Si è svolto il 9 ottobre l’incontro tra l’Assessore Regionale ai Lavori Pubblici Manuela Rinaldi e il Coordinamento Regionale dei Comitato per l’acqua pubblica, in rappresentanza delle cinque province del Lazio. L’incontro era stato richiesto dal coordinamento per discutere della proposta di legge sulla costituzione dell’ATO Unico Regionale, al posto dei cinque esistenti.
Un progetto di legge che allontana la regia decisionale della gestione dell’acqua dalla
dimensione provinciale, depotenziando la voce dei territori e allontanando la capacità di risposta alle esigenze dei cittadini.
La Rinaldi ha ribadito l’esigenza della centralizzazione per operare in economia di scala e ha affermato che, almeno per ora, resterebbero in funzione i cinque ATO esistenti come sub ambiti.
Il forte accentramento amministrativo e, soprattutto, l’affidamento non potrà che avere una
dimensione favorevole a un grande operatore industriale privato o partecipato dai privati.
Un’operazione che va in direzione opposta alla Legge 5/2014, approvata a seguito del Referendum del 2011, che prevede invece una gestione pubblica sulla base di bacini idrografici naturali, governati dai rispettvi territori attraverso consorzi di Comuni, al fine di promuovere una gestione quantitativa e qualitativa rispondente alle necessità della popolazione, con costi compatibili con il diritto all’uso di un bene primario, l’eliminazione degli sprechi, dovuti alle reti colabrodo e il controllo e tutela delle fonti idriche.
Argomentazioni che non sembrano aver scalfito la decisione dell’assessore di procedere
all’approvazione della norma entro l’anno.
Constatiamo che, nonostante il fallimento della gestione privatistica dell’acqua degli ultimi
trenta anni, sia la giunta di centro sinistra sia l’attuale di centro destra continuano a perseguire la stessa strada della privatizzazione, promuovendo leggi sostenute da entrambi gli schieramenti politici e sempre a favore di multinazionali, che vantano tecnologie sofisticate, senza però ridurre le dispersioni, nonostante i cospicui investimenti a carico delle bollette di tutti i cittadini.
Non desta alcuna riflessione la drammatica situazione in cui versa il servizio idrico rispetto agli extraprofitti ottenuti dalle stesse multinazionali, che a fine anno ripartiscono oltre l’80% dei dividendi tra i soci.
In attesa di ricevere il testo della Giunta Regionale, i Comitati continueranno a contrastare il sostanziale progetto di privatizzazione e di mercificazione dell’acqua, a denunciare il caro bollette, la quantità e la qualità inadeguate in molti territori, l’espropriazione del potere decisionale delle popolazioni, la dispersione dell’acqua che nel Lazio supera il 40% e che si vuole compensare solo aumentando le captazioni senza alcuna salvaguardia per l’ambiente.
Coordinamento regionale acqua pubblica Lazio

























