The Place di Paolo Genovese su Netflix, quando il patto con il diavolo siamo noi

di Nicole Chiassarini

The Place è un film del 2017 diretto da Paolo Genovese e disponibile sulla piattaforma streaming Netflix. Basato sulla serie televisiva inedita in Italia, The Booth at the End di Christopher Kubasik, il film di Genovese riprende la struttura di Perfetti Sconosciuti, ma si muove nel dramma, in un racconto dai tratti surreali e affascinanti.
“Cosa saresti disposto a fare per ottenere ciò che desideri?”. Il punto di partenza è questa domanda, poi un uomo misterioso seduto sempre allo stesso posto in un diner, infine un gruppo di otto con delle richieste che l’uomo deve esaudire. In cambio, però, devono svolgere un solo compito: una missione semplice, ma che implica di andare contro tutti i principi etici e morali.
Che sia per una donna, la salvezza del proprio figlio, trovare l’amore, Dio o la vista, c’è sempre qualcuno pronto ad esaudire i desideri di poveri diavoli, che richiedono sia un diavolo lui stesso. Quindi in questo film misterioso e coraggioso, si crea inevitabilmente una domanda implicita: cos’è il male?

La risposta si trova lungo tutta la pellicola, uno shiva interiore, la manifestazione fisica di ogni individuo. In The Place troviamo un solo uomo, seduto ad un tavolino che parla con molti interlocutori, occhi stanchi e viso quasi completamente inespressivo, prono a realizzare ogni richiesta, ma a patto di qualcosa in cambio. Un vero e proprio demone per come la mitologia li racconta.

Tutti gli attori sono straordinari, offrendoci ottime performance suggestive e imprevedibili. Mastandrea, il diavolo con il suo quaderno di appunti, riesce ad emozionare con quei suoi occhi stanchi e i suoi toni lapidari. Nel corso della pellicola riesce a mostrare molta più fragilità del resto dei diavoli, rendendosi conto del suo potere e cominciando effettivamente a sentire il perso delle scelte altrui.

La sceneggiatura, ambiziosa e potentissima, è una vera e propria ragnatela. In ogni momento riesce a sorprendere, mostrando apparentemente la soluzione, ma cambiando subito le carte in tavola, fino alla scena conclusiva, inaspettata. Ma non si cerca un colpo di scena, infatti la regia di Genovese non vuole fare altro che eliminare quel facile pregiudizio, costringendoci ad indossare gli stessi scomodi panni dei protagonisti

Così Paolo Genovese supera quelle piccole forzature di Perfetti sconosciuti, ruvidezze dovute all’impossibilità di una cena simile. E lo fa con una soluzione fantasy, dando per certo che in quel locale, il The Place, ci sia qualcuno capace di realizzare i desideri. Un infinito vortice di emozioni e sguardi, parole e sorprese. In realtà apparentemente non accade nulla, ogni cosa viene semplicemente raccontata dai protagonisti, autori di gesti immorali e illegali. Ma lo spettatore si ritrova lì, a guardare e solo immaginare, e cercare dentro di sé ciò che è sullo schermo.

I luoghi sembrano essere ormai una sfida molto apprezzata dal regista, il quale, dopo l’appartamento di Perfetti Sconosciuti – con un tavolo affollato, dove ci si poteva alzare, una fuga in un’altra stanza, un’assenza, una possibilità di un movimento di macchina – ci delizia con un bar anonimo, un tavolo da due, poche inquadrature, un montaggio essenziale e una fotografia che gioca con i dettagli, sfumature di luce e sugli sguardi dei protagonisti, continuando a scavare nel buio delle nostre anime e della società stessa.

The Place, disponibile sulla piattaforma streaming Netflix, è un progetto eccezionale e ambizioso, che si mostra ai nostri occhi anche grazie al talento di un regista che più volte si è dimostrato consapevole e capace di dar vita ad un intero universo usando solo parole o sguardi. In ogni momento riesce a tenere lo spettatore sospeso, ponderando al meglio ogni mossa, anche la scelta delle vittime; e regalandoci un finale in grado di far tirare un sospiro di sollievo.

Quindi cosa saresti disposto a fare per ciò che desideri? Non chiedertelo, il prezzo è troppo alto.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI