Quando il Jazz Incontra la Banda. All’Unione serata di grande musica per il Tuscia in Jazz for SLA

di Franco Treta

Jazz&Banda

Il concerto che ha visto protagonista la celebre Rapsodia in Blue è stato un evento che ha superato le aspettative, offrendo un affascinante ponte sonoro tra l’eleganza del pianoforte – Petrof, dal grande potere acustico – e la potenza avvolgente della tradizione bandistica.

Al centro della scena, il pianista Alessandro Bravo ha offerto una performance di straordinaria lucidità. La sua esecuzione non è stata solo tecnicamente impeccabile, ma ha saputo dosare l’ardore virtuosistico con una toccante intimità lirica, catturando l’attenzione del Teatro dell’Unione con una narrazione musicale fluida e mai banale. Il suo tocco cristallino ha illuminato le frasi più complesse, infondendo nel pezzo un ritmo irresistibile.

Notevole è stato il coinvolgimento sinergico con la Banda Cittadina “Alceo Cantiani” di Ronciglione. Sotto una direzione attenta e dinamica del Maestro Fernando De Santis, l’ensemble ha agito non come semplice accompagnamento, ma come un partner dialettico di pari dignità. L’interazione è stata un gioco di specchi sonori in cui le dinamiche si rispondevano e si amplificavano reciprocamente, senza che il solista venisse mai inghiottito o la banda risultasse inerte.

Banda Cittadina “Alceo Cantiani” di Ronciglione

In particolare, l’orchestra di fiati ha sfoggiato una tavolozza timbrica ricchissima. La loro capacità di modulare il suono, passando da un sound più orchestrale e solenne a tinte squisitamente jazzate e bluesy, ha conferito alla Rapsodia un’immediatezza e una freschezza notevoli. Hanno dimostrato che la tradizione bandistica può essere un veicolo sorprendentemente duttile per il repertorio jazz-sinfonico.

Alessandro Bravo ha mantenuto un rispetto rigoroso della scrittura pianistica, ma ha saputo arricchirla con discrete variazioni che tendevano a modernizzare l’esecuzione senza snaturarla. Piccoli accenti, micro-spostamenti ritmici e leggere inflessioni armoniche hanno conferito alla pagina un carattere più attuale, quasi una rilettura contemporanea che dialoga con il linguaggio originale in modo naturale e coerente. Il risultato è stato un equilibrio raffinato tra fedeltà alla partitura e sensibilità interpretativa: un’esecuzione che conserva la solidità dell’impianto classico, ma vibra di freschezza e personalità, rendendo la rapsodia sorprendentemente moderna e viva.

Il risultato finale è stata una Rapsodia in Blue vivida, pulsante e ricca di swing. Il pubblico ha tributato agli artisti una lunga e meritata ovazione, il segno tangibile di un successo artistico e di un memorabile esperimento di fusione musicale.

La seconda metà del programma ha riservato spazio esclusivo al virtuosismo orchestrale della Banda Musicale di Ronciglione, dimostrando la notevole versatilità dell’ensemble nell’affrontare un repertorio estremamente eterogeneo.

 

L’apertura con “Prelude for Band” di Roberto Di Marino ha subito evidenziato la coesione timbrica e la precisione d’attacco, preparando il pubblico con un’introduzione solenne e ben cesellata. A seguire, la “Suite Antica” di Giovanni Foddai ha permesso alla banda di esplorare sonorità più classiche, eseguite con grazia e attenzione alle linee melodiche, evidenziando l’equilibrio tra le varie sezioni strumentali.

Di particolare impatto è stata l’incursione nel melodramma verdiano. I passaggi da “I Vespri Siciliani” e la successiva esecuzione del “Dies Irae” (sempre da Verdi) hanno rivelato la potenza drammatica dell’organico bandistico. Qui la banda ha saputo trasformare la propria vocalità, conferendo ai temi verdiani un’epicità e una forza che hanno riempito la sala.

Il momento di maggiore contrasto emotivo è stato raggiunto con “Oblivion” di Astor Piazzolla. L’interpretazione del celebre tango ha toccato corde emotive profonde, grazie a un’espressività lirica e a un controllo delle dinamiche che ha reso l’atmosfera sospesa e malinconica.

Il finale pirotecnico è stato affidato a “Pilatus: Mountain of Dragons” di Steven Reineke. Questo brano, moderno e di grande effetto descrittivo, ha dato modo all’ensemble di sfoggiare la sua abilità tecnica e brillantezza ritmica. Un vero tour de force che ha concluso il concerto in crescendo, lasciando il pubblico entusiasta.

L’insieme ha restituito una serata di grande musica: un viaggio che ha saputo legare mondi apparentemente lontani – la raffinatezza del pianoforte solista e la potenza orchestrale della banda – in un’unica voce, intensa e armoniosa. Il pubblico ha salutato gli interpreti con un applauso caloroso e prolungato, a testimonianza di un concerto capace di emozionare e sorprendere.

La serata ha raggiunto il suo apice emotivo non solo grazie alle note, ma anche grazie alla presenza toccante e significativa di Italo Leali. Affetto da SLA, Leali è intervenuto in sala utilizzando la sua voce digitale. Le sue parole, veicolate da questo strumento tecnologico, hanno trasmesso un messaggio di straordinaria intensità e fiducia, sottolineando con forza la necessità impellente di sostegno e risorse dedicate alla ricerca medica. Questo momento ha ricordato a tutti i presenti come l’arte possa farsi cassa di risonanza per le battaglie più importanti, trasformando un concerto in un’occasione di profonda riflessione e impegno sociale.

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