Il Teatro San Leonardo di Viterbo propone “Il calapranzi” di Harold Pinter, in scena sabato 25 febbraio alle ore 21.00 e “Le (In)Amabili” di Sheyla Bobba, programmato per sabato 29 aprile alle ore 21.00.
Il calapranzi di Harold Pinter con Manuele Pica e Remo Stella, regia Dario Iubatti.
“The Dumb Waiter” è un’opera teatrale del 1957 scritta dal drammaturgo inglese Harold Pinter. La pièce è un atto unico incentrato su di una forte riflessione sulla violenza e sulla natura dell’umanità, con un’intensa tensione psicologica tra i personaggi, che cresce man mano che l’azione scenica prende corpo.
La pièce è ambientata in un seminterrato di un edificio abbandonato, dove Gus e Ben aspettano di ricevere istruzioni per il loro prossimo incarico. Mentre aspettano, i due tentano di mantenere una conversazione, ma le cose si fanno via via più tese e surreali. Ben sembra essere il leader del duo, mentre Gus sembra essere più ansioso e insicuro.
L’atmosfera si fa sempre più claustrofobica, con la luce che si accende e si spegne in modo irregolare e con un misterioso ascensore che si attiva a intervalli casuali. In un angolo della stanza, c’è un antico calapranzi che, a intermittenza, inizia a suonare. Ben cerca di ignorarne il suono, mentre Gus cerca di scoprire chi o cosa ci sia dall’altro lato. A poco a poco, emerge che l’ordine che stanno aspettando potrebbe essere quello di uccidere qualcuno e la tensione tra i due aumenta.
Ben inizia a leggere il giornale e Gus cerca di preparare del tè. Tuttavia, ogni volta che si distrae, il calapranzi torna a suonare, provocando il panico in Gus. Ben continua a leggere il giornale e a ignorare il suono, ma alla fine anche lui viene colpito dalla paranoia. Finalmente, un foglio di carta scivola giù dal calapranzi con l’ordine di uccidere…
Note di regia
È difficile andare a vedere una bella messa in scena di Pinter, direi raro. Ultimamente non si trova nemmeno più programmato nelle stagioni teatrali. Questo credo sia dovuto alla difficoltà intrinseca che l’autore porta in tutti i suoi testi: silenzi, pause, dialoghi apparentemente insensati. […] È in una delle dichiarazioni dello stesso Pinter che può essere riassunto il suo teatro: “Spesso mi è stato chiesto come nascono le mie opere teatrali. Non lo so spiegare. Non so neppure riassumere le mie opere, salvo che per dire che cosa è accaduto. Che cosa è stato detto. Che cosa è stato fatto”. Il calapranzi non fa eccezione.
Commedia scritta nel 1957 da Pinter e messa in scena per la prima volta tre anni dopo a Londra, racconta di due sicari, Ben e Gus, in attesa di qualcosa in un seminterrato. L’unico contatto con il mondo esterno è un calapranzi da cui ricevono oggetti e messaggi dal loro capo misterioso. Non conoscono la loro vittima, sanno solo che prima o poi entrerà dalla porta dello scantinato dove sono chiusi e loro dovranno ucciderla. L’attesa snervante è riempita con dialoghi vuoti, illogici, futili, in un crescente stato ansioso che li porterà non solo allo scontro verbale. Due personalità completamente opposte che si cimentano in un dialogo dove il compito di uccidere viene quasi dimenticato. La loro apparente divisione dei poteri è messa al tappeto dalla figura invisibile che li ha costretti ad aspettare in un seminterrato totalmente sprovvisti di cibo. Come nel miglior teatro di Pinter con il suo dramma politico che mostra come l’individuo viene distrutto da un potere superiore.
Nel 2005 l’Accademia del Premio Nobel motivò l’assegnazione del premio all’autore (che, tra l’altro, non lo ritirò) affermando che Pinter “nelle sue opere scopre il precipizio sotto la banalità quotidiana e entra con forza nelle stanze chiuse dell’oppressione”. Precipizio dove sarà meraviglioso perdersi e lasciarsi guidare dall’autore. A fari spenti.
Harold Pinter è stato uno dei più importanti drammaturghi e sceneggiatori britannici del XX secolo. Nato nel quartiere londinese di Hackney da genitori ebrei di origini russe, Pinter è cresciuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha studiato recitazione e scrittura drammatica al Royal Academy of Dramatic Art ed ha iniziato la propria carriera artistica come attore amatoriale, passando ben presto alla scrittura. È noto per le sue opere teatrali innovative, spesso caratterizzate da dialoghi intensi e paesaggi emotivi complessi.
Tra le sue opere più celebri si annoverano “The Caretaker” (1959), “The Homecoming” (1964), e “Betrayal” (1978). Ha anche scritto numerose sceneggiature, tra cui quella del film “The French Lieutenant’s Woman” (1981), per la quale ha ricevuto una nomination all’Oscar.
Pinter ha vinto numerosi premi per la sua carriera, tra cui il Premio Nobel per la letteratura nel 2005. Oltre alla sua attività di scrittore, Pinter è stato anche un attivista politico e un forte critico della politica estera americana e britannica.
Dario Iubatti, diplomato all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, ha lavorato in varie produzioni teatrali con Carlo Cecchi, Giorgio Barberio Corsetti, Mario Martone e Filippo Dini. Ha recitato in film e serie televisive.
Teatralmente oltre che in Italia ha recitato anche in Cina, Germania, Francia e Belgio.
Fa parte della compagnia di Marche Teatro diretta da Carlo Cecchi.
