“Epidemie, ospedalità e medicina nella Tuscia”, conferenza del dott. Renzo Chiovelli

di Anna Maria Vinci

il prof chiovelli

Come si affrontava la pandemia, i rimedi, la prevenzione, nel XV secolo? Sono le tematiche che saranno affrontate a Palazzo Coelli a Orvieto, nella conferenza del dott. Renzo Chiovelli su “Epidemie, ospedalità e medicina nella Tuscia”. Venerdì 13 gennaio alle ore 17.30 Renzo Chiovelli (Sapienza – Università di Roma) presenta la conferenza “Epidemie, ospedalità e medicina nella Tuscia”, nell’ambito del ciclo di “Incontri per la storia e l’attualità” organizzati, per l’Anno Accademico 2022-2023, dell’Istituto Storico Artistico Orvietano. La conferenza si terrà alle ore 17,30 a Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, nell’Auditorium Gioacchino Messina, in Piazza Febei, 3, ad Orvieto. Chiovelli spiega i punti salienti del suoi discorso: “Termini come confinamento, quarantena, isolamento, cordone sanitario, sospensione, lazzaretto, ecc, purtroppo ritornati almeno in parte in auge, magari nella loro versione anglofona, sono in realtà retaggio di secoli passati, quando le epidemie di vario genere erano all’ordine del giorno e si ripresentano ciclicamente a falcidiare buona parte della popolazione. – riferisce Chiovelli – Difatti, la loro ideazione iniziale si deve proprio all’Italia o, perlomeno, sin dalla prima metà del XV secolo, alle città settentrionali italiane, ed in particolar modo a Venezia, le quali hanno costituito per secoli il migliore esempio organizzativo, per tutto il resto d’Europa, riguardo ai provvedimenti di tutela e prevenzione delle popolazioni contro il tremendo flagello delle pandemie”. “La presente conferenza prende in esame i provvedimenti che nel corso dei secoli venivano messi in atto nella Tuscia, soprattutto per proteggere i sui confini e i suoi centri abitati nel caso di allarmi dovuti ad epidemie. Provvedimenti di tipo ospedaliero, farmaceutico, organizzativo militare e medico, di disinfezione, ecc.- continua – In una regione facente parte dello Stato Pontificio non si mancava certo di raccomandarsi ai maggiori santi taumaturghi, come San Rocco o San Sebastiano.

Oppure, a cercare di proteggersi con prodotti farmaceutici dalla dubbia efficacia, come la teriaca, la pietra di bezoar, il sangue di drago, l’estratto di mummia, l’unicorno fossile, gli occhi di granchio ed altri medicamenti di ben dubbia provenienza”.

 

 

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