Un grande Allevi all’Unione e quell’empatia diffusa con il suo pubblico

di Cristiana Lamanna

Tra il panorama italiano di compositori e autori, Giovanni Allevi, marchigiano classe 1969, è forse il più simpatico e indiscutibilmente empatico con il suo pubblico. Ne ha dato prova il primo gennaio con il concerto pomeridiano che ha aperto il 2020 in un teatro Unione gremito in ogni ordine di posto. Un pubblico entusiasta ha accolto l’artista con fragorosi e affettuosi applausi in ogni sua esecuzione al piano. Solo piano difatti il sottotitolo che si affiancava al suo nome.
Il maestro si è messo a nudo e ha ricordato i suoi esordi con il brano “Suite 7.30″ quando agli inizi della carriera a Milano per sbarcare il lunario faceva il cameriere. Ha proseguito ricordando i tanti viaggi all’estero per esibirsi. Durante un concerto in Giappone ha subito il distacco di retina rischiando di compromettere la sua carriera ma da questo doloroso episodio ha compreso come la fragilità sia il punto di forza per ognuno di noi. Ansioso, come lui stesso si è definito, ha composto per questo suo aspetto il brano “Panic“, eseguito per il pubblico viterbese. Interessanti gli spunti filosofici da Hildegaard, che gli ha ispirato il brano “Downtown“, a Hegel che con il concetto di assoluto lo ha portato a scrivere
La rosa e basta“, a Platone, per il quale il vero talento consiste nel fare ciò che ci viene naturale e spontaneo, e qui si rivolge ai giovani, lanciando strali contro i talent che vogliono i ragazzi sempre in competizione feroce tra loro e gli dedica il brano “Born to fly”. Ma in così tanta generosità c’è pure lo spazio anche per un pezzo dedicato alla sua famiglia, “Strong>
My family“.
Il concerto si chiude dopo un’ora e cinquanta non senza aver eseguito tre bis accolti con ovazioni da tutta la sala.
Un inizio anno davvero magnifico. E pure Viterbo con il suo meraviglioso teatro dopo Bosso fa il bis.
Giovanni Allevi non ha voluto neppure mancare al contatto con il suo pubblico che ha incontrato nel foyer dell’Unione per foto e autografi e da qui si è congedato.

 

 

 

Foto di Claudio Cavalloro

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