Carabiniere di Civitella d’Agliano ricordato nel lapidario di Gorizia

Si svolgerà domenica 11 giugno, alle ore 18, nel Parco della Rimembranza di Gorizia, l’inaugurazione del nuovo lapidario dove sono elencati gli italiani uccisi o che furono deportati in Jugoslavia dai partigiani comunisti e morirono nei campi di sterminio di Tito.

Sul monumento originario sono elencati 665 nominativi. Nel nuovo monumento, progettato gratuitamente dall’architetto Barbara Fornasir e che si va ad aggiungere a quello esistente in un percorso del ricordo davvero suggestivo, sono elencati ulteriori 97 nomi tra i quali anche un viterbese, Giulio Mancini, nato il 19 settembre 1922 a Civitella d’Agliano.

Era un carabiniere ausiliario e prestava servizio nella caserma di Gradisca d’Isonzo (Udine). “La sera del 24 giugno 1945 – si legge in una relazione dell’ufficio Informazioni dello Stato Maggiore dell’Esercito – chiese il permesso per recarsi a Gorizia per “prendere degli indumenti.” Giunto in città venne “catturato dai partigiani di Tito i quali, dopo averlo torturato per tutta la notte”, all’alba lo uccisero con il “classico” colpo di pistola alla nuca, tipico dei killer comunisti. Il cadavere venne trovato il giorno successivo, alle ore 11, alla periferia di Gorizia, all’altezza della fornace di via del Poligono. Secondo un rapporto dell’Arma dei Carabinieri, fu “ucciso certamente da elementi slavi.”

“Oggi noi abbiamo lo sguardo rivolto al futuro, ma nella piena consapevolezza di voler conservare la memoria di quelle tragiche giornate e perpetuarne il ricordo senza rancori e senza odio.” Questo il commento di Luca Urizio, presidente della Lega Nazionale di Gorizia, ente fondato nel 1891 che ha come scopo statutario quello “di perpetuare e promuovere ovunque la conoscenza, lo studio, l’amore e la difesa della lingua e della civiltà italiana nella Venezia Giulia.”

È grazie alle ricerche di Urizio che il Comitato 10 Febbraio di Viterbo è venuto a conoscenza di questo orribile crimine. L’anno scorso a Civitella d’Agliano, città di nascita del Carabiniere, è stato eretto un cippo in suo ricordo.

“È importante che il nostro conterraneo sia ricordato nel nuovo lapidario di Gorizia – dichiara Maurizio Federici, presidente del Comitato 10 Febbraio di Viterbo – tanti sono i crimini compiuti dai comunisti e ancora oggi sono sottaciuti e volutamente dimenticati. Anzi, la costruzione del nuovo lapidario goriziano è stata osteggiata da un’associazione partigianesca che addirittura lunedì organizzerà una contro manifestazione.”

Il tema delle deportazioni da Gorizia è indubbiamente il momento più drammatico dell’occupazione iugoslava della città. A essere colpita la comunità italiana in tutti i suoi più validi elementi. Furono deportati e non fecero ritorno due componenti del Comitati di Liberazione Nazionale, Olivi e Sverzutti, tutti i dirigenti degli uffici del Comune, il segretario generale Sirtori, il vice Locardi, l’ufficiale sanitario Rossaro, il capo dei servizi anagrafici Princis, il preside della Provincia Morassi, il direttore della Cassa di Risparmio Furlani, il capo dell’ufficio legale avvocato Barbasetti, numerosi dirigenti e imprenditori privati, professionisti, funzionari, fino alle classi più umili, gente di tutti i ceti sociali e di tutte le fedi politiche, ma italiani.

“C’è stato troppo silenzio su questi morti – dichiara Silvano Olmi, presidente nazionale del C10F, giornalista e ricercatore storico – essi restano nella nostra memoria e per sempre nel nostro cuore. Su questi nostri fratelli strappati alle loro famiglie a guerra finita c’è stata per anni solo omertà politica e voluta dimenticanza.

Abbiamo l’obbligo di non dimenticare – conclude Olmi – per questo il Comitato 10 Febbraio continua la sua opera di verità e informazione circa l’orrendo crimine delle foibe e sul dramma dell’esodo di tanti italiani dal confine orientale d’Italia.”

Comitato 10 Febbraio Viterbo

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