Rodolfo Valentino, da Arezzo a Viterbo una staffetta per costruire una rete solidale

Donatella Agostini

Luce chiama luce: quella ondeggiante della fiaccola si muove spedita nella notte più importante per i viterbesi, al passo cadenzato del suo portatore che, insieme ai suoi compagni, è partito dal santuario di Santa Rosa e si sta dirigendo di corsa, tra le acclamazioni della folla, verso la grande Macchina illuminata che aspetta sul sagrato di San Sisto. È soltanto l’ultimo tratto – il più bello e significativo – di un lungo percorso che inizia la mattina stessa del tre settembre, quando i diciotto corridori, i “messaggeri” di Lux Rosae, si danno appuntamento in una località scelta per il suo valore simbolico. Durante la giornata, i messaggeri ritornano a passo di corsa, alternandosi a staffetta per riportare a Viterbo la fiaccola accesa di Rosina. Radunando le ultime energie rimaste, tornano in tempo per farle trovare posto nel suo alloggiamento alla base del grande “campanile di luce”, che tra poco sarà sollevato dai suoi Facchini per percorrere in trionfo le vie cittadine.
«Quest’anno Lux Rosae partirà da Arezzo, intorno alle 9 e trenta. Perché proprio da Arezzo? Perché lì c’è l’Istituto Agazzi, dove sono ospitati ventiquattro giovani di Viterbo e provincia, ragazzi con gravi problemi di autismo. Nella nostra provincia non esiste ancora una struttura in grado di fornire la stessa assistenza. L’istituto è meraviglioso, i ragazzi starebbero benissimo, se non fosse che sono lontani da casa e dalle loro famiglie. Abbiamo deciso di portare loro un pezzetto di Macchina di Santa Rosa, la nostra Fiaccola». A parlare è Rodolfo Valentino, uno dei fondatori dell’associazione Lux Rosae che, con la sua corsa a staffetta, dal 2015 porta il messaggio dell’amatissima piccola Santa viterbese fuori dalla nostra provincia. Il sorriso contagioso sul volto da eterno ragazzo, Rodolfo sottolinea a più riprese il carattere corale dell’iniziativa, anche se l’idea di una staffetta che portasse una fiaccola accesa a Santa Rosa è venuta proprio a lui. «Qualche anno fa, ogni mattina alle cinque e mezza andavo a correre a Castel d’Asso, sui percorsi della via Francigena», ci racconta. «Correvo e incrociavo i pellegrini che andavano a Roma. Un giorno immaginai di fare il percorso inverso: partire da San Pietro il giorno del Trasporto e ritornare a Viterbo, magari con una fiaccola accesa benedetta dal Papa…». Il sogno ad occhi aperti fatto da Valentino quella mattina di diversi anni fa si è realizzato del tutto, anche grazie all’appoggio entusiastico fornito fin da subito dal Sodalizio dei Facchini. «Insieme a Pino Tenti, Enrico Alfonsini, Bruno Buzzi, runners come me, abbiamo fondato Lux Rosae. In seguito si sono aggiunti Luigi Mechelli, presidente della sezione Avis viterbese, e Leonardo Mastronicola. Abbiamo scelto il numero di diciotto messaggeri perché diciotto sono stati gli anni di vita di Santa Rosa. La fiaccola è stata disegnata da Raffaele Ascenzi, in armonia con le linee della macchina da lui progettata, “Gloria”, che ha debuttato insieme a noi». Nel 2015 la prima staffetta di Lux Rosae è partita proprio da Roma, con la fiaccola benedetta da Papa Francesco. «L’anno successivo siamo partiti dalla città della pace, Assisi. In quell’occasione abbiamo portato a Viterbo un ulivo benedetto, che è stato piantato nel giardino delle suore Alcantarine di Santa Rosa. Nel 2017 la scelta della località è stata purtroppo doverosa: Amatrice. La fiaccola è passata tra le macerie della zona rossa». I fondatori dell’iniziativa hanno portato la fiaccola soltanto il primo anno, preferendo occupare il ruolo di coordinatori e di assistenti dei vari messaggeri che si sono poi succeduti. «Ogni anno facciamo in modo che nei diciotto ci siano rappresentanti delle varie associazioni di volontariato di Viterbo: Beatrice, Croce Rossa, Avis – che è il nostro partner fratello. Ma anche i Vigili del fuoco, i membri del Sodalizio, la Polizia, vari rappresentanti dello sport… Persone con una storia significativa alle spalle. Cerchiamo di coinvolgere tutto il tessuto sociale, tanto da essere arrivati a circa cinquanta persone».
