“Allora ero giovane pure io”la Banda del Racconto a Caffeina

Un monologo teatrale di e con Pietro Benedetti nell’ambito di Caffeina Cultura 2016.
La Banda del Racconto presenta la figura di un personaggio viterbese tanto amato Alfio Pannega che di mestiere faceva il raccoglitore di cartone e di robe vecchia ed era il figlio della Caterina.
“ALLORA ERO GIOVANE PURE IO”
di e con PIETRO BENEDETTI Lunedì 27 giugno 2016 ore 22:20
IN Piazza Cappella a San Pellegrino a Viterbo
E’lo spettacolo sulla travagliata e poetica vita di Alfio Pannega persona tanto semplice quanto colta.
Introduce Antonello Ricci
con l’assistenza artistica di Michela Benedetti
con la consulenza letteraria di Antonello Ricci
con la collaborazione di Davide Ghaleb Editore

Il personaggio:
“Chiede scusa per la bocca impastata, non ha più denti. Ma intanto sciorina come acqua fresca i versi di Ugolino che rode il
cranio all’arcivescovo Ruggieri.
Reclama la perduta gioventù. Quando si sentiva addosso la forza di un leone. Ma sta narrando l’occupazione del Centro Sociale
Autogestito… era il Novantatré… a quasi settant’anni!
Poi ti ammonisce: certo che morire si muore tutti… però… però… e leva alto il suo “però campamo!”, l’inno più dolce e
indifeso alla bellezza della vita.
Si sente l’ultimo dei Mohicani, Alfio Pannega, mentre racconta di quando si sveglia… ogni mattina… accende la luce da capo al
letto… guarda l’ora… “le quattro”… e tu pensi che ora salta su, da un momento all’altro, col vigore di Chingachgook… e
invece… sistema il cuscino, si volta di là… dorme fino alle otto…
Perle di saggezza popolare. Motti di spirito mordace. Disincanto. Umanità sincera.
L’abbiamo sorpreso intanto che versava nei barattoli il finocchio raccolto a Castel d’Asso. Non ha saputo dirci no. É un sogno
che culla dentro da troppo tempo: “Se famo un libro io so’ contento, porca miseriaccia cane!”
Siede. Poggia il mento sul bastone. Socchiude gli occhi. A tratti sembra da un’altra parte. E invece. Quel suo sorriso affilato,
sornione, trabocca di carisma. Ti chiama per nome. Racconta.
Uno scrigno. Tesori incalcolabili. Sotto i tuoi occhi sfilano storie, mestieri, cose, luoghi, saperi, parole di una Viterbo (di un
mondo) che non c’è più. Lunghi quanto il secolo appena trascorso: il secolo breve. E travagliato.
(Antonello Ricci)

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