Santa Rosa in Messico, a Santiago de Querétaro

di Donatella Agostini

Non tutti sanno che, a oltre diecimila chilometri di distanza da Viterbo, esiste una chiesa dedicata a Santa Rosa. Si trova in Messico, e precisamente a Santiago de Querétaro, la capitale dello stato omonimo situato al centro del paese. La chiesa è un mirabile ibrido di architettura iberica barocca e la  esuberante creatività culturale sudamericana. Il suo ricchissimo interno contiene molti retabli, cioè i tipici altari iberici, che sono gioielli di scultura e di intaglio: ovunque risplendono l’oro, l’argento, la madreperla, i legni preziosi. L’altare maggiore raffigura al centro la Vergine Maria e il Bambino, che sono sormontati dall’immagine della Santa viterbese. L’esterno della chiesa è altrettanto strabiliante: grandi contrafforti a volute, decorazioni moresche, giardini e fontane, e un’illuminazione notturna colorata veramente suggestiva.

La storia della chiesa e di come sia stata intitolata a santa Rosa parte dagli inizi del Settecento. Già nel secolo precedente le biografie della nostra Patrona si erano diffuse nelle colonie dell’America Latina, grazie alla predicazione francescana. Una donna di Santiago de Querétaro, rimasta da poco vedova, prese a modello Rosa da Viterbo e decise di dedicare la propria vita alla penitenza e alla preghiera. Insieme alle tre figlie fondò il primo nucleo di un collegio femminile, che attirò con il tempo altre donne decise a seguire il loro esempio. Il collegio, esempio di umiltà e di devozione, ricevette presto l’ammirazione e il plauso delle autorità religiose, e diventò presto una struttura importante e di prestigio, alla quale mancava soltanto il sigillo reale. Il re Filippo V di Spagna firmò il riconoscimento ufficiale, che favorì l’arrivo di grossi finanziamenti, con i quali si poté costruire la chiesa.

Sembra che dietro il beneplacito reale ci sia stata la figura discreta ma determinante della regina, che non era altri che Elisabetta Farnese: l’ultima discendente di una famiglia strettamente interconnessa con la Tuscia. Il riconoscimento reale fu un ennesimo dono al territorio dove i Farnese avevano espresso maggiormente il loro potere politico e militare e il loro grande amore per la cultura e la bellezza.

 

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