Quest’anno i messaggeri di Lux Rosae saranno diciotto più uno. «A piazza Fontana Grande avremo una “spalletta aggiuntiva”, come i Facchini», aggiunge Rodolfo sorridendo. «Con noi correrà il piccolo Gabriele Alfonsini, nipotino di Enrico e figlio di Alessandro, dell’associazione Goji Vip – Clown di corsia. È un ragazzo fantastico, intelligentissimo». Gabriele rappresenta tutti i ragazzi con disturbi dello spettro autistico: la luce che porta è una speranza per loro e per le loro famiglie, ma soprattutto per coloro che hanno ancora molto da imparare dalla semplicità e spontaneità di questi ragazzi. La presenza di Gabriele Alfonsini e la scelta di Arezzo come punto di partenza della corsa si riallacciano all’altra grande iniziativa parallela ideata da Rodolfo Valentino. «Quest’anno si replica “Dai, Centesimiamo”, che è un’altra delle tante attività di Lux Rosae. “Dai”, col doppio significato di “dàmose da fa’” e di donare». L’iniziativa raccoglie in una grande brocca, disegnata a imitazione di un’antica zaffera, i centesimi di euro. «Non chiediamo necessariamente grossi importi, piuttosto i “bronzetti” a cui non si dà granché valore e che vanno ad appesantire tasche e portafogli. Quelli che se ti cadono in terra nemmeno ti chini a raccoglierli». “Dai, Centesimiamo” è partita l’anno scorso raccogliendo ben 3.071 euro, che sono andati ad una casa famiglia di Viterbo. «Ovviamente c’è stato anche chi ha donato banconote e assegni. Ma tutto è stato rigorosamente considerato in centesimi: chi ci ha dato un euro ci ha dato cento centesimi», aggiunge Rodolfo sorridendo. «Non mi aspettavo un tale successo. Pensavo, se ogni viterbese ci desse un centesimo faremmo 650 euro. In media invece ogni viterbese ce ne ha dati cinque. L’equivalente di una tirata di sigaretta, o di un cucchiaino di caffè al bar: il niente, che tutto insieme ha creato il tanto». Quest’anno l’intero ricavato della Brocca di “Centesimiamo” sarà devoluto all’associazione Campo delle Rose, per il completamento di una residenza a Marta che accoglierà ragazzi autistici. Proprio quei ragazzi che ora sono costretti a risiedere ad Arezzo, lontano dalle loro famiglie. «Tutte le settimane c’è gente che parte da Viterbo per andare a stare un po’ con i loro figli. Ritornano, senza averli potuti portare con sé. È ora di creare le condizioni per riportarli a casa». La Brocca, che vuole ricordare quella oggetto del famoso miracolo di Rosina, è stata presente alle cene in piazza dei Facchini, e verrà posizionata sotto la Macchina dopo il suo arrivo al Santuario. Dopo lo smontaggio, rimarrà a Santa Rosa fino a Natale, quando verrà effettuata la donazione. «L’importante per Lux Rosae non è la corsa, ma il messaggio che la fiaccola porta idealmente e che le dà significato. Santa Rosa è una festa meravigliosa, ma quando si festeggia bisogna fermarsi un attimo e dire, io mi sto divertendo, però in questo istante ci sono persone che soffrono, persone con problemi enormi. Cosa posso fare per loro? Al di là di portare la fiaccola, nel nostro giorno più bello, dobbiamo muoverci concretamente tutto l’anno. Più che la beneficenza, servono le idee che la possono creare, da parte delle istituzioni, delle imprese, dei singoli cittadini». Come la luce attira la luce, il bene attira il bene, come un circolo virtuoso che parte e ritorna con una piccola grande fiaccola. Che ritrova finalmente posto nel grembo della grande Macchina madre.
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