È chiamato da diverse realtà come insegnante di laboratori teatrali, di improvvisazione, dizione e voce, oltre che per la preparazione di provini per le più importanti accademie nazionali di recitazione.
Le (in)Amabili di Sheyla Bobba, adattamento e regia Simone Precoma,con Manuela Athena, Giorgia Fabiani, Raffaella Fiumi, Marta Marino, Antonella Mattioli, Fosca Speranza, Simone Precoma. Voce narrante Giulia Oliva
“Le inamabili: storie di donne” di Sheyla Bobba raccoglie le testimonianze di donne che hanno sofferto a causa di scelte sbagliate o di situazioni difficili che si sono verificate nelle loro vite. La raccolta è stata pubblicata nel 2018 ed è composta da una serie di lettere scritte da donne di diverse età, professioni e background culturali.
Le lettere coprono una vasta gamma di esperienze di donne comuni alle prese con difficoltà anche estreme, come violenza domestica, la discriminazione di genere, la solitudine e la povertà, e molte altre sfide che tutte le donne affrontano nella vita di tutti i giorni. Attraverso queste storie, l’autrice mette in luce la forza e il coraggio di donne che hanno dovuto affrontare queste difficoltà e le invita a non sentirsi sole o isolate.
Bobba ha dichiarato che l’obiettivo della raccolta è quello di fornire uno spazio sicuro per chi vuole condividere la propria esperienza e di voler dare voce a coloro che spesso non hanno la possibilità di farlo. Nel libro, si sottolinea l’importanza di ascoltare e condividere queste storie per creare una maggiore consapevolezza della violenza di genere e delle disuguaglianze.
La raccolta è stata accolta positivamente dal pubblico e dalla critica per la sua onestà e la sua empatia. Molte lettrici si sono identificate con le storie raccontate e hanno apprezzato la sensibilità con cui l’autrice ha affrontato temi delicati come la violenza domestica e la salute mentale. Importante notare che “Le inamabili” è un’opera dal forte impegno sociale, che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a promuovere la parità di genere e i diritti delle donne.
“Le inamabili: storie di donne” è un libro che offre una lettura toccante e importante sulle esperienze delle donne, fornendo spunti di riflessione per tutte le persone interessate alla questione della parità di genere e alla lotta contro la violenza di genere.
Note di regia
Lo spettacolo è una riduzione teatrale del libro di Sheyla Bobba, una raccolta di lettere di donne che hanno sofferto per amori sbagliati, o forse perfetti, ma che in qualche modo si sono trasformati in circoli viziosi: inquinate e indelebili esperienze. L’odio contrapposto al più nobile dei sentimenti lascia strascichi sanguinanti in cuori carichi d’amore. Le inAmabili sono donne che si sono disintossicate, liberate o forse donne che non riusciranno mai a colmare il vuoto generato.
Brevi scene che lasciano allo spettatore la ricerca della chiave per comprendere come non esista donna senza interrogativo o passione. Sfoghi di persone semplici che mai saranno semplici donne.
Come in un coro greco queste donne, protagoniste dello spettacolo, riassumono in un canto epico e poetico l’eterno dilemma tra la paura e il bisogno d’amare. In scena sei donne diverse per età, cultura, estrazione, accomunate dall’incontro col sentimento più profondo che alberga nell’animo umano: l’amore.
[…] Si può essere tutte queste donne, ripercorrere le vite di ognuna, scoprire che in noi stessi risiede anche l’uomo o la donna della nostra vita, possiamo innamorarci di noi stessi eppure ricadere sempre negli stessi errori fino a quando non capiremo che gli altri sono prima di tutto esseri umani degni del nostro amore.
Sheyla Bobba, scrittrice, poetessa e attivista per i diritti delle donne italiana, è nata a Vercelli nel 1989. Dopo aver conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Torino, ha deciso di dedicarsi alla scrittura, in particolare a poesia e narrativa. Ha pubblicato diversi libri, tra cui la raccolta di poesie “Cipria” nel 2014 e il romanzo “La luce oltre la finestra” nel 2016. Nel 2018, ha pubblicato “Le inamabili: storie di donne”.
Bobba è anche un’attivista per i diritti delle donne, impegnata nella lotta contro la violenza di genere e nella promozione dell’empowerment femminile. Ha fondato l’associazione culturale “Le Inamabili” per promuovere la cultura e la creatività al femminile, organizzando eventi e workshop.
È considerata una delle voci più interessanti della scena letteraria italiana contemporanea e una delle personalità più attive nell’ambito del femminismo e dei diritti delle donne. La sua scrittura si distingue per la sua sensibilità e la sua capacità di affrontare temi delicati come la violenza di genere e la salute mentale con un tono empatico e coinvolgente.
Simone Precoma, nato a Civitavecchia, vive e lavora a Viterbo. Regista, attore e curatore d’arte, si diploma alla Scuola del Teatro San Leonardo diretta da Maurizio Annesi e Marco Paoli. Dopo alcune esperienze come attore e regista, si trasferisce a Milano per occuparsi principalmente di curatela. Tornato nella sua città, collabora con il Teatro Null di Gianni Abbate e dal 2017 si dedica anche all’insegnamento (teatro per ragazzi) e ai radiodrammi. Dal 2019 inizia una collaborazione con il cantautore Simone Gamberi. Nel 2021 è finalista del Premio Fantasio, festival internazionale di regia teatrale di Trento. Dal 2022 è docente di teatro al Teatro San Leonardo di Viterbo e collabora alla direzione artistica per la stagione teatrale 2022/2023.
























