Gli studenti del progetto Teatro dell’Unione Giovani incontrano l’attore Gianfelice Imparato

I grandi maestri si riconoscono – oltre che dall’indubbia competenza – anche dal modo in cui si pongono verso chi si rivolge loro per un dialogo aperto e, spesso, illuminante. E’ quanto accaduto con l’intervista che gli studenti delle scuole che aderiscono al progetto Teatro dell’Unione Giovani hanno rivolto all’attore Gianfelice Imparato, protagonista di “Questi fantasmi”, recentemente andato in scena a Viterbo.
Ne è scaturita una chiacchierata di grande spessore poiché Imparato si è concesso ai giovani intervistatori nella più totale disponibilità e complimentandosi vivamente per il progetto a cui partecipano; ha risposto alle loro domande con grande chiarezza e precisione, per arrivare al cuore di ogni aspetto toccato nel modo più diretto. E gli aspetti toccati sono stati davvero tanti: i suoi inizi a teatro con un maestro come Eduardo De Filippo, i successi in seguito raggiunti anche con le sue partecipazioni a film e serie televisive, il mestiere dell’attore vissuto sempre con estrema professionalità, passione ma anche con l’umiltà di proseguire e fare sempre meglio. E poi il suo rapporto con la città di Napoli che considera una grande fucina di talenti, ma che, però, non è mai riuscita a realizzare una progettualità che consentisse a quei talenti di svilupparsi al meglio.
Un dialogo, quello tra Imparato e gli studenti, ricco di spunti ed emozioni, in un certo senso un’occasione per prolungare quelle emozioni provate durante la rappresentazione, perché l’attore ha aggiunto al suo “lavoro” sul palcoscenico la stessa generosità nel rispondere alle curiosità dei ragazzi; ha dimostrato per loro il rispetto e – se possibile – l’affetto che, appunto, un maestro riserva generosamente ai suoi discepoli. Non ha nascosto le difficoltà del suo mestiere, ma – tra le righe – ha quasi voluto evidenziare come l’impegno e la serietà con cui si svolge ogni qualsiasi attività debbano caratterizzare il nostro agire.
Nel caso dell’attore, sostiene Imparato, il lavoro maggiore per ogni interpretazione, sta nell’impegnativa opera di “scavare in se’” con grande consapevolezza e senso del vero, alla ricerca di quelle stesse caratteristiche del personaggio da rendere poi sulla scena, fossero anche caratteristiche spiacevoli, mettendosi così al servizio del personaggio, pensando e agendo come lui. In questo modo l’attore può riuscire a comunicare emozioni senza la “recitazione” che – per Imparato – significa ricalcare modelli già usati, ormai superati, ma occorre far leva sul proprio “se’”, sulla propria autenticità che significa unicità, vale a dire quella caratteristica irripetibile in ciascuno di noi.
Un dialogo che si è rivelato una lezione di teatro anche quando Imparato ha ribadito l’attualità del messaggio di Edoardo con “Questi fantasmi”, così come con tante altre sue opere: è Eduardo un autore che, insieme a Pirandello, rappresenta un caposaldo della drammaturgia italiana del ‘900, ormai considerato un grande classico, alla stregua di Shakespeare e come tali, capaci di proporre le infinite sfaccettature dell’animo umano e presentarle sulla scena, universalmente riconoscibili e comprensibili in ogni tempo.

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