Dal libro di Massimo Piermattei un’analisi del distretto civitonico

Un’analisi del passato del distretto per meglio affrontare il futuro: questa è stata la finalità della presentazione del libro di Massimo Piermattei “Territorio, Sviluppo economico ed Europa: la produzione ceramica a Civita Castellana dalla Ricostruzione al Mercato Unico”. L’evento che si è svolto sabato 11 febbraio presso il Museo della Ceramica Casimiro Marcantoni di Civita Castellana, ha visto la partecipazione di numerosi imprenditori e operai del distretto, che hanno preso parte al dibattito insieme all’autore del libro Massimo Piermattei, agli imprenditori Gianni Allegretti e Stefania Palamides e al Presidente dell’Associazione del Distretto Industriale di Civita Castellana e della Bassa Tuscia, Paolo Aleandri.
“L’opera sul distretto di Civita è molto interessante e il dibattito ha dato molti spunti su cui ragionare. Tra questi sicuramente il modo “familiare” che ha contraddistinto la gestione delle aziende fino a qualche decennio fa, che se da un lato è apparso a molti come un limite allo sviluppo, dall’altro si è rivelato un punto di flessibilità per rinnovarsi in momenti di crisi ed essere competitivi sul mercato. Studiare il passato – spiega il consigliere Aleandri – è utile sperando che poi si possa migliorare e affrontare meglio il futuro. Auspichiamo che qualcuno possa continuare lo studio fino ai giorni nostri. Ringrazio il Museo della Ceramica per l’ospitalità: il nuovo allestimento permetterà sicuramente di organizzare altri eventi per la promozione del nostro territorio e della ceramica”.
Quella di Civita Castellana è una delle più solide realtà della ceramica italiana ed europea. Il volume “Territorio, Sviluppo economico ed Europa” ne ripercorre la storia dalla Ricostruzione al mercato unico: un percorso che ha conosciuto crisi congiunturali e strutturali, lungo il travagliato passaggio da una realtà artigianale e cooperativa a una rete di aziende moderne leader sui mercati internazionali. Muovendo dalle peculiarità dell’area, “rossa” e industriale, rispetto all’Alto Lazio “bianco” e agricolo, s’indagano le relazioni, a volte conflittuali, tra le istituzioni locali, nazionali ed europee; le trasformazioni e le occasioni mancate; la nascita del distretto e del consorzio ceramico; le ripercussioni sul tessuto sociale.

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