Sono trascorsi 67 anni dall’apertura e 30 dalla chiusura delle Terme Inps di Viterbo. Impianto, una volta, tra i più moderni e attrezzati del Paese. Suscita emozione rileggere l’articolo di inaugurazione (alla presenza dell’immancabile, Giulio Andreotti) apparso su Messaggero del 24 novembre ’56 a firma dell’inviato, Giuliano Ongaro, ma c’è pure legittima indignazione se solo si riflette sullo stato di assurdo abbandono della struttura, consumata, oltre che dal tempo, dalla incuria e dall’inerzia della classe politica tutta, incapace in tre decenni di ridare vita a un asset che garantiva anche un ritorno economico e turistico alla città. Nell’articolo si scrive anche di primo, significativo passo verso la realizzazione di una “Città termale”. Passaggio che suona come una beffa, ma pure come capo d’accusa per la classe dirigente di ieri e di oggi. (L.C.)
di Giuliano Ongaro – Il Messaggero del 24 novembre ’56
Questa mattina il ministro Andreotti è a Viterbo per inaugurare quello stabilimento che l’Istituto per la Previdenza Sociale ha realizzato nella zona termale a completamento della qualitativa attrezzatura con la quale attua l’assistenza balneo-termale per la prevenzione della invalidità. Abbiamo già rilevato, ieri, come lo stabilimento che da oggi inizia ufficialmente la sua vita – ma qualche turno già vi è stato attuato, a titolo di esperimento – sia il quinto dell’Istituto. Logico quindi che nella sua realizzazione siano stati tenuti presenti non solo tutti i suggerimenti da una sviluppata ed inedita tecnica al riguardo, nell’impiego di quanto più o meno esiste in ogni settore, ma è stato fatto tesoro dell’esperienza ormai pluriennale degli stabilimenti e delle esigenze caratteristiche di una clientela in aumento. Con il risultato che potranno vedere le autorità e gli invitati alla cerimonia odierna e soprattutto come potranno constatare i tanti assistiti che nei prossimi mesi beneficeranno dell’attrezzatura, di avere a disposizione un nuovo, modernissimo mezzo nella quotidiana lotta intrapresa contro una delle malattie più diffuse nel mondo. Un suggestivo depliant curato dall’ufficio stampa per l’occasione riporta in brevi termini l’elenco delle malattie che potranno trovare nelle salutari acque di Viterbo, famose nei secoli come testimoniano i numerosi scrittori romani e i resti delle antiche terme, il rimedio più efficace. Con la balneo-fangoterapia vengono curati: reumatismo articolare acuto; pseudoreumatismi; artrite reumatoide a decorso e diabete dei grassi e degli artritici; nefriti subacute e croniche con ritenzione azotata o salina; ipertensione con lieve arteriosclerosi e ipertonia; ipercloridria con ipersecrezione; bronchiti croniche. E’ dunque una vasta gamma di malattie che, con il tempestivo intervento delle cure termali, possono essere efficacemente combattute evitando, ritardando o attenuando uno stato invalidante del lavoratore: ecco perché tanto interesse vi dedica l’Istituto. Lo stabilimento, costato quasi 400 milioni solo per le strutture edilizie, sorge a poca distanza dalla sorgente più caratteristica di tutta la zona termale, quella del Bullicame. Si innalza in una vasta area, immerso in un ampio parco che dà a tutto l’ambiente un aspetto riposante ed accogliente, reso ancor più piacevole dalla visione incantevole, come sfondo, dei Monti Cimini. E’ stato realizzato lungo la strada che conduce a Tuscania, a circa 3 km. dall’abitato; la distanza ridotta, percorsa dai mezzi di trasporto pubblici adeguati, facilita i collegamenti. Come attrezzatura il nuovo stabilimento è in grado di ospitare, con il maggior conforto, 150 persone contemporaneamente: poiché i turni previsti sono venti di 13 giorni ciascuno, è facile calcolare il contributo che il nuovo stabilimento viene a dare all’assistenza specifica dell’Istituto, ormai avviata – come abbiamo visto ieri – a superare le 50mila unità annue. Ampi e luminosi saloni, ambienti signorilmente arredati, conforti modernissimi fanno dello stabilimento una casa di cura di primissima categoria, dove l’assistito – che si noti bene non viene a spendere neppure una lira, tutto essendo gratuito, dal viaggio al soggiorno e alle cure – ha proprio la sensazione di essere ospite gradito in un’oasi di riposo, offertagli all’infuori delle annuali ferie, per ritemprare il suo organismo e tornare al lavoro in piena efficienza. Se l’ambiente è all’altezza della situazione, forse di più si può dire è stato fatto con l’attrezzatura delle cure, che consistono in 18 triplici impianti, costituiti da un bagno accanto al quale è stata disposta la doccia e infine una sala per la prima reazione. Un complesso che, pur essendo diviso, consente il più razionale spostamento con sensibile guadagno di tempo e maggiore praticità e comodità. Per la fangoterapia e per le cure in grotta sudatoria è utilizzata l’acqua del Bullicame (che è solfato-alcalino-terrosa, esalante idrogeno solforato alla temperatura di 61°) ed i fanghi naturali estratti dal cratere termale del Bagnaccio. L’inizio dell’attività allo stabilimento dell’Inps è poi salutato con viva simpatia dai viterbesi tutti perché lo ritengono capace di avviare il più vasto problema della loro zona termale verso l’auspicata soluzione integrale che dovrebbe, a distanza più o meno lunga di anni, vedere sorgere una vera e propria “città termale” dignitosamente collegata con il centro cittadino e meta di un flusso di clienti che, unito al movimento turistico, dovrebbe dare alla città tutta un impulso economico di notevolissima importanza.

*Luciano Costantini, giornalista professionista, ha lavorato in qualità di vice capo servizio presso la redazione centrale de Il Messaggero, occupandosi di sindacato ed economia. Rientrato in sede stabile a Viterbo, firma in qualità di direttore editoriale la testata TusciaUp. La sua grande passione per la storia è raccolta in tre libri: Il giorno che accecai il Duce, Fuori le donne dal palazzo dei Priori, l’ultimo pubblicato“O Dio con Noi o tutti in cenere”, tutti editi da Sette Città. Echi di cronaca del secondo dopoguerra è la rubrica periodica su questa testata, in cui racconta aneddoti e fatti di quel periodo storico riportati proprio dal quotidiano romano in cui ha vissuto il suo cammino professionale.
Documentazione tratta dalla ricerca d’archivio presso la Biblioteca di Viterbo.


























