Caffeina 2019: Zoro e Parenzo ravvivano la terza serata del Festival

di Nicole Chiassarini

Lunedi 24 giugno terza giornata della tredicesima edizione del Festival di Caffeina. Tra eventi e interventi ospiti della serata Diego Bianchi, meglio conosciuto come Zoro e presentatore di Propaganda Live su La7, e David Parenzo, giornalista, conduttore radiofonico insieme a Giuseppe Cruciani nel programma “La Zanzara” su Radio24 e conduttore televisivo con il programma “In Onda” su La7.
Il primo intervento, iniziato alle 21, ha visto il noto presentatore del programma TV Propaganda Live raccontarsi. Tra risate e momenti di necessaria serenità, Zoro ci ha parlato di sé, della sua storia, delle sue esperienze, dei suoi pensieri su tutto ciò che riguarda il panorama politico e sociale italiano di cui si occupa quotidianamente e del suo rapporto con i social e il suo stesso lavoro. “Inizialmente non avevo capito le potenzialità di internet – inizia a raccontare Zoro. Infatti all’inizio nel vedere Facebook mi dissi: non funzionerà mai. E la stessa cosa con il blog per certi versi. Venni assunto in una piattaforma, mi occupavo dell’organizzazione editoriale. Feci un esperimento creandomi un account falso. Mi mandavo le email e mi rispondevo da solo, anche con risposte serie e ben strutturate. Tutto cambiò quando le email cominciarono ad arrivarmi per davvero e mi ritrovai a dover prendere decisioni per gli altri, infatti chiusi tutto. Con i social comunque la narrazione è cambiata, da parte di tutti i leader politici. Negli ultimi anni questi hanno avuto questa fase di estrema personalizzazione fino a un processo di immedesimazione nel sto mangiando la cioccolata; sto andando al mare a Milano Marittima; adesso vado al bagno. Cose di cui una volta non ci importava ma che l’estrema semplificazione del pensiero fa sì che uno metta il like subito a queste cose e magari non ha viglia di leggere quello che c’è sotto. Tanto purtroppo quello che pensano determinati politici lo sappiamo, è difficile che stupiscano all’improvviso. Ormai è così ovunque, un culto dell’immagine. Instragram è fondamentalmente immagine, ciò che fa traffico sono le foto, l’immagine, pochissimo il testo”.
Dopo tanti episodi del suo passato e tanta ironia, ha continuato a raccontare del suo programma: “una puntata di Propaganda Live per ora dura tantissimo come saprete bene. Le tre ore e mezza ci sono tutte, e sono a tutti gli effetti tre programmi. Come preparare tre programmi che potrebbero vivere di vita propria. Per ora c’è una parte iniziale con lo “spiegone” di Marco da Milano, poi c’è la parte di Makkox. Poi uno o due ospiti, dipende dalle puntate. La parte centrale, quella del mio reportage, e si conclude con la classifica, la parte più leggera. Dedicarsi a tre trasmissioni da un’ora almeno l’una non è semplice, ma chiaramente ognuno cerca di focalizzarsi più o meno sul proprio pezzo. Per tutto il resto noi abbiamo delle disordinatissime chat che facciamo fatica a gestire su Twitter, WhatsApp, è una segnalazione continua di notizie e alla fine dei conti tutte le puntate si possono fare meglio, ma meglio di così non si può fare. Questo il nostro mantra”.
È seguito l’intervento di David Parenzo, conduttore radiofonico e televisivo, nonché giornalista. Nel suo speech ha parlato di giornalismo 4.0 e Fake News, piaga dell’attuale società, sempre più utilizzate per le stesse propagande politiche; ma soprattutto per presentare il suo libro “I Falsari”. Un quadro trasversale sia dettagliato su numerose questioni della nostra attualità. La vita sociale ed economica europea in parallelo a quella italiana.
“I falsari sono persone con nomi e cognomi – spiega Parenzo. Il senso di questo libro nasce dopo una domanda fatta da uno studente universitario, sul lavoro del giornalista. Chiedeva: visto che in America grazie all’IA e agli algoritmi, gli articoli non solo si compongono quasi da soli, ma addirittura ci sono questi aggregatori di notizie che mettono insieme le news da altri siti e quindi con un sistema editoriali sofisticato riescono a offrire in continuazione informazione e notizie, come vedrà in futuro il suo lavoro. La mia risposta fu: il giornalista 4.0 deve dotarsi di tre strumenti fondamentali. La vanga per scavare, perché le notizie vanno cercate e tirate fuori; la bussola serve ad inquadrare, perché la notizia non è mai asettica. Lo è nella sua essenza, ma il numero, il dato, la cifra, il contesto, sono fondamentali e quindi vanno sempre verificate le fonti. È importante chi dice le cose; e il setaccio per separare la sabbia, ossia le Fake News, dalle pepite d’oro, le notizie. Incuriosito da quello che stava accadendo circa un anno e mezzo fa, da questo mainstream anti-europeista che sentivo crescere sono andato a vedere numeri e dati. Aprendo una porta dietro l’altra alla fine mi si è aperto un mondo. Ho cominciato analizzando punto per punto e a sfatare quelle che sono oggettivamente delle campagne politiche costruite, anche in modo legittimo perché no, contro l’Unione Europea”. Nel suo intervento, conclusosi in tarda serata, il giornalista ha continuato a spiegare il significato del suo libro, dimostrando fatti e riportando cifre sull’importanza di un’UE unita e su quanto i cosiddetti falsari, che hanno dato il titolo al suo lavoro, giochino con le notizie pur di ottenere consensi.

 

 

 

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