“Speriamo che non mi veda mia nonna!”, il racconto breve di Maria Teresa Muratore

di Maria Teresa Muratore*

cimitero tombe storiche abbandonate

Giovanna entrò al supermercato per fare la spesa e subito le si pararono davanti una bancarella piena di crisantemi e due giganteschi scatoloni uno sull’altro pieni di lumini votivi che non meritavano neanche di essere messi a posto su uno scaffale perché se ne prevedeva l’andata a ruba, scattò il flash: la festa dei morti era imminente, è vero forse sarebbe meglio dire ricorrenza, ma lei era dell’epoca scolastica in cui il 2 novembre era festivo insieme al giorno di tutti i santi, presa da un impulso che non ammetteva indecisioni, perché si sa che se si dice bè uno di questi giorni ci vado poi il giorno giusto non viene mai, comprò tre mazzi di fiori e tre lumini e al marito con determinazione annunciò “domani vado al cimitero”. Il fatto di aver comprato i crisantemi era una garanzia sicura per mantenere l’appuntamento con i nonni, se non ci sarebbe andata l’indomani si sarebbero afflosciati.
La mattina dopo però già se ne era dimenticata, ma se ne ricorda appena tornata a casa, sono appena le 12, fa ancora in tempo ad andare.
“Io vado al cimitero, tu vieni con me?” chiede al marito, “no, ti aspetto a casa. Che c’è a pranzo?”
“Perché non fai un po’ di pesce?” “allora devo uscire a comprarlo, vengo con te”.
Al cimitero, secondo il giro classico che faceva con sua madre, Giovanna deve andare da tre tombe diverse, i nonni, la zia con i bisnonni, gli altri bisnonni mai conosciuti. Sa che dovrà perdere un po’ di tempo sulla seconda perché c’è un piano largo di peperino all’aperto dove cresce sempre il muschio e si accumulano gli aghi che cadono dai cipressi intorno, mentre farà presto a mettere solo giù i fiori e accendere il lumino nella tomba dei nonni che è una cappella.
Quando arriva a questa le si stringe il cuore, lo stato di abbandono è totale, le ragnatele sulle lapidi, sui fiori finti e tutt’intorno ai muri sarebbero perfette per la festa di Halloween, il pavimento sembra di cemento ma in realtà un pezzetto che si vede sotto il vaso rialzato rivela la sua vera natura di granito lucido, degli steli secchi sopravvissuti dai fiori dello scorso anno sono forse la cosa meno penosa, e a terra ci sono anche calcinacci caduti dal soffitto: ma certo che è così, ormai non c’è più nessuno dei genitori e degli zii, non c’è stato più nessuno di quelli di prima che si prendevano cura della tomba dei nonni, perché non c’è più nessuno di loro.
Allora dice al marito “scusa, devo dare una pulita” e comincia a scopare, ma lui le toglie con gentilezza la scopa dalle mani e dice “lascia fare a me” mentre lei intanto raccoglie i calcinacci da terra e li butta nel secchione di fronte, chiaramente sono andati senza attrezzi, per fortuna c’è un secchio ma dura poco perché la plastica è cotta e si rompe, lo scopettone anche ha il manico che si sfarina, devono fare tutto con la scopa, tolgono le ragnatele, buttano i fiori finti, e lui, con grande pazienza, un pezzetto per volta inizia a pulire il pavimento, cercando di grattare la polvere incrostata, poi decidono di aiutarsi con l’acqua e lei inizia a prenderla alla fontana con un barattolo di vetro che aveva portato da casa per i fiori dell’altra tomba, e così vanno avanti per un bel po’ lei prende l’acqua la versa piano piano lui lavora di ramazza e la butta fuori alla fine dopo diverse ripassate passa lo straccio che hanno trovato nascosto tra i vasi.
La tomba è tutta ripulita, il pavimento è tornato di granito, i fiori sono freschi nel vaso e un lumino è acceso.
Lui riesce anche a chiudere il cancello che si era un po’ viziato e infatti avevano trovato aperto.
Lei dice due preghiere e poi sorridendo grata al marito e ammiccando alle foto dei nonni che li guardano dal muro della cappella dice “saranno contenti i nonni a vedere tutto sistemato e diranno ah che bel marito che si è trovata nostra nipote!” e lui ridendo “speramu conni vida nannema!*”. (Traduzione:“Speriamo che non mi veda mia nonna!”)

 

 

L’autrice*

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Maria Teresa Muratore è nata e vive a Viterbo. Una laurea in Scienze Biologiche all’Università di Pisa, con una specializzazione in Patologia Generale. Come scrittrice ha ottenuto diversi riconoscimenti. Ha pubblicato per Alter Ego “Scartini d’Amore, la silloge “In terza persona“(2017) che ha vinto la XXXI edizione del Premio Internazionale Internazionale “Letteratura, poesia, narrativa, saggistica, sezione inediti, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Napoli e dalla rivista “Nuove Lettere“. In ambito narrativo, ha pubblicato “Pensieri Vaganti” nel 2020 per Alter Ego, e “Un lungo racconto delle cose perse e ritrovate” nel 2021 per Nolica Edizioni. Ha recentemente aperto una pagina Facebook “Le parole di Maria Teresa” dove legge passi dei suoi libri. Dal 2019 collabora con la nostra testata.

 

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