Tuscania e Tarquinia in scena alla Pontificia Accademia Romana di Archeologia

Un pubblico selezionato – nel rispetto delle norme di contenimento della pandemia da covid-19 – ha assistito nel pomeriggio di martedì 21 alla presentazione di due ricerche condotte nell’ambito dell’attività di tutela della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale.

L’occasione per l’evento, presso il Palazzo della Cancelleria a Roma, è stata offerta da un’adunanza della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, storica istituzione della Capitale che da oltre duecento anni prosegue l’attività di ricerca e diffusione delle conoscenze sull’archeologia e la storia antica.

Particolare interesse ha suscitato la presentazione dei primi risultati di un progetto di ricerca avviato su concessione del Ministero della Cultura nel 2020, in piena pandemia, dall’Università de Alcalà (Spagna) per il dottorato di Flavia Ricci e Christian Barbisan, sotto la supervisione scientifica della prof.ssa Pilar Diarte Blasco, e con la codirezione della dott.ssa Valeria Beolchini della Escuela Española de Historia y Arqueología di Roma – CSIC.

Il progetto, dedicato alla diocesi di Tuscania in età tardoantica e altomedievale, mette insieme ricerche topografiche, archivistiche, cartografiche e propriamente archeologiche, con ampio uso di tecnologie avanzate di indagine e documentazione.

“Per la prima volta” – commenta il funzionario archeologo Daniele F. Maras, che ha tenuto a battesimo la ricerca – “grazie al lavoro di un’équipe multidisciplinare di ricercatori, è stato possibile ricostruire un’ampia porzione di territorio della Tuscia, compresa tra il lago di Bolsena e la costa Tarquiniese, nel suo sviluppo storico tra la fine dell’impero romano e la formazione dello Stato della Chiesa”. Un territorio strategico all’interno del quale ancora tanti sono gli aspetti da approfondire.

In particolare, risultati delle prime campagne di ricognizione condotte presso Rocca Respampani (Monte Romano, VT) hanno consentito di identificare edifici di culto, assi stradali e strutture abitative e difensive, anche con il supporto di indagini geofisiche e chimico-fisiche. Fondamentale è stata la disponibilità dell’azienda agricola pubblica della Rocca e del comando del poligono militare di Monte Romano, in uno splendido esempio di collaborazione tra istituzioni a vantaggio della cultura.

L’aggiornamento sistematico su piattaforma GIS di dati provenienti da ogni branca dell’archeologia diviene, così, un’opportunità per impostare un metodo di conoscenza del territorio, che costituisce allo stesso tempo un formidabile strumento di tutela per la Soprintendenza.

In un altro momento dell’adunanza – come di norma negli incontri interdisciplinari dell’Accademia – lo stesso Maras ha presentato un saggio delle sue ricerche in corso sulla Disciplina etrusca: il corpus di antiche tradizioni religiose, sopravvissute alla fine dell’indipendenza dell’Etruria, per essere incorporata nella cultura romana.

Le novità scaturite dalla rilettura delle fonti letterarie sono state confrontate con una nuova interpretazione di alcuni frammenti di iscrizioni conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, appartenenti alla serie dei cosiddetti elogia Tarquiniensia e che conservano la memoria del collegio dei Sessanta aruspici, i custodi della Disciplina nell’epoca romana repubblicana e imperiale.

Se ne ricava, così, un affresco storico illuminante sui conflitti e la tolleranza religiosa nell’antichità classica e sulle relazioni tra sacerdoti ed esperti di divinazione nel passaggio dalla cultura etrusca a quella romana.

 

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