qual è stato il momento più significativo delle 300 partite?
Ci sono stati sicuramente molti momenti importanti e pieni di significato, come ad esempio la promozione in Serie B contro la Luiss a Roma con tanti tifosi che ci hanno seguito in trasferta. Al tempo ero ancora Under ed ero in panchina. Perciò se devo sceglierne proprio uno in particolare, direi il 28 maggio 2023, con la vittoria a Viterbo contro Frascati, in un PalaMalé pieno in ogni ordine di posto. Da capitano e viterbese, vincere una serie Playoff per approdare nuovamente in Serie B, seppur Interregionale, è stata e sarà per sempre un’emozione unica.

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Kobe Bryant lo hai dichiarato il tuo idolo, quanto ha inciso nella tua storia sportiva?
All’inizio ero semplicemente affascinato dalle sue gesta sportive, tifavo per lui e per i Lakers. Poi pian piano ho iniziato anche a informarmi, attraverso libri e documentari, su chi era realmente Kobe Bryant, su come approcciava al basket e alla vita stessa. Sportivamente diciamo che quello che ho “rubato” è stata in parte l’etica del lavoro, soprattutto negli anni dove scendevo poco in campo e quindi era necessario imparare dai più grandi, sfruttare al meglio tutte le occasioni possibili. Questo poi va messo ovviamente anche nella vita di tutti i giorni. Una sua frase che mi ha particolarmente colpito e che mi ispira è: “Cerca di essere migliore oggi rispetto a quanto lo fossi ieri”.

Quando ti sei accorto che qualcosa stava cambiando e che avresti potuto dedicare la tua vita al basket?
Come spiegavo, il basket fa parte della mia vita da ormai quasi 26 anni. Uscivo da scuola e andavo agli allenamenti, all’università frequentavo poco le lezioni perché capitava che si facesse doppio allenamento e quindi anche la mattina ero al “palazzetto”. Oggi, anche con il lavoro, riesco per fortuna a organizzarmi nel migliore dei modi e posso così continuare a praticarlo. Forse il momento in cui ho capito che poteva diventare un impegno serio a tutti gli effetti è stato quando l’andare a giocare in trasferta, ad esempio il sabato pomeriggio, sacrificando momenti con gli amici, non era affatto pesante o un problema.

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Con chi socializzi di più dei tuoi compagni di squadra?
Devo ammettere che ho un buon rapporto con tutti i miei compagni. Ogni anno riusciamo a creare veramente un bel gruppo e poi questo traspare in campo. Se devo fare un nome, direi Leonardo Casanova. Essendo anche lui di Viterbo, seppur abbiamo cinque anni di differenza, sono tante le stagioni che abbiamo vissuto insieme, sia in campo che fuori.

Chi ti impressiona di più nel roster di quest’anno?
Siamo una squadra ben strutturata dove ognuno ha caratteristiche che si completano a vicenda. Non c’è qualcuno che vuole prevalere sugli altri e questo sicuramente è un valore aggiunto non da poco.

Il tuo futuro lo immagini sempre a Viterbo?
Viterbo è casa mia, lavoro qui e ad oggi non c’è alcuna intenzione di allontanarmi.

Cosa ami di più di questa città?
Penso che sia perfettamente a misura d’uomo o almeno per le mie necessità. È una città molto tranquilla e la qualità della vita è ottima. È a due passi da Roma, è circondata da laghi e montagne e con neanche trenta minuti sei al mare. Insomma, la consiglierei a chiunque.

Ti pare che nello sport, il tuo in particolare, ci sia il sostegno di sponsor e istituzioni viterbesi?
Parlando di sponsor, posso solo che rispondere positivamente alla domanda. Sono anni che la società ha alle sue spalle imprenditori di Viterbo e della provincia che sostengono attivamente, in modo serio e convinto, il marchio Stella Azzurra Viterbo. Ciò non porta solo valore economico, ma dà la possibilità a una realtà come la nostra di poter costruire progetti a lungo termine, sia per la prima squadra sia soprattutto per il movimento giovanile. Il tutto si rispecchia poi nel tanto pubblico che la domenica viene a sostenerci. Vedere il Palazzetto sempre pieno è un’enorme iniezione di fiducia, ma anche di responsabilità verso Viterbo e i suoi colori. Per quanto riguarda le istituzioni, non credo di essere la persona più adatta a parlare di ciò, con loro si interfaccia direttamente la società.

Quali sono le problematiche in sospeso?
Posso aggiungere che, vivendo il PalaMalè da ormai tanti anni, ancora non si è risolto il problema del riscaldamento. Nell’ultimo anno sono stati fatti i lavori grazie ai fondi del PNRR, ma finora continuiamo ad allenarci a temperature vicine allo 0°, indossando felpe, maglie termiche e cappelli. Speriamo si risolva il tutto al più presto e nel migliore dei modi.  A noi giocatori fa molto piacere l’occasione che si crea da alcuni anni con il Comune di Viterbo, ovvero quella della presentazione della squadra nella Sala Regia, una location bellissima dove dare il via alla nuova stagione.

Dovendo sognare alla grande, cosa ti immagini per la Stella Azzurra e per te?
So che c’è un progetto triennale, iniziato quest’anno, per provare a salire di nuovo di categoria. Il cammino è ancora lungo e non sarà sicuramente semplice, ma credo che con la programmazione che ha contraddistinto la società in questi anni, potremmo toglierci grandi soddisfazioni. Per quanto riguarda me, mi auguro di poter vivere queste soddisfazioni ancora al fianco della “Stella”, o sempre dall’interno o come semplice tifoso, perché l’amore per questi colori non svanirà mai.

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