Giovedì 4 dicembre, presso l’Aula Magna di Agraria, si è tenuta la tavola rotonda organizzata dal Tavolo per la pace di Viterbo, dal titolo Per Gaza, contro il riarmo globale – il risveglio cella coscienza dei popoli.
I sette interventi – tra relatori e relatrici, di cui tre in videoconferenza – si sono succeduti per oltre tre ore e sono stati ripagati da un pubblico numeroso (oltre 120 persone), rimasto in gran parte fino al termine. Un segnale evidente che la coscienza collettiva è ancora sensibile a quanto sta avvenendo in Palestina e negli altri teatri di guerra.
L’incontro si è aperto con l’esecuzione, da parte del laboratorio corale femminile ParvaCantoria di Viterbo, de “La canzone dei droni”, un canto, diventato popolare tra i ragazzi di Gaza, basato sulla triste nota emessa dai droni israeliani che ogni giorno li sorvolavano.
Nell’introduzione, uno dei moderatori ha raccontato come il Tavolo, dopo aver condannato l’azione terroristica di Hamas del 7 ottobre 2023, si è presto mobilitato per contrapporsi alla risposta di Israele che la Commissione d’indagine indipendente dell’ONU il 16 settembre scorso ha definito “genocidio”. Il moderatore ha quindi dato la parola all’ambasciatore Pasquale Ferrara, docente di Diplomazia e Negoziato Internazionale alla LUISS, che ha raccontato come è nata l’esigenza, prima di tutto etica, di scrivere una lettera pubblica alla presidente del Consiglio affinché il nostro governo contribuisse a fermare “l’orrore perpetrato nella Striscia di Gaza, che è andato al di là di ogni parametro di proporzionalità” e riconoscesse lo stato palestinese, in quanto, ha detto il diplomatico, “non si può dire di essere favorevole alla soluzione dei 2 popoli-2 stati e poi rifiutare tale riconoscimento, sia pure per il momento simbolico, e non applicare sanzioni a Israele come invece è stato fatto per la Russia”.
Ferrara ha poi raccontato come, da 7, gli “ex-ambasciatori” che hanno sottoscritto la lettera sono diventati 70 e allora si è deciso trasformarla in petizione online che ha raccolto ben 80.000 firme verificate.
Ha preso poi la parola Wasim Dahmash, editore palestinese, attivista di “Gazzella”, una onlus che ha continuato a fornire assistenza, cure e riabilitazione ai bambini della Striscia feriti da armi da guerra o che hanno disabilità, a distribuire cibo, a fare scuola. Wasim ha detto che la popolazione è in realtà sotto assedio per fame dal 7 ottobre del ‘23, che la guerra non è affatto finita con il 10 ottobre ma è solo passata da alta a bassa intensità, visto che continuamente vengono uccise persone innocenti. Quanto al “Piano Trump”, Wasim sostiene che, di fatto, esso sia simile a quello per il Libano, ovvero pretende di far proseguire l’azione dell’IDF senza che i palestinesi possano difendersi né abbiamo garanzie certe per il futuro.
E’ intervenuta quindi Margherita Cioppi, che, definendosi marinaia, ha raccontato come, inorridita da quanto avveniva a Gaza, la sua imbarcazione Karma si è unita alla Global Sumud Flotilla ed è stata fermata illegalmente da Israele. Ricordando che Karma fa anche soccorso in mare all’interno del progetto TOM – “Tutti gli Occhi sul Mediterraneo” di ARCI, Margherita ha denunciato come il Mediterraneo sia sempre più una fossa comune, sia per gli ostacoli posti alle Ong, sia per la trasformazione di Mare Nostrum in Frontex, l’agenzia europea che, di fatto, ha quasi smesso di soccorrere, nonostante il diritto internazionale lo imporrebbe.
Particolarmente coinvolgente è stato poi Josè Nivoi, sindacalista USB, che è entrato in videoconferenza dopo aver lasciato il presidio dei lavoratori dell’ex-Ilva di Genova. Josè era a bordo della barca a vela Morgana – che si è unita alla Flotilla ed è stata sequestrata da Israele – ma, ha raccontato in particolare la sua esperienza nel CALP di Genova, il gruppo di portuali che nei mesi scorsi ha bloccato le navi con carichi di armamenti destinati a Israele e, negli anni precedenti, quelle che trasportavano missili verso l’Arabia Saudita, in guerra con lo Yemen. Spiegando le motivazioni del boicottaggio, attuato attraverso scioperi mirati, Josè ha detto che questa azione si è progressivamente allargata a altri porti del Nord e del Centro Italia, tra cui Civitavecchia, e che, a gennaio ’26, partirà una mobilitazione coordinata con i portuali di altri Paesi come la Francia. Interessante sapere che una delegazione del CALP nel 2021 è stato ricevuto da papa Francesco da cui ha ottenuto un esplicito incoraggiamento.
Dopo un intermezzo musicale in cui il cantautore Andrea Roncolini ha fatto cantare all’intera platea la sua canzone “Equipaggio di terra” – che spesso ha accompagnato le giornate di presidio per la Palestina in p.zza del Plebiscito-, è intervenuto Danilo Feliciangeli, referente per i progetti in Medio Oriente di Caritas Italiana, che, dopo aver sottolineato come le flotille hanno dato un grande contributo al risveglio delle coscienze, ha illustrato la vasta azione della Chiesa cattolica in Palestina (200 operatori, di cui 126 a Gaza); un’azione che non è solo di assistenza (seguendo la popolazione anche negli spostamenti forzati ordinati dall’IDF) ma anche di advocacy, dalla parte degli oppressi,
che, ha ricordato, sono stati uccisi persino mentre attendevano il cibo della Gaza Humanitarian Foundation. Ciò nonostante, ha detto, non si può rinunciare a cercare una riconciliazione tra le parti, anche se per il momento lontana.
Su una linea analoga la volontaria di Operazione Colomba, il corpo di interposizione nonviolenta della Comunità Papa Giovanni XXIII che, dal 2004, è presente in Cisgiordania dove non ha mai smesso di scortare i ragazzi che, per arrivare a scuola, devono passare vicino a insediamenti illegali di coloni che non esitano a assalirli (ultimamente è
stata ferita persino una neonata di 4 mesi) e a cercare di distruggere le loro case e le loro terre. La risposta di Operazione Colomba è sempre: denunciare quanto accade, soprattutto con riprese video, e ricostruire, dove possibile.
Infine ha preso la parola Riccardo Menicacci, attivista di Cambiare Rotta, studente di La Sapienza, che ha raccontato come gli universitari si sono mobilitati contro quello che alcuni studiosi hanno definito “genocidio a pezzi”, le cui radici hanno origine dal piano ONU per la Palestina del 1947. Riccardo, tra l’altro, ha fortemente criticato il DDL Gasparri che, equiparando la critica del sionismo all’antisemitismo, di fatto viola la libertà di espressione.
Dopo il dibattito con il pubblico, le conclusioni sono state affidate al prof. Aurelio Rizzacasa, membro del Tavolo, che ha sottolineato come il “risveglio dei popoli”, di cui si era parlato, possa colmare il vuoto della democrazia contemporanea, divenuta sempre più formale.
Terminata la tavola rotonda, Il Tavolo ha proposto presso il circolo Arci Il Cosmonauta una cena sociale e la proiezione del docufilm “Portuali” di Perla Sardella, curata da AUCS Viterbo nell’ambito di Immagini dal Sud del Mondo.
Tavolo per la pace Viterbo


























