Castello Orsini, il cuore è donna: dai Farnese a Elena Misciattelli

Donna Elena evoca la storia del suo castello, scandendo le parole con quell’essenzialità e naturalezza che le viene dalla sua formazione di archeologa unita all’appartenenza per nascita a famiglia aristocratica. Quando un decennio fa ha ereditato tale bellezza in quel di Vasanello ha scelto di mantenere il senso della sua storia, il Castello doveva rimanere un complesso monumentale. E il suo inizio nel maniero è stato quello di valicarne la storia per comprenderla e consegnarla al presente in modo intatto. Ancor oggi, visitando i piani nobili, tutto è lasciato esattamente a come era: tendaggi arredi, oggetti. A Vasanello, piccolo e gradevole borgo della Tuscia viterbese, il Castello Orsini (XII secolo) regna imperante. E’un castello di pianura difeso a valle da fossati, la torre maggiore posta all’ingresso del paese viene fatta risalire da alcuni ai Falisci. Siamo quasi al confine con l’Umbria. Affascinante è la sua storia. Il primo nucleo si fa risalire alla fine del 1200 , fu costruito con una sola torre, una cisterna e una cameretta, gli Orsini ritornano al castello nella metà del quattrocento con Ludovico Orsini sposo di Adriana Mila, cugina di Rodrigo Borgia, poi papa Alessandro VI, il cui figlio Orsino avrà l’onore di sposare la bella Giulia Farnese, da loro nascerà Laura Orsini che sposerà Della Rovere, poi una loro figlia Elena sposerà Colonna, poi passerà ai Barberini Colonna di Sciarra con Maffeo, deputato, giornalista fondatore della Tribuna, per la quale scriverà anche D’Annunzio. Fu molto munifico e non potendo onorare i suoi debiti, il castello venne pignorato dalla Banca d’Italia e successivamente venduto a Monsignor Luigi Misciattelli, che lo fece interamente restaurare dall’ingegnere Zampi, che aveva curato il restauro del duomo di Orvieto. Alla sua morte nel 1917, il castello passa al fratello Lorenzo che ne curò l’arredo, poi al figlio Paolo, che nell’immediato dopoguerra trasforma le antiche scuderie Barberini, in un annesso del castello in una ceramica artistica, avvalendosi di alcuni maestri talentuosi della scuola romana come Mazzacurati, Spadini e l’architetto Tommaso Buzzi, quello de La Scarzuola, la “città ideale” vicino Orvieto .
La dinastia assegna un ruolo forte alle figure femminili che l’hanno attraversata, la stessa Giulia Farnese, a cui viene riconosciuta la grande bellezza, è stata una grande allevatrice di bestiame, una donna colta, il cui passaggio nell’Alto Lazio ha elargito oltre l’armonia della sua bellezza, il senso dell’arte. Sono di sua cura soffitti e fregi che si trovano nella sala da bagno decorata con eroti che cavalcano unicorni, simboli dalla purezza virginale.Ma anche Adriana Mila, suocera di Giulia Farnese e cugina del Cardinale Rodrigo Borgia, commissionò il fregio del salone centrale in onore del figlio e di Giulia sposi. Laura , la figlia, decorerà un altro piano con soffitti con lo stemma della Rovere. Si può dire che gran parte della decorazione pittorica che adorna il Castello è dovuta alle donne che l’hanno posseduto.
Donna Elena, un anno dopo il suo arrivo al Castello a Vasanello, pensò di rimettere in luce nella sua autenticità il Giardino. Documentandosi anche in giro per il mondo, ne ha fatto la ricostruzione filologica di un giardino medievale che occupa i terrazzamenti inferiori, con il livello dell’orto delle verdure, delle spezie e delle piante tintorie, il giardino cortese, l’erbolario e infine un frutteto con solo le varietà antiche, un’oasi verde che ci descrive un green del 400, da vedere solo per la gioia degli occhi.

Com’è l’oggi chiediamo alla speciale Castellana?
Vivo stabilmente a Roma, ma il Castello e il mio amore per la Tuscia rimangono un punto fermo. Mi gratifica il rapporto tra paese e castello, di grande amore e orgoglio, viene sempre raffigurato in ogni promozione. E’ motivo di fierezza per i vasanellesi quando viene visitato dai numerosi turisti, come è accaduto durante le giornate Fai di Primavera o del TouringClub o quelle recenti
dedicate agli itinerari Farnesiani, che hanno riscosso un enorme successo di pubblico e di critica.

Che significato ha per lei il Castello?
Personalmente lo considero un’enorme responsabilità che mi ha trasmesso la mia famiglia, cerco di assolverne scrupolosamente la custodia specialmente nella manutenzione e nel restauro, non solo per me ma per l’intera comunità .

Una manutenzione significativa come viene sorretta?

Il castello si apre a eventi, convegni, ad appuntamenti culturali, a visite a richiesta. Tutto in coerenza con un’opera architettonica di grande valore artistico e storico.

Qual è il suo sogno?
Un sogno che vorrei fosse corrisposto dalle istituzione è quello di recuperare quella ceramica artistica vocazione del luogo con la riattivazione di una scuola laboratorio, in un annesso del castello che apra a giovani di talento con insegnanti speciali che si prestino a fare scuola, recuperando non solo il valore di una professione antica, che ha pure inciso nel secolo precedente sull’economia del luogo, ma sollecitando una creatività che spesso rimane sopita.

Il messaggio di donna Elena Miscittelli è chiaro, la porta del Castello è aperta per esaminare idee e progetti utili per approfondire e valorizzare ciò che esiste da secoli ed esprime il proprio splendore.  Sarà il fil rouge tra storia, luogo, futuro.
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