Befana, la calza più lunga del mondo: ecco tutto il background

di Arnaldo Sassi

Sarte al lavoro

Si chiamano Lory, Lina, Ania, Anna Maria e via dicendo. Compongono il gruppo di sarte che, ago e filo alla mano, ogni anno cuciono la calza più lunga del mondo (52 metri, per l’esattezza), manifestazione organizzata dal Centro sociale polivalente Pilastro, divenuta ormai tradizione delle feste natalizie viterbesi. Varcando anche i confini della Tuscia, tanto che negli anni scorsi è stata ospitata anche dalla Rai nella trasmissione “I fatti vostri”.

Anche quest’anno, giovedì 5 gennaio, la calza sfilerà per le vie del capoluogo trasportata da 15 Fiat 500 d’epoca (messe a disposizione dal “Fiat 500 Tuscia club”) e sarà scortata da oltre 100 befane, per la gioia dei bambini, ma anche degli adulti.

“Il lavoro – come racconta il presidente del Centro sociale Luciano Barozzi – è cominciato a novembre e si ripete ogni anno, perché ci sono da riparare i danni del trasporto precedente”. Quindi un lavorone, fatto di tanta pazienza. “E di tanto buco di c…” come apostrofa Lina, una delle sarte, senza tanti eufemismi. Ma tant’è. L’entusiasmo è tanto e cresce ad ogni edizione. Da quando l’iniziativa partì nel 2010.

“L’idea venne a me – racconta ancora Barozzi – con l’intenzione di coinvolgere gli anziani del centro a partecipare a iniziative che occupassero il loro tempo libero e che allo stesso tempo fossero utili per la città”.

“All’inizio – raccontano le sarte – disegnammo un modello di carta. Poi facemmo cucire la calza da una ditta di Bassano in Teverina. Noi, con le sole nostre mani, non ce l’avremmo mai fatta. Ma negli anni successivi ci abbiamo sempre pensato noi. Da sole. Senza l’aiuto di nessun altro”.

Durante i primi anni la calza veniva riempita con grandi buste di immondizia ricolme di vecchi quotidiani. Poi però è stata trovata una soluzione più pratica. “Sì – sottolinea Barozzi – abbiamo pensato ai palloncini gonfiabili. Sono più pratici e ci si impiega meno tempo”.

Anche quest’anno, tempo permettendo, si rinnoverà la gioiosa liturgia. Intorno alle 13 la calza, che attualmente si trova diligentemente arrotolata nei locali del Centro sociale, in via Francesco Cristofori, verrà caricata su un furgone e verrà stesa lungo via Garibaldi. Poi entreranno in azione i Vigili del Fuoco per gonfiare i palloncini e inserirli nell’involucro. Alla fine la calza sarà issata sulle Fiat 500, pronta per il trasporto.

Ma il cerimoniale prevede il raduno delle befane, delle majorettes e della banda musicale (quest’anno sarà la banda Città di Viterbo “Musichiamo”) a piazza del Comune. Da lì il corteo, imitando un po’ quello che fanno i Facchini di Santa Rosa la sera del 3 settembre, si dirigerà verso San Sisto. Poi tutti in formazione: davanti la banda, poi le majorettes e infine la calza con le befane ai lati, che dovranno sorreggerla con delle staffe. “Quest’anno – dice ancora Barozzi – se ne sono iscritte ben 130. Qualcuna è venuta anche da Roma. E ancora stiamo ricevendo adesioni”. Neanche a dirlo, la prima befana sarà la neo sindaca Chiara Frontini, quest’anno al suo esordio.

Il corteo attraverserà buona parte del centro storico per arrivare davanti alla chiesa del Sacro Cuore, al quartiere Pilastro. Con una particolarità: al Sacrario la calza sarà tolta dalle Fiat 500 e sarà portata a mano dalle befane fino a San Faustino. Le auto storiche l’attenderanno per riprenderla in via Signorelli. Il motivo? Lo spiega lo stesso Barozzi: “Negli anni precedenti, visto l’andamento lento del corteo, si sono bruciate diverse frizioni…”.

Lunedi 2 gennaio alle ore 11.00 l’evento verrà presentato alla stampa dalla Sindaca Frontini, dagli organizzatori e da un nutrito gruppo di Befane (candidatura ancora aperta) a Palazzo dei Priori.

Non resta che aspettare giovedì 5 gennaio. L’attesa è tanta. La soddisfazione dei soci del Centro sociale e del suo presidente anche. La speranza è che la befana si comporti da befana: porti tanti doni (soprattutto pace e serenità) e metta in un cantuccio sia la cenere che il carbone.

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