Viterbo potrebbe perdere un pezzo del motore che dovrebbe portarla alla candidatura di Capitale europea della Cultura, edizione 2033. Doppio condizionale utilizzato in questo caso soltanto per prudenza perché “verba volant e scripta manent”. E nel caso specifico è l’impegno scritto che è volato via. Necessaria premessa per dire che la città potrebbe aver perso il diritto, garantito appena quattro anni addietro, di diventare sede della Soprintendenza potrebbe aver perso il diritto, garantito appena quattro anni addietro, di diventare sede della Soprintendenza dell’Etruria Meridionale. Cioè un asset rilevantissimo del patrimonio culturale e del capoluogo e della Tuscia. Nel nuovo testo di riforma del ministero dei Beni Culturali, varato lo scorso 15 marzo, Viterbo non figura mai – dicasi mai – come possibile sito della Sovrintendenza. Una dimenticanza? Una svista? Un ripensamento? Al momento non c’è una spiegazione. Semplicemente, la Soprintendenza viterbese continuerà ad avere il proprio, modesto, “recapito” nel Museo di Piazza della Rocca, peraltro assolutamente inadeguato. Il progetto Franceschini, insomma, è tornato nel cassetto. Nel testo della nuova riforma si scrive, tra l’altro, che “vengono istituite le Soprintendenze di Como, Lecco, Sondrio, Varese, e la Soprintendenza di Monza Brianza e Pavia con sede a Pavia. La Soprintendenza di Padova perderà la terraferma veneziana…. In Emilia avremo un’ulteriore Soprintendenza competente i terrori di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. La provincia di Pistoia viene sganciata da quella di Firenze.….”. E ancora: “La Soprintendenza di Roma sarà potenziata con una posizione dirigenziale…”. Il testo continua citando altre località interessate dalla ristrutturazione. Di Viterbo (e Rieti che rientrava pure nel progetto Franceschini) neppure una parola. Semplicemente ignorata. In un altro passaggio della riforma si sottolinea altresì che si tende “a realizzare una maggiore efficienza dell’azione amministrativa, di tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale, ma tiene a realizzare altresì condizioni di benessere organizzativo a vantaggio del personale”. Quest’ultimo riferimento proprio al personale non è un’aggiunta irrilevante, tutt’altro, perché quattro anni fa proprio il rifiuto di una larghissima parte dei dipendenti romani della struttura al trasferimento a Viterbo, risultò uno scoglio quasi impossibile da superare sul percorso della prima riforma. Comunque, che Viterbo ora sia stata cassata o dimenticata rappresenta un oggettivo vulnus per la sua credibilità (e quella conseguente dell’amministrazione comunale) nello sforzo di raggiungere l’obiettivo europeo del 2033. Sarebbe necessario un chiarimento nell’interesse della collettività e magari, in prospettiva, anche del destino del famoso Borgo della Cultura, rimasto sulla carta e che prevedeva, guarda caso, anche la localizzazione della sede della Soprintendenza nello storico palazzo Farnese.
Viterbo non più sede della Soprintendenza dell’Etruria Meridionale. Non c’è nel nuovo testo di riforma del ministero dei Beni Culturali
Di Luciano Costantini


























