Viterbo,“Borgo della cultura”addio? Forse no

di Luciano Costantini

ospedale grande degli infermi viterbo

I soldi c’erano, poi sono spariti, ora sono tornati. Sembrerebbe l’infido gioco del “carta vince, carta perde” applicato alla politica amministrativa. Nei fatti parliamo del meccanismo e della tempistica legati al “Borgo della cultura”, progetto da 40 milioni di euro, al momento realizzato esclusivamente sulla carta. Il 1 giugno del 2021 viene presentato, in pompa magna, nella sala Alessandro IV° di palazzo dei Papi. Ci sono il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il direttore della Asl viterbese Daniela Donetti, il sindaco di Viterbo Giovanni Arena, il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini in diretta streaming. Attorniati da uno stuolo di autorità. Finalmente a 30 anni dalla chiusura, il vecchio ospedale Grande potrà tornare a vivere sotto forma di hub culturale esteso su 8.000 metri quadrati: archivio di Stato, soprintendenza, biblioteca provinciale, museo virtuale, laboratori e servizi di informatica, sale di lettura, un piccolo teatro, un centro per il restauro. Costo dell’opera 40 milioni, divisi tra Stato e Regione. Tempi di realizzazione, cinque anni. Roba da lasciare positivamente esterefatti. Zingaretti definisce “storica la giornata”; “un’opera che merita di essere conclusa in fretta”, sentenzia Franceschini; il sindaco Arena si spinge perfino a proporre di “intitolare una sala a Carla Fracci”.

Dubbi, perplessità, una latente rassegnazione si fanno strada in quasi due anni e mezzo di stop, anche perché nel frattempo l’amministrazione regionale è cambiata. Pessimismo accentuato da una chiara dichiarazione – siamo nello scorso giugno – del consigliere regionale, Daniele Sabatini (Fratelli d’Italia): “I conti vanno rifatti, il progetto del Borgo è congelato”. In altre parole, i soldi stanziati non ci sono più in quanto bisogna rifare i conti. A distanza di sei mesi però sarebbero tornati grazie ad un’intesa tra la Regione oggi guidata da Francesco Rocca e Giorgia Meloni. Come? E’ lo stesso Sabatini a spiegarlo: “E’ il risultato di un’intesa tra istituzioni, che si chiama Accordo di Coesione, e nel caso del Borgo della Cultura, prevede lo stanziamento di più di 18 milioni di euro da parte della Pisana. Altri 20 sono stati confermati dal ministero della Cultura. In tutto circa 40 milioni.

La cifra, che lo scorso giugno non era possibile quantificare e stanziare, l’abbiamo fissata a dicembre. Adesso Regione e ministero stanno lavorando per vedere come muoversi: se mettere insieme le risorse e centralizzare gli interventi oppure se debba essere ognuno dei due soggetti a occuparsi della gestione dei propri fondi impegnandoli in lotti funzionali”. Impossibile immaginare una data di inizio e una data di fine lavori proprio perché non è stata definita la cabina di regia: se debba essere unica o doppia. Certo è praticamente impossibile che possa essere rispettata la tabella di marcia che prevede la consegna del Borgo per la fine 2026. Ma, attenzione, i tempi non potranno essere sforati di molto perché il protocollo di intesa stipulato tra Regioni e il ministro per le Politiche di Coesione, Raffaele Fitto, stabilisce chiaramente che i soldi fissati per gli investimenti debbano essere spesi in base alla calendarizzazione delle opere. In caso contrario, le risorse saranno ritirate e il costo delle stesse accollato alle Regioni”. Come dire, addio Borgo della Cultura. E non solo.

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