Visto da noi: Gli Uomini D’Oro, un sorprendente e inaspettato noir all’italiana

di Nicole Chiassarini

Gli Uomini D’Oro è il secondo film di Vincenzo Alfieri, con Fabio De Luigi, Giampaolo Morelli, Giuseppe Ragone, Edoardo Leo e Gianmarco Tognazzi. Un Caper Movie – sottogenere cinematografico del film Thriller – in piena regola che vede come protagonisti un gruppo di uomini disperati, disposti a tutto pur di poter vivere, e far vivere, una vita migliore.

Siamo a Torino, nel 1996. Luigi, il Playboy, è un impiegato delle Poste che si occupa di guidare il furgone portavalori. Gli mancano tre mesi alla pensione e già si vede gestire un chiringuito in Costa Rica insieme all’amico Luciano. Ma il ministro Dini, che Luigi definisce “uno che non l’ha eletto nessuno”, aumenta di altri dieci anni l’età pensionabile. Dopo le più disparate lamentele Luigi si renderà conto che per poter inseguire il suo sogno ha una sola opzione: rapinare l’ufficio postale impossessandosi dei soldi che trasposta per mestiere. Alvise, il Cacciatore, da sempre accompagna il furgone guidato da Luigi, ma, per poter regalare uno stile di vita e decoro borghese alla moglie e alla figlia, è costretto a svolgere altri due lavori. Sarà, infatti, lui ad avere l’idea, quasi per sbaglio, per mettere a segno il colpo grosso, in cambio di una parte del bottino. Nicola, il Lupo, è un ex pugile che gestisce insieme ad Alvise un locale country western: anche lui entrerà a far parete dello schema criminale. Ma l’esito della rapina sarà del tutto inaspettato e da scoprire.

La regia e il montaggio di Alfieri hanno dato vita ad una pellicola incredibile, in grado di tener testa anche ai migliori film noir americani, del cui genere hanno una discreta esperienza. Ciò che veramente importa in questo film non è la rapina, ma le persone dietro di essa. Per questo il regista si ispira a Rapina a Mano Armata di Stanley Kubrick, dove la rapina è presente, visibile, ma che lo spettatore ignora e si concentra sulle dinamiche che hanno portato i personaggi a quella decisione.

La suddivisione in capitoli è un’idea vista più volte all’interno del cinema, ma anche in questo caso risulta geniale spiegando al meglio i tre punti di vista dei protagonisti. Il racconto del colpo attraverso occhi diversi è un grande fattore di suspense in grado di tenere lo spettatore fisso sullo schermo in modo tale da captare ogni singolo dettaglio, conoscere al meglio ciascun personaggio, la propria psiche e le proprie preoccupazioni. La tensione è girata e vissuta in tre modi completamente differenti: uno più pop, uno più angosciato e uno più action. Ed è anche per questo che la divisione in capitoli funziona, per poter raccontare al meglio quella che è una storia complessa, con tante dinamiche in ballo. Anche la scelta dei personaggi è inaspettatamente perfetta. Abituati a vederli soprattutto in commedie, i protagonisti hanno saputo gestire le scene con una serietà incredibile, rendendosi quasi irriconoscibili agli occhi dello spettatore. Un eccellente Fabio De Luigi che abbandona la sua maschera da “buono” per un personaggio colmo di paturnie, dolore e difficoltà, interpretando il ruolo del Cacciatore con estrema immedesimazione e intensità. Anche Edoardo Leo, dopo l’incredibile successo con la trilogia di Smetto Quando Voglio, ha dimostrato la sua versatilità con un personaggio misterioso, difficile e ugualmente circondato da problemi e preoccupazioni. Ed infine Giampaolo Morelli, nei panni di un playboy dal marcato accento napoletano. Un’interpretazione incredibile di un uomo arrabbiato con tutto e tutti; ma allo stesso tempo fonte di comicità, assieme all’amico Luciano (interpretato da Giuseppe Ragone), forse gli unici momenti dai quali il film si discostava leggermente dal peso del noir per ricordare che nonostante tutto la comicità italiana è perfetta per ogni occasione.

Un’ulteriore nota di merito per la fotografia, eccellente e molto espressiva. Fonte primaria di trepidazione e incredibilmente avvolgente. Diversa per ciascun personaggio, da più accesa nei momenti di tranquillità a incredibilmente cupa negli attimi di tensione. Capace anche di immedesimare lo spettatore all’interno dello stesso ambiente dei personaggi, gli anni Novanta. Un lavoro studiato con minuziosità che ha portato anche la colonna sonora a risultare perfetta e totalmente immersiva, trasportando la mente di chi guarda a ventitré anni fa, quando si ballava la musica Dance in discoteca e il Fluo era più sgargiante che mai.

Gli Uomini D’Oro è anche un racconto inaspettato, ben costruito e che vede una regia molto presente e una sceneggiatura forte e ambiziosa, raccontando un fatto di cronaca che già dall’inizio si prestava perfettamente ad un Caper Movie. Una storia complicata ma che il regista, con l’aiuto di un cast incredibile, ha saputo gestire alla perfezione. E il risultato è un successo.

Film visto mercoledì 13 novembre alle ore 20:15, presso la Sala 4 Antennadsl del CineTuscia Village.

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