Gela-Viterbo, mille chilometri dall’estremo Sud della Sicilia al cuore dello Stivale: un viaggio che soltanto immaginarlo può suscitare comprensibile ansia. Figurarsi un trasferimento, un mutamento radicale nello stile di vita, uno strappo dalle proprie radici, una separazione dolorosa da parenti, amici, semplici e antichi conoscenti. Andrea Sorrenti, siciliano di Gela, laurea in Economia Aziendale all’Università della Tuscia, in pochi anni è riuscito a metabolizzare il tutto, ad integrarsi nel tessuto viterbese, a realizzare un progetto ambizioso, quello di diventare pubblicitario e organizzatore di eventi di assoluta rilevanza nazionale, come CioccoTuscia. Un’attività, la sua, che non è esattamente nelle tradizioni e nelle corde della gente di queste parti. “Io a Viterbo e a questa terra mi sono affezionato e mi piace viverci”, puntualizza. “Sono qui dal ’96, mi sono laureato e subito dopo ho iniziato a lavorare, tra Roma e Terni, nel settore delle manifestazioni in generale: sportive e culturali in particolare. Nel 2004 ho aperto una mia agenzia di comunicazione e organizzazione eventi e sono tornato a Viterbo”.
Da Gela è una bella distanza. A Viterbo come ci è arrivato?
“Attraverso l’università. A diciotto anni avevo degli amici che frequentavano Economia in questo ateneo. Sono venuto, la città mi è piaciuta perché è a misura di uomo e di studente che vuole studiare, tanto è vero che mi sono laureato in quattro anni e mezzo mentre alla Sapienza probabilmente sarebbe stato quasi impossibile. E poi da Viterbo ti puoi spostare facilmente, puoi raggiungere Roma, Siena, Perugia con facilità”.
E il dolce incontro con la cioccolata?
“In realtà ho iniziato a lavorare nel settore dello sport, prima con la Federcalcio e poi per la Ternana Calcio. Dopo un paio di anni, con Eurociocolat e Cioccolentino a Terni, ho avuto l’idea di creare un evento che si differenziasse da tutte le altre iniziative in campo nazionale che hanno precise caratteristiche: o coinvolgono multinazionali o vedono artigiani della materia che girano per l’intero Paese. Quasi tutte le manifestazioni hanno gli stessi operatori, direi una sorta di cioccolato in tour. Ho voluto fare qualcosa di diverso”.
Con la cioccolata è stato ed è amore grande…
“Sì, non tanto per la dolcezza, ma per le precedenti esperienze fatte a Terni. E soprattutto dopo la conoscenza di molte realtà viterbesi e la volontà di dare lo spazio che meritano a queste nostre eccellenze. Ecco la differenza rispetto alle altre manifestazioni”.
Gli ultimi appuntamenti, in ordine di tempo, sono stati i due festival di ottobre di CioccoTuscia. Come è andata?
“La manifestazione ha avuto e ha sempre successo. Parlano i numeri: cinquantamila visitatori in media all’anno. Ospitiamo l’80 per cento di ditte viterbesi del settore, abbiniamo attività ludiche come i laboratori didattici per bambini a dimostrazioni di pasticceria per adulti, oltre a offrire a un palinsesto di spettacoli gratuiti come musica, magia, teatro di burattini, artisti di strada, sbandieratori. Ultimo, ma non ultimo, il centro storico di Viterbo a fare da sfondo con tutta la sua bellezza”.
Una kermesse che magari potrà essere ampliata e arricchita?
“Nel 2023 e 2024 abbiamo organizzato due edizioni del festival diffusi in tutta la città. Hanno avuto successo, ma un costo elevatissimo e nessun ritorno economico. Quest’anno siamo stati costretti a un ridimensionamento tornando nelle piazze più vicine al centro storico proprio per mancanza di adeguate risorse economiche”.
Una necessità più che una scelta.
“Assolutamente. Non ho problemi a dire che abbiamo avuto il sostegno di quasi tutte le associazioni di categoria, Cna, Confartigianato, Coldiretti, Ance, Confesercenti. Poi gli sponsor privati che sono fondamentali. Infine, le istituzioni. Qui il discorso è diverso perchè il contributo regionale ogni anno è subordinato a bandi che non sappiamo come andranno a finire. Un esempio, siamo a novembre e non conosciamo ancora i risultati di un bando scaduto a fine luglio. Il Comune di Viterbo? Ci aspettiamo molto di più in quanto CioccoTuscia è un evento che favorisce innanzi tutto proprio la città. Voglio essere ancora più preciso: il Comune per questa edizione ha stanziato 5.000 euro, gli stessi soldi che vengono dati ad altre iniziative che non hanno lo stesso impatto turistico di CioccoTuscia. Mi pare non ci sia l’attenzione necessaria a permettere a questo nostro evento di fare un salto di qualità. Parliamoci chiaro, 5.000 euro sono pochissimi per una manifestazione che per quattro giorni riempie alberghi, parcheggi pieni, indotto, ristoranti, bar, negozi. Manca uno sforzo economico, non basta il sostegno morale”.
Non è che ci sia il rischio di abbandonare il campo?
“Assolutamente no. Cercheremo anzi di migliorare nel rispetto delle risorse disponibili”.
Inevitabile il riferimento al centro storico che in questo caso è un fattore importante. Come rivitalizzarlo in certe circostanze?
“Il problema principale è costituito dai vincoli: autorizzazioni necessarie per ogni cosa, per i cassonetti, per il suolo pubblico, piano di sicurezza, piano di emergenza, steward, sorveglianza. La burocrazia ti uccide. Se poi operi in piazza san Lorenzo hai anche le problematiche legate alle disposizioni della diocesi come le messe, le cresime, i rumori. Cioè non è possibile fare alcune cose. E poi la Sovrintendenza che ti intima: questo non lo puoi mettere qui, questo non lo puoi appoggiare là”.
E le realtà territoriali come rispondono?
“Due anni fa abbiamo proposto una campagna di supporto alla manifestazione di 50 euro pro capite cercando di coinvolgere le diverse attività commerciali. Ad aderire sono state soltanto in tre, dicasi tre. Poi magari c’è chi contesta la sosta di alcune auto in via San Clemente perché le macchine ostacolano la vista della Loggia dei Papi dal Sacrario o gli abitanti che denunciano l’eccessiva confusione. Insomma, devi remare costantemente controcorrente. Nonostante tutto siamo andati avanti”.
E andrete ancora avanti?
“Certamente, siamo arrivati alla sedicesima edizione, non ci siamo fermati neppure nell’anno del Covid”.
A Viterbo evidentemente si trova a suo agio…
“Senza alcun dubbio anche per una scelta di vita precisa. Io sono il direttore di CioccoTuscia, mi occupo di organizzare eventi per terzi e continuerò a farlo fino a quando sarà possibile. Se un giorno mi diranno: non ti diamo più le piazze, non ti diamo più le vie, non ti diamo più le location. Be’ allora me ne andrò in un’altra città. Ma CioccoTuscia è destinata a continuare”.





























