Quando l’incuria trasforma la bellezza in squallore

Viterbo, Piazza dei Caduti, comunemente conosciuta come Piazza del Sacrario. Luogo di concentramento dei pullman che arrivano da ovunque per fa visita alla città dei Papi. Sono le 10 di questa domenica mattina. Un gruppo di giapponesi è appena sceso e con la guida si dirige verso il centro, l’Ufficio Turistico è imbracato dalle transenne dei lavori a firma PNRR. Il corso di acqua che lo abbelliva nel suo nascere si presenta uno “stagno“ di un colore indefinibile, tra marrone e verde, con rifiuti galleggianti . È la fotografia dell’abbandono che pare essere il comun denominatore di ogni degrado, dalle buche sul marciapiede, ai bagni chiusi in cui è affissa la scritta: “Non oltre 15 minuti”, alle palme secche e curvate nel Tempietto ex chiesa di Santa Maria della Peste. Il parcheggio semivuoto, la solitudine degli immigrati.
Intanto sta scorrendo l’estate all’insegna dei cantieri, coi lavori di riqualificazione e il degrado che incombe . Cosa ci rende davvero una città vivibile che viaggia dritta verso il futuro, se non si ha la conservazione del presente attraverso la sua pianificazione?
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