Visto da noi: Cafarnao, la forte denuncia sociale di Nadine Labaki

di Nicole Chiassarini

Cafarnao, il nuovo film di Nadine Labaki, nei cinema dall’11 aprile, ci mostra i bassifondi di Beirut per raccontarci la difficile situazione di Zain. La sceneggiatura si struttura su un intero flashback avviato da una parte processuale. Il protagonista è un ragazzo di 12 anni che, dopo essere stato arrestato per aver accoltellato un uomo, decide di citare i genitori. L’accusa è di averlo abbandonato a una vita di miseria e sofferenza, in una città caotica, devastata e devastante. È accompagnato da un avvocato, interpretato dalla stessa regista, nella speranza di ottenere la possibilità di vivere una vita normale, come ha sempre desiderato. Il lungometraggio ha una grande spinta emotiva, ci regala gioia e dolore. Fa riflettere sulle tremende condizioni che, purtroppo, molti bambini al mondo tutt’ora sono costretti a vivere. Il titolo, Cafarnao, si riferisce ad una città sul Mare di Galilea, il cui significato è anarchia e caos, proprio come la vita del giovane protagonista costretto dai genitori a spacciare droga per le strade e a vedere sua sorella messa in vendita per un paio di polli. Il film, senza i flash di umorismo, sarebbe insopportabile, è una bomba emotiva che tiene incollati allo schermo.

Il cast è formato da attori non professionisti, ma solo un occhio tanto attento potrebbe notarlo. Con la loro eccellente performance hanno trasformato un film difficile da interpretare in un’opera forte, dolorosa, toccante e che porta alla riflessione dall’inizio alla fine. La musica è pomposa e vuole rendere la pellicola meno asfissiante, quindi è scelta con cura, così come la fotografia che rende il contesto più cupo e intenso. In certi momenti si percepisce un’incredibile dote registica, con montaggi dal ritmo incalzante e frenetico come le avventure del protagonista. Man mano che si arriva alla soluzione del processo il tono è sempre più drammatico e consolante, dando l’impressione che in mezzo a questo caos di temi forti, buone intenzione, volti innocui, la regista abbia voluto ritagliarsi uno spazio nel cinema d’autore, girando un film ricattatorio a cui difficilmente si può resistere, come confermano la nomination gli Oscar e il Premio della giuria a Cannes. Una pellicola carica di umanità, che vuole toccare ed emozionare fino in fondo. Che denuncia il tragico contesto protagonista e diventa così indimenticabile.

Cafarnao? Spero possa aprire le menti – ha affermato Nadine Labaki in un’intervista. Il protagonista Zain era in una situazione complicatissima nella vita reale, solo il set era un posto sicuro, ma fino al giorno successivo tutti stavamo in pensiero per lui. Situazioni fragili e pericolose che mettevano ansia a ognuno di noi. La nostra soddisfazione oggi è che tutti i bambini che hanno partecipato al film sono salvi e vanno a scuola… Anche solo per questo fare il film ha avuto senso”.

Cafarnao è un grido di denuncia commovente e necessario, un film che fa male, che fa pensare. Un film che racconta la storia di bambini che come Zain sono costretti alla miseria, in pericolo. La regista ha la forza delle grandi narratrici e con consapevolezza non teme di raschiare il fondo dell’oscurità e decide di firmare un intenso dramma sociale. Sicuramente un film doloroso, intenso e assolutamente da vedere.

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