Il 267mo successore di Pietro, Robert Francis Prevost, è nato il 14 settembre 1955 a Chicago (Illinois, Stati Uniti). Nel 1977 è entrato nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, a Saint Louis. Stretto collaboratore di Papa Francesco. Ho letto che ha una grande capacità di dialogo e una formazione intellettuale di non poco conto: teologia, filosofia, diritto canonico, matematica. Certamente parla oltre l’inglese, l’italiano, lo spagnolo… Ha scelto il nome “Leone XIV” come Papa, dopo il Papa Pecci di Carpineto Romano, Leone XIII, che riteneva compito della Chiesa anche un suo coinvolgimento nelle problematiche sociopolitiche. E’ sua infatti la Rerum Novarum che gli guadagnò il titolo di Papa dei lavoratori. Scrisse 86 encicliche coprendo tutto il campo di presenza della Chiesa nel tessuto sociale e storico. E Leone XIV dal balcone delle benedizioni ha detto con forza: “La pace sia con tutti voi…”, ricordando le prime parole del Signore risorto ai suoi discepoli… “una pace disarmata, disarmante, umile”. La Pace, aggiungo io da cittadino e credente nel Vangelo, è quello che manca dolorosamente nel quadro internazionale. Leone XIV continua nel suo saluto: “Dio ci ama tutti, incondizionatamente… Ancora conserviamo nelle nostre orecchie la voce di papa Francesco, che benediceva Roma, e il mondo intero, il giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione. Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti. E il male non prevarrà: siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo, Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di lui come il ponte per essere raggiunti da Dio e dal suo amore. Aiutateci a costruire ponti, con il dialogo, per essere sempre in pace. Grazie a Papa Francesco… Alla Chiesa di Roma un saluto speciale. Dobbiamo cercare insieme di essere una Chiesa missionaria, che costruisce ponti, dialogo, come questa piazza aperta a ricevere tutti coloro che ne hanno bisogno”. Poi un saluto in spagnolo alla sua diocesi, in Perù. E, tornando all’italiano: “Vogliamo essere una Chiesa vicina a coloro che soffrono”. Nessuna parola in inglese sua lingua materna. Credo sia stata una scelta. Il Papa non è legato a confini di nascita, perché ora è nato alla Chiesa universale per servire tutti nella carità. Come ricordava Ignazio, il secondo successore di Pietro a Antiochia, convertito da San Giovanni evangelista, nella lettera che scrisse ai romani durante il suo viaggio per andare a essere martirizzato ‘ad bestias’: “… Ignazio, Teoforo, a colei … la Chiesa amata e illuminata nella volontà di chi ha voluto tutte le cose che esistono, nella fede e nella carità di Gesù Cristo Dio nostro, che presiede nella terra di Roma, degna di Dio, di venerazione, di lode, di successo, di candore, che presiede alla carità, che porta la legge di Cristo e il nome del padre…” (vedi: saluto iniziale nella lettera di Ignazio). Ho avuto la sensazione piacevole di avere davanti a noi una persona aperta e prudente che cercherà, nel solco dei predecessori, di aprire strade nuove e antiche. Ma evitiamo di fare paragoni. Ognuno ha i suoi tempi e il suo stile. E un saggio diceva: “Non ti preoccupare se ci vorrà tempo. Le cose belle hanno il passo lento”. Il saggio, ho letto, è una persona che grazie a una vasta conoscenza delle cose acquisita soprattutto grazie alla esperienza, ragiona e si comporta in modo assennato, moderato ed equilibrato. Ho avuto questa sensazione, a pelle, osservando Leone XIV, nel suo mostrarsi quasi riservato. Lo ricordo anche a me stesso, e parafrasando Seneca (dalle Epistulae morales ad Lucilium-Lettere morali a Lucilio) perché anche io, e forse anche voi, abbiamo bisogno di saggezza.
Habemus Papam… Et Episcopum Romae
di don Gianni Carparelli