Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci in mostra al Museo Etrusco di Viterbo

di Luciano Pasquini

“Sfingi, leoni e mani d’argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” all’interno degli spazi espositivi del Museo Nazionale Etrusco di Viterbo. E’ un bel segnale che questa  mostra  sia al Museo Etrusco di Viterbo, il solo museo etrusco nella città dei Papi, un  monumento tra i più rilevanti di Viterbo. L’inaugurazione è avvenuta questo venerdì 24 mattina presenti alla Sala Mezzanino la soprintendente Margherita Eicheberg, a fare gli onori di casa la direttrice del museo D.ssa Sara De Angelis, coadiuvata negli interventi significativi dal dr. Stefano Petrocchi, direttore dei Musei Regionali del Lazio, l’archeologo dr.Carlo Casi, pure presente l’assessore del Comune di Viterbo Stefano Floris.

Dopo le due mostre precedenti tenutesi, al Castello di Vulci e a Francoforte, l’attuale appena inaugurata a Viterbo è stata rinnovata, mettendo in luce i nuovi elementi emersi a testimonianza della straordinaria raffinatezza delle produzioni vulcenti, rispondente alle esigenze di una aristocrazia locale in cerca di autocelebrazione, e i contatti commerciali e culturali con il Mediterraneo: reperti e strutture hanno fornito importanti dati per la comprensione della religiosità etrusca, dell’architettura sacra e funeraria così come del gusto delle classi sociali più agiate.

Nelle teche ben ordinate sono esposte raffinate fibule di ambra, argento e bronzo; decorazioni con pendenti a scarabei, di chiara derivazione egiziana; una coppia di mani d’argento, certamente appartenenti ad una statua polimaterica come se ne vedevano in Grecia e che si diffusero in area vulcente; e poi vasi attici, di committenza etrusca ma di fattura greca: tanti gli oggetti rinvenuti, studiati, esposti provenienti dalle tombe scavate di recente, che offrono uno spaccato fortemente rappresentativo di quanto emerso negli ultimi anni di ricerche da cui si evince come alcuni oggetti siano adattabili ad una mostra contemporanea, dicasi soprattutto per i reperti in ceramica.

Sicuramente come hanno affermato molti dei presenti, si tratta di una mostra che rimanendo aperta sino al 25 marzo offre  la possibilità di essere visitata non solo dai turisti appassionati ma soprattutto dai Viterbesi, perchè possano comprendere fino in fondo l’importanza di questa popolazione  che ha abitato la regione dell’Etruria parte dei nostri territori e che custodisce segreti, ancora da svelare, di una civiltà che conobbe il suo massimo splendore tra il 600 a.C. e l’800 a.C.

 